Borghesi, "La violenza non è mai un fatto privato". Bracco, "Stalking piaga del ventunesimo secolo"
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 23 marzo ’17 – “Pensavo fosse amore invece era stalking”: ha preso spunto dal titolo del celebre film di Massimo Troisi l’incontro di oggi in Provincia per affrontare lo sxcottante tema, che colpisce sempre più donne negli ultimi anni, con una percentuale nettamente superiore rispetto agli uomini (rispetto alle persone che denunciano, l’80% è donna, mentre solo per il 15% si tratta di uomini). Riconosciuto come reato solo nel 2009, punibile con una pena che va dai sei mesi a 5 anni, lo stalking è una problematica complessa, che prende le mosse necessariamente dalla sfera culturale. E quando si parla di femminicidio è stato riscontrato che quasi mai si tratta di un gesto estemporaneo, ma che nasce da lontano, da comportamenti reiterati di violenza e di sopraffazione nei confronti della donna, quindi sono quasi tutte morti annunciate. Ad organizzare il convegno, la GS Flames Gold di concerto con il Presidente della Provincia di Perugia, la Consigliera Provinciale di Parità di Perugia, il CONI Umbria e l' Ente di Promozione Sportiva ASI –Umbria. L’evento rientra nel tour nazionale "Lo Sport contro la violenza sulle Donne...per vincere insieme!!!" che dopo Terni ha fatto tappa nel capoluogo perugino. Erano presenti, tra gli altri, Erika Borghesi, consigliera provinciale con delega alle Pari Opportunità, Gemma Paola Bracco, Consigliera di Parità, Carmelo Mandalari della GS Flames Gold, Giuseppina Arcella, giudice presso il Tribunale per i minorenni di Perugia e membro della giunta dell’Anm (Associazione nazionale dei magistrati), l’avvocato Luana Campa, Criminologa Esperta, il già Tenente Colonnello dei Carabinieri Nazzareno Di Vittorio, Roberta Cappelluti Psicologa Sportiva di CalcioDonne. La madrina dell’evento è stata Luigia Baggetta, atleta bodybuilding fitness model.
Erika Borghesi in apertura dei lavori ha voluto ringraziare gli organizzatori per aver scelto la sede del Consiglio provinciale. “Le porte di questa sala sono sempre aperte – ha detto - ogni volta che si vogliono affrontare delle tematiche così importanti perché bisogna parlarne il più possibile. Non dobbiamo ricordarci delle donne solo il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne) o l’8 marzo, ma sempre. E, nella fattispecie, lo sport è un veicolo molto importante per far transitare dei messaggi positivi. La violenza – ha proseguito - non è mai una questione privata perché purtroppo troppe donne perdono la vita uccise dall’ex compagno perché coinvolte in relazioni patologiche, e spesso non hanno il coraggio di denunciare per paura. Può anche accadere – ha proseguito – che molte volte il desiderio di ritrovare la propria libertà e indipendenza strida con la coscienza della paura di essere abbandonate. Ecco il motivo per cui momenti come questo sono fondamentali. Oltre allo sport in Provincia abbiamo organizzato diverse iniziative rivolte ai giovani, alle scuole. Perché è soprattutto in età adolescenziale vanno fatti transitare messaggi importanti come il rispetto e l’educazione sessuale e sentimentale”. Gemma Bracco non ha esitato a definire il fenomeno dello stalkin come “la piaga del ventunesimo secolo. Non che prima fosse totalmente assente – ha aggiunto - ma la violenza di genere è peculiare, perché si caratterizza nel compimento di atti rivolti ad una persona solo perché appartiene a un genere e le statistiche ci confermano che è quello femminile. Come Provincia abbiamo voluto parlarne con i giovani ed abbiamo coinvolto le scuole superiori, poi siamo scesi anche alle medie e di recente ci è stato proposto di ampliarci anche alle primarie. È audace perché sono concetti forti, che possono provocare delle reticenze da parte delle famiglie, ma con le dovute cautele è bene parlarne perché ci vuole un’educazione, perché i ragazzi hanno difficoltà a capire cosa si intenda per violenza di genere. Fortunatamente il concetto si è evoluto, e non ci si limita più solo a quella fisica, ma violenza è anche impedire alla persona di vivere in un modo normale, di poter compiere una vita relazionale normale. E in moltissimi casi questo è l’inizio di quello che si trasformerà in una relazione malata. Da qui il motivo per cui se ne deve parlare: capire, conoscere, intenderci da giovani, con i ragazzi”.
Giuseppina Arcella ha riportato la sua esperienza di giudice nel tribunale per i minori e a proposito ha sottolineato come molto spesso queste violenze si perpetrino all’interno di famiglie con minori che ne subiscono le conseguenze. “Le denunce per maltrattamenti sono tra le più complesse perché devono tener conto della tutela della vittima. Ecco, allora, che il giudice da subito attiva una serie di provvedimenti. Da qui la necessità di avere una rete di risorse nel territorio”.
Di “problema culturale” ha parlato Luana Campa, rimarcando la necessità di agire sulla prevenzione e sulla diffusione di modelli familiari postivi visto che la quasi totalità delle violenze di consuma all’interno del nucleo familiare. “Fondamentale – ha aggiunto – anche il recupero psicologico dello stalker”.
Il tenente colonnello Di Vittorio, che ha di recente formato un’associazione “Raggi di speranza” ha spiegato nella pratica quali strumenti usare per incastrare lo stalker, perché la difficoltà risiede proprio nella produzione di prove che possano avere una valenza processuale.
