Con l’ingresso dell’Estonia, ex repubblica sovietica del Baltico, dal primo gennaio saliranno a 17 gli Stati europei che utilizzano la moneta unica: una buona notizia per l’euro, che termina in questi giorni il suo anno più difficile da quando è stato creato nel 1999.
Il piccolo Stato (1,3 milioni di abitanti) ha sostenuto negli ultimi anni una rigorosa politica dei conti pubblici, che ha permesso di rispettare i parametri di Maastricht proprio mentre il resto dell’Eurozona non riusciva a farlo. Il passaggio all’euro, in questo paese, è in preparazione da tempo e, afferma Michael Schubert, analista di Commerzbank, filerà liscio come è già successo con Malta o la Slovenia.
La campagna d’informazione ha mirato a fare chiarezza sul tasso di conversione, in modo che i consumatori possano controllare i prezzi e non farsi imbrogliare. Già in agosto i commercianti al dettaglio, gli istituti finanziari e le amministrazioni locali sono stati invitati ad impegnarsi, con appositi accordi, a non aumentare i prezzi dopo il cambio di moneta, se non per coprire effettivi aumenti dei costi. L’agenzia statale per la tutela dei consumatori controllerà le imprese e i prezzi e denuncerà pubblicamente eventuali serie violazioni delle norme.
L’Estonia ha aderito all’UE nel 2004 e si è distinta per l’energia con la quale si è impegnata nella riforma economica. L’economia estone è molto flessibile e, se non è rimasta immune dalla crisi, si è dimostrata capace di funzionare e di adattarsi mantenendo un tasso di cambio fisso per quasi due decenni.
L’Estonia non può però riposarsi sugli allori. Come diciassettesimo paese dell’area dell’euro, dovrà attuare politiche in materia di debito e di disavanzi di bilancio che assicurino la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e un tasso d’inflazione stabile.
Gli ultimi paesi che hanno adottato l’euro prima dell’Estonia sono la Slovenia (2007), Cipro e Malta (2008) e la Slovacchia (2009).
Con l’ingresso dell’Estonia, ex repubblica sovietica del Baltico, dal primo gennaio saliranno a 17 gli Stati europei che utilizzano la moneta unica: una buona notizia per l’euro, che termina in questi giorni il suo anno più difficile da quando è stato creato nel 1999.
Il piccolo Stato (1,3 milioni di abitanti) ha sostenuto negli ultimi anni una rigorosa politica dei conti pubblici, che ha permesso di rispettare i parametri di Maastricht proprio mentre il resto dell’Eurozona non riusciva a farlo. Il passaggio all’euro, in questo paese, è in preparazione da tempo e, afferma Michael Schubert, analista di Commerzbank, filerà liscio come è già successo con Malta o la Slovenia.
La campagna d’informazione ha mirato a fare chiarezza sul tasso di conversione, in modo che i consumatori possano controllare i prezzi e non farsi imbrogliare. Già in agosto i commercianti al dettaglio, gli istituti finanziari e le amministrazioni locali sono stati invitati ad impegnarsi, con appositi accordi, a non aumentare i prezzi dopo il cambio di moneta, se non per coprire effettivi aumenti dei costi. L’agenzia statale per la tutela dei consumatori controllerà le imprese e i prezzi e denuncerà pubblicamente eventuali serie violazioni delle norme.
L’Estonia ha aderito all’UE nel 2004 e si è distinta per l’energia con la quale si è impegnata nella riforma economica. L’economia estone è molto flessibile e, se non è rimasta immune dalla crisi, si è dimostrata capace di funzionare e di adattarsi mantenendo un tasso di cambio fisso per quasi due decenni.
L’Estonia non può però riposarsi sugli allori. Come diciassettesimo paese dell’area dell’euro, dovrà attuare politiche in materia di debito e di disavanzi di bilancio che assicurino la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e un tasso d’inflazione stabile.
Gli ultimi paesi che hanno adottato l’euro prima dell’Estonia sono la Slovenia (2007), Cipro e Malta (2008) e la Slovacchia (2009).