Pena di morte - Bellini "Sakineh non è certo un caso isolato"
(Cittadino e Provincia – Perugia, 8 ottobre ’10) - “E’ una barbarie mantenere ancora oggi, nel 2010, la pena di morte e, in particolare, per lapidazione. Il caso del verdetto di Sakineh, la quarantatreenne iraniana condannata alla lapidazione per adulterio e concorso in omicidio, verdetto prima sospeso da Teheran poi trasformato in condanna a morte per impiccagione, ha riportato alla ribalta della cronaca una pratica terribile e incivile, quale la condanna a morte per lapidazione che non può certo essere accettata o giustificata”. Sono le parole dell’Assessore provinciale alle Pari Opportunità della Provincia di Perugia Ornella Bellini. “Il caso di Sakineh – prosegue Bellini - non è certo un caso isolato nelle carceri di Teheran, ci sono altri condannati a morte, altri 24 iraniani, 20 donne e 4 uomini. In Iran, è stato detto, c’è almeno una messa a morte al giorno. Tra le donne condannate alla lapidazione, c’è anche una giornalista, Shiva Nazar Ahari, accusata di “cospirazione contro Dio” per le sue opinioni politiche. Ma non c’è solo l’Iran. Al di fuori dei suoi confini geografici, la lapidazione resta in vigore, quale sanzione penale, come ricorda Amnesty International, in altri luoghi come l’Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Sudan e Yemen. Una situazione ai confini del mondo civile, un castigo iniquo e barbaro che va contro ogni dignità della persona umana”. “Ma è comunque – prosegue Bellini - la pena di morte in ogni sua forma che andrebbe messa al bando in quanto atroce forma di punizione che non ammette un secondo appello. E non è la prima volta che un innocente viene condannato a morte. In base a dati ufficiali, gli Stati Uniti sono uno dei 76 stati del mondo in cui a oggi è prevista l'applicazione della pena capitale sono in controtendenza rispetto all'indirizzo abolizionista ormai prevalente a livello internazionale. Oggi, non si può più giustificare questa attuale barbarie chiamando in causa, come negli Stati Uniti, culture garantiste e ancorate ai principi del ‘giusto processo’ o peggio ancora appellandosi all’esigenza di ‘rendere giustizia’ alle vittime. L’Europa ha messo al bando la pena di morte: una caratteristica fondamentale questa dell’identità europea. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo contiene diritti fondamentali, tra questi il diritto alla vita e alla libertà, e per assicurare il rispetto degli impegni assunti è stata istituita, a Strasburgo, la Corte europea dei Diritti dell'Uomo. Un percorso che attesta come l’Unione Europea e l’Italia siano paesi di grande civiltà, di rispetto della legalità e dei diritti umani che hanno le carte in regola per essere di esempio a tutti quegli Stati che ancora conservano la pena di morte”. “Il mio auspicio – conclude Bellini - è che tutti gli esseri umani possano sempre più essere sensibilizzati verso i diritti umani e della persona. Uniamoci all’appello di quanti si sono impegnati e continuano a farlo affinché in tutti i Paesi venga finalmente abolita la pena capitale ed utilizziamo per questi scopi anche la giornata Mondiale contro la violenza femminile, il 25 novembre”.
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(Cittadino e Provincia – Perugia, 8 ottobre ’10) - “E’ una barbarie mantenere ancora oggi, nel 2010, la pena di morte e, in particolare, per lapidazione. Il caso del verdetto di Sakineh, la quarantatreenne iraniana condannata alla lapidazione per adulterio e concorso in omicidio, verdetto prima sospeso da Teheran poi trasformato in condanna a morte per impiccagione, ha riportato alla ribalta della cronaca una pratica terribile e incivile, quale la condanna a morte per lapidazione che non può certo essere accettata o giustificata”. Sono le parole dell’Assessore provinciale alle Pari Opportunità della Provincia di Perugia Ornella Bellini. “Il caso di Sakineh – prosegue Bellini - non è certo un caso isolato nelle carceri di Teheran, ci sono altri condannati a morte, altri 24 iraniani, 20 donne e 4 uomini. In Iran, è stato detto, c’è almeno una messa a morte al giorno. Tra le donne condannate alla lapidazione, c’è anche una giornalista, Shiva Nazar Ahari, accusata di “cospirazione contro Dio” per le sue opinioni politiche. Ma non c’è solo l’Iran. Al di fuori dei suoi confini geografici, la lapidazione resta in vigore, quale sanzione penale, come ricorda Amnesty International, in altri luoghi come l’Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Sudan e Yemen. Una situazione ai confini del mondo civile, un castigo iniquo e barbaro che va contro ogni dignità della persona umana”. “Ma è comunque – prosegue Bellini - la pena di morte in ogni sua forma che andrebbe messa al bando in quanto atroce forma di punizione che non ammette un secondo appello. E non è la prima volta che un innocente viene condannato a morte. In base a dati ufficiali, gli Stati Uniti sono uno dei 76 stati del mondo in cui a oggi è prevista l'applicazione della pena capitale sono in controtendenza rispetto all'indirizzo abolizionista ormai prevalente a livello internazionale. Oggi, non si può più giustificare questa attuale barbarie chiamando in causa, come negli Stati Uniti, culture garantiste e ancorate ai principi del ‘giusto processo’ o peggio ancora appellandosi all’esigenza di ‘rendere giustizia’ alle vittime. L’Europa ha messo al bando la pena di morte: una caratteristica fondamentale questa dell’identità europea. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo contiene diritti fondamentali, tra questi il diritto alla vita e alla libertà, e per assicurare il rispetto degli impegni assunti è stata istituita, a Strasburgo, la Corte europea dei Diritti dell'Uomo. Un percorso che attesta come l’Unione Europea e l’Italia siano paesi di grande civiltà, di rispetto della legalità e dei diritti umani che hanno le carte in regola per essere di esempio a tutti quegli Stati che ancora conservano la pena di morte”. “Il mio auspicio – conclude Bellini - è che tutti gli esseri umani possano sempre più essere sensibilizzati verso i diritti umani e della persona. Uniamoci all’appello di quanti si sono impegnati e continuano a farlo affinché in tutti i Paesi venga finalmente abolita la pena capitale ed utilizziamo per questi scopi anche la giornata Mondiale contro la violenza femminile, il 25 novembre”.
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