Il Presidente della Provincia di Perugia in occasione della Festa dei Ceri, evento di portata internazionale, ha dichiarato: “La sacralità dei luoghi e la memoria delle più alte tradizioni non sono, per una comunità locale, aspetti monumentali della loro coscienza ma, più semplicemente, elementi della quotidianità dei loro rapporti che ricordano e tengono uniti, che confermano i giorni nei secoli e i secoli nell’eternità. Come dire diversamente ciò che accade ogni anno a Gubbio il 15 maggio, vigilia della ricorrenza della morte di Sant’Ubaldo?” “Se la Festa dei Ceri trae origine da un indefinibile rapporto degli eugubini con la natura da un lato e con la figura del loro vescovo dall’altro e non si può spiegare senza che le due componenti siano tenute strettamente insieme, ciò vuol dire che la Festa vive in una dimensione che porta i celebranti a contatto con un’eternità di ragione e di fede, di storia e di spiritualità che solo la forza della comunità locale è in grado di spiegare, di attuare e di mostrare”. “E gli eugubini proprio perché la Festa è anche una grande vetrina del loro animo e dei loro sentimenti, non tengono nulla nascosto dei loro riti, dei loro Ceri, tanto che, addirittura, hanno dedicato un gran bel libro – al quale la Provincia