Discussione in seduta aperta dell'o.d.g. di De Bonis, Zampa e Allegrini. Guasticchi: "Con la crisi economica violenze in aumento"
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 19 aprile ’13 – Uccide più del cancro, degli incidenti stradali e delle guerre; in Italia una vittima ogni due giorni. Eppure nel nostro paese il femminicidio non ha un riconoscimento giuridico e la violenza domestica, la più diffusa, troppo spesso resta impunita, anche perché consumata nel silenzio. Un quadro disarmante, anche in Umbria dove al “Telefono Donna” (primo e unico servizio pubblico del genere nella regione) solo in questi primi mesi del 2013 sono pervenute 238 segnalazioni (457 nel corso del 2012). Per questo, su proposta delle consigliere Paola De Bonis (Pdl), Laura Zampa e Sandra Allegrini (Pd), ieri il Consiglio provinciale, in seduta aperta, si è occupato del femminicidio, invitando ad intervenire esperti del settore. “Io non ho paura, il femminicidio è un reato” è lo slogan scelto per l’incontro consiliare che ha preso in esame l’ordine del giorno delle tre consigliere. Un documento, con il quale si chiede che la Provincia, “ritenendo indispensabile l’introduzione del reato di femminicidio nel Codice Penale, si faccia interprete presso il Parlamento di questa urgenza affinché venga punita ogni forma di violenza e discriminazione verso le donne”. “Vera emergenza della contemporaneità”: così il presidente del Consiglio Giacomo Leonelli, in apertura dei lavori, ha etichettato il fenomeno, il cui mancato riconoscimento giuridico viene considerato prima di tutto una “falla culturale”. Per De Bonis un passaggio fondamentale, che l’Italia deve ancora compiere, è rappresentato dalla ratifica della Convenzione di Istanbul del 2011, ad oggi il trattato internazionale di più ampia portata per affrontare questo orribile fenomeno. Che non si tratti di una semplice emergenza, bensì di un problema sociale fortemente radicato è opinione diffusa, come sottolineato da Allegrini, secondo la quale occorre un’informazione adeguata, una formazione di personale e strutture attrezzate. “Non si può più aspettare – ha detto Zampa -. Mettiamo in campo maggiori risorse e diamo segnali culturali forti, ad iniziare da scuola e famiglia”. Per questo la seduta di ieri è stata seguita anche da una classe del Liceo Classico Mariotti. Tra gli ospiti, il presidente del Tribunale di Perugia Aldo Criscuolo, che ha fatto osservare come “la donna, che regge le sorti familiari, sia ancora fortemente maltrattata e considerata una figura debole”. “La battaglia sul femminicidio – ha sostenuto Daniela Albanesi, presidente del Centro regionale pari opportunità – è assimilabile a quella contro la mafia, perché il fenomeno è espressione di una cultura millenaria”. A suo avviso, l’emancipazione delle donne ha comportato addirittura un acutizzarsi del problema. “Per farlo emergere – ha detto – va conosciuto e affrontato con un approccio organico”. Un pensiero condiviso dal vicequestore aggiunto Maria Rosaria De Luca per la quale la parola d’ordine è “lavoro in rete”. Per il sostituto procuratore Michele Adragna il femminicidio “è sintomo di un deficit di valori che investe tutta la società”. Nel suo intervento l’avvocato esperto in Diritto di Famiglia Maria Rita Tiburzi ha raccontato il suo incontro con una donna che si è tolta la vita in seguito a gravissimi maltrattamenti del marito. “Questa storia può rappresentare la vita di moltissime donne – ha spiegato - servono ancora aiuto e protezione, le rappresentanti del sesso femminile non denunciano perché hanno paura e spesso sono ostacolate dalla loro stessa famiglia. Per superare questi ostacoli servono operatori preparati”. Dello stesso parere Chiara Lio, psicologa che opera presso lo Sportello Anti Stalking della Provincia di Perugia: “E’in atto una sottovalutazione della violenza, intendendo con questa qualsiasi atto che lede la dignità fisica e psichica. In Umbria siamo di fronte ad un fenomeno diffuso che rimane nel sommerso, soprattutto per vergogna e timore del giudizio sociale”. E’ poi intervenuto il presidente della III commissione consiliare Luca Baldelli: “L’argomento sarà il primo ad essere votato nel prossimo Consiglio. Devono concorrere molti soggetti per sconfiggere questo triste fenomeno: la scuola, i servizi sociali, i Comuni ed anche i Tribunali. Fondamentale è la prevenzione, è essenziale predisporre strumenti di protezione (da assimilare a quelli dei pentiti di mafia) nei confronti della donna che di denuncia”. La Consigliera di Parità della Provincia di Perugia Gemma Bracco, ha poi spiegato: “E’ l’Onu a chiederci di avere una maggiore attenzione nei confronti della tutela delle donne e l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di femminicidio. Dobbiamo intervenire dal punto di vista della prevenzione, aiutando a riconoscere la violenza sin dal suo primo apparire”. Le conclusioni sono state tratte dal presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi: “La violenza alle donne in questo periodo sta subendo un allarmante incremento anche perché si stanno vivendo momenti socialmente drammatici. Bisogna lavorare alla base, spiegando a partire dalle scuole la cultura della mediazione e della tolleranza. Anche i separati vanno aiutati a gestire il loro momento di difficoltà. Fondamentali i centri di ascolto, creiamo la possibilità di intervenire anche ai parenti, anche loro dovrebbero poter segnalare il problema dei maltrattamenti. Tuteliamo più le donne, chi uccide una madre compie un triplice omicidio, anche nei confronti dei figli e della società”.
OI13163.ET/MLF
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 19 aprile ’13 – Uccide più del cancro, degli incidenti stradali e delle guerre; in Italia una vittima ogni due giorni. Eppure nel nostro paese il femminicidio non ha un riconoscimento giuridico e la violenza domestica, la più diffusa, troppo spesso resta impunita, anche perché consumata nel silenzio. Un quadro disarmante, anche in Umbria dove al “Telefono Donna” (primo e unico servizio pubblico del genere nella regione) solo in questi primi mesi del 2013 sono pervenute 238 segnalazioni (457 nel corso del 2012). Per questo, su proposta delle consigliere Paola De Bonis (Pdl), Laura Zampa e Sandra Allegrini (Pd), ieri il Consiglio provinciale, in seduta aperta, si è occupato del femminicidio, invitando ad intervenire esperti del settore. “Io non ho paura, il femminicidio è un reato” è lo slogan scelto per l’incontro consiliare che ha preso in esame l’ordine del giorno delle tre consigliere. Un documento, con il quale si chiede che la Provincia, “ritenendo indispensabile l’introduzione del reato di femminicidio nel Codice Penale, si faccia interprete presso il Parlamento di questa urgenza affinché venga punita ogni forma di violenza e discriminazione verso le donne”. “Vera emergenza della contemporaneità”: così il presidente del Consiglio Giacomo Leonelli, in apertura dei lavori, ha etichettato il fenomeno, il cui mancato riconoscimento giuridico viene considerato prima di tutto una “falla culturale”. Per De Bonis un passaggio fondamentale, che l’Italia deve ancora compiere, è rappresentato dalla ratifica della Convenzione di Istanbul del 2011, ad oggi il trattato internazionale di più ampia portata per affrontare questo orribile fenomeno. Che non si tratti di una semplice emergenza, bensì di un problema sociale fortemente radicato è opinione diffusa, come sottolineato da Allegrini, secondo la quale occorre un’informazione adeguata, una formazione di personale e strutture attrezzate. “Non si può più aspettare – ha detto Zampa -. Mettiamo in campo maggiori risorse e diamo segnali culturali forti, ad iniziare da scuola e famiglia”. Per questo la seduta di ieri è stata seguita anche da una classe del Liceo Classico Mariotti. Tra gli ospiti, il presidente del Tribunale di Perugia Aldo Criscuolo, che ha fatto osservare come “la donna, che regge le sorti familiari, sia ancora fortemente maltrattata e considerata una figura debole”. “La battaglia sul femminicidio – ha sostenuto Daniela Albanesi, presidente del Centro regionale pari opportunità – è assimilabile a quella contro la mafia, perché il fenomeno è espressione di una cultura millenaria”. A suo avviso, l’emancipazione delle donne ha comportato addirittura un acutizzarsi del problema. “Per farlo emergere – ha detto – va conosciuto e affrontato con un approccio organico”. Un pensiero condiviso dal vicequestore aggiunto Maria Rosaria De Luca per la quale la parola d’ordine è “lavoro in rete”. Per il sostituto procuratore Michele Adragna il femminicidio “è sintomo di un deficit di valori che investe tutta la società”. Nel suo intervento l’avvocato esperto in Diritto di Famiglia Maria Rita Tiburzi ha raccontato il suo incontro con una donna che si è tolta la vita in seguito a gravissimi maltrattamenti del marito. “Questa storia può rappresentare la vita di moltissime donne – ha spiegato - servono ancora aiuto e protezione, le rappresentanti del sesso femminile non denunciano perché hanno paura e spesso sono ostacolate dalla loro stessa famiglia. Per superare questi ostacoli servono operatori preparati”. Dello stesso parere Chiara Lio, psicologa che opera presso lo Sportello Anti Stalking della Provincia di Perugia: “E’in atto una sottovalutazione della violenza, intendendo con questa qualsiasi atto che lede la dignità fisica e psichica. In Umbria siamo di fronte ad un fenomeno diffuso che rimane nel sommerso, soprattutto per vergogna e timore del giudizio sociale”. E’ poi intervenuto il presidente della III commissione consiliare Luca Baldelli: “L’argomento sarà il primo ad essere votato nel prossimo Consiglio. Devono concorrere molti soggetti per sconfiggere questo triste fenomeno: la scuola, i servizi sociali, i Comuni ed anche i Tribunali. Fondamentale è la prevenzione, è essenziale predisporre strumenti di protezione (da assimilare a quelli dei pentiti di mafia) nei confronti della donna che di denuncia”. La Consigliera di Parità della Provincia di Perugia Gemma Bracco, ha poi spiegato: “E’ l’Onu a chiederci di avere una maggiore attenzione nei confronti della tutela delle donne e l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di femminicidio. Dobbiamo intervenire dal punto di vista della prevenzione, aiutando a riconoscere la violenza sin dal suo primo apparire”. Le conclusioni sono state tratte dal presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi: “La violenza alle donne in questo periodo sta subendo un allarmante incremento anche perché si stanno vivendo momenti socialmente drammatici. Bisogna lavorare alla base, spiegando a partire dalle scuole la cultura della mediazione e della tolleranza. Anche i separati vanno aiutati a gestire il loro momento di difficoltà. Fondamentali i centri di ascolto, creiamo la possibilità di intervenire anche ai parenti, anche loro dovrebbero poter segnalare il problema dei maltrattamenti. Tuteliamo più le donne, chi uccide una madre compie un triplice omicidio, anche nei confronti dei figli e della società”.
OI13163.ET/MLF