Pariopp17016.RB
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 23 marzo ’17 – “Pensavo fosse amore invece era stalking”: ha preso spunto dal titolo del celebre film di Massimo Troisi l’incontro di oggi in Provincia per affrontare lo sxcottante tema, che colpisce sempre più donne negli ultimi anni, con una percentuale nettamente superiore rispetto agli uomini (rispetto alle persone che denunciano, l’80% è donna, mentre solo per il 15% si tratta di uomini). Riconosciuto come reato solo nel 2009, punibile con una pena che va dai sei mesi a 5 anni, lo stalking è una problematica complessa, che prende le mosse necessariamente dalla sfera culturale. E quando si parla di femminicidio è stato riscontrato che quasi mai si tratta di un gesto estemporaneo, ma che nasce da lontano, da comportamenti reiterati di violenza e di sopraffazione nei confronti della donna, quindi sono quasi tutte morti annunciate. Ad organizzare il convegno, la GS Flames Gold di concerto con il Presidente della Provincia di Perugia, la Consigliera Provinciale di Parità di Perugia, il CONI Umbria e l' Ente di Promozione Sportiva ASI –Umbria. L’evento rientra nel tour nazionale "Lo Sport contro la violenza sulle Donne...per vincere insieme!!!" che dopo Terni ha fatto tappa nel capoluogo perugino. Erano presenti, tra gli altri, Erika Borghesi, consigliera provinciale con delega alle Pari Opportunità, Gemma Paola Bracco, Consigliera di Parità, Carmelo Mandalari della GS Flames Gold, Giuseppina Arcella, giudice presso il Tribunale per i minorenni di Perugia e membro della giunta dell’Anm (Associazione nazionale dei magistrati), l’avvocato Luana Campa, Criminologa Esperta, il già Tenente Colonnello dei Carabinieri Nazzareno Di Vittorio, Roberta Cappelluti Psicologa Sportiva di CalcioDonne. La madrina dell’evento è stata Luigia Baggetta, atleta bodybuilding fitness model.
Erika Borghesi in apertura dei lavori ha voluto ringraziare gli organizzatori per aver scelto la sede del Consiglio provinciale. “Le porte di questa sala sono sempre aperte – ha detto - ogni volta che si vogliono affrontare delle tematiche così importanti perché bisogna parlarne il più possibile. Non dobbiamo ricordarci delle donne solo il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne) o l’8 marzo, ma sempre. E, nella fattispecie, lo sport è un veicolo molto importante per far transitare dei messaggi positivi. La violenza – ha proseguito - non è mai una questione privata perché purtroppo troppe donne perdono la vita uccise dall’ex compagno perché coinvolte in relazioni patologiche, e spesso non hanno il coraggio di denunciare per paura. Può anche accadere – ha proseguito – che molte volte il desiderio di ritrovare la propria libertà e indipendenza strida con la coscienza della paura di essere abbandonate. Ecco il motivo per cui momenti come questo sono fondamentali. Oltre allo sport in Provincia abbiamo organizzato diverse iniziative rivolte ai giovani, alle scuole. Perché è soprattutto in età adolescenziale vanno fatti transitare messaggi importanti come il rispetto e l’educazione sessuale e sentimentale”. Gemma Bracco non ha esitato a definire il fenomeno dello stalkin come “la piaga del ventunesimo secolo. Non che prima fosse totalmente assente – ha aggiunto - ma la violenza di genere è peculiare, perché si caratterizza nel compimento di atti rivolti ad una persona solo perché appartiene a un genere e le statistiche ci confermano che è quello femminile. Come Provincia abbiamo voluto parlarne con i giovani ed abbiamo coinvolto le scuole superiori, poi siamo scesi anche alle medie e di recente ci è stato proposto di ampliarci anche alle primarie. È audace perché sono concetti forti, che possono provocare delle reticenze da parte delle famiglie, ma con le dovute cautele è bene parlarne perché ci vuole un’educazione, perché i ragazzi hanno difficoltà a capire cosa si intenda per violenza di genere. Fortunatamente il concetto si è evoluto, e non ci si limita più solo a quella fisica, ma violenza è anche impedire alla persona di vivere in un modo normale, di poter compiere una vita relazionale normale. E in moltissimi casi questo è l’inizio di quello che si trasformerà in una relazione malata. Da qui il motivo per cui se ne deve parlare: capire, conoscere, intenderci da giovani, con i ragazzi”.
Giuseppina Arcella ha riportato la sua esperienza di giudice nel tribunale per i minori e a proposito ha sottolineato come molto spesso queste violenze si perpetrino all’interno di famiglie con minori che ne subiscono le conseguenze. “Le denunce per maltrattamenti sono tra le più complesse perché devono tener conto della tutela della vittima. Ecco, allora, che il giudice da subito attiva una serie di provvedimenti. Da qui la necessità di avere una rete di risorse nel territorio”.
Di “problema culturale” ha parlato Luana Campa, rimarcando la necessità di agire sulla prevenzione e sulla diffusione di modelli familiari postivi visto che la quasi totalità delle violenze di consuma all’interno del nucleo familiare. “Fondamentale – ha aggiunto – anche il recupero psicologico dello stalker”.
Il tenente colonnello Di Vittorio, che ha di recente formato un’associazione “Raggi di speranza” ha spiegato nella pratica quali strumenti usare per incastrare lo stalker, perché la difficoltà risiede proprio nella produzione di prove che possano avere una valenza processuale.
Pariopp17016.RB