La struttura del parco
Il Parco Ranghiasci Brancaleoni è frutto non di una rielaborazione di assetti preesistenti, ma di una ristrutturazione ex novo del territorio. Bell’esempio di parco all’inglese, dove vengono applicati quasi alla lettera i canoni. Viali sinuosi, effetti naturalistici ottenuti accostando abilmente elementi naturali e artificiali, un’accorta scelta delle essenze, la creazione di angoli pittoreschi, cannocchiali ottici che sottolineano panorami struggenti e vedute che spaziano sulle strade e le torri di Gubbio, tutto si riconduce ai principi del giardino paesaggista.
In aderenza al precetto “varietà dei luoghi”, molti edifici preesistenti furono lasciati per movimentare il passaggio e per ottemperare al gusto romantico per i ruderi; a questi vennero aggiunti altri fabbricati. L’impianto si estende in un lungo pendio di forma rettangolare compreso tra Palazzo Ranghiasci, l’antica cinta muraria della città situata a monte e un lungo muro di contenimento posto a valle.
Accedendo al parco dall'ingresso principale, che si affaccia sull'attuale via Gabrielli, sono visibili due colonne che avrebbero dovuto essere collocate in prossimità della statua di una divinità romana in terracotta oggi perduta. Superato il ponte coperto gettato sul torrente Camignano e dalle cui strette finestre si coglie il panorama della città medioevale, ampi viali conducono in una lunga passeggiata, a scoprire il giardino.
Il percorso dei viali si snoda attraverso una serie di tornanti segnati da colonne spezzate, sedili in pietra tufacea che caratterizzano con la loro rusticità i muri di contenimento, in un succedersi di specie arboree diverse, accortamente alternate, che con il passare delle stagioni creano splendide scenografie. Si percorrono così la rampa dei castagni, della quale è però rimasto un unico esemplare di Castanea sativa, specie rarissima nel territorio eugubino; la rampa dei tigli che forma la prima delle quinte scenografiche vegetali del parco; a seguire si sale la rampa degli aceri fino a giungere davanti alla vecchia scuderia, ricavata da un’antica torre con lo stemma dei Benveduti, dove il viale si allarga nel giardino del tempietto.
Nel verde giardino vennero costruiti edifici neoclassici, come il tempietto che riporta al centro del timpano del tempio lo stemma Ranghiasci, circoscritto dal motto: “Virtus omnia vincit”. Il piccolo edificio di forma ellittica è caratterizzato da colonne corinzie ed è situato su un piccolo rilievo da cui domina le grandi e spaziose aiuole bordate di bosso. E’ delimitato da una siepe di bosso, con fontana centrale; oggi è lasciato a prato, ma un tempo ospitava sicuramente piccole aiuole con bulbose e perenni rifiorenti che lo rendevano piacevole e frivolo.
Il viale conduce poi, con la rampa dei lecci, fino al grande villino in mattoni progettato sullo schema della facciata del Palazzo Ranghiasci edificato in città; una passeggiata che richiama il giardino all'inglese alla maniera di Goëth.
Oltre il Villino, superata la radura dove è collocata una colonna romana di granito, inizia la rampa degli ippocastani che, in doppio filare, formano una suggestiva galleria verde, con una scenografica veduta verso la torre medievale che è quanto resta dell’antico complesso della chiesa di San Luca di cui parlavano le memorie del fondo Armanni; ancora oggi la parte terminale della torre si può vedere dalla piazza del mercato che sovrasta l’intera area verde del giardino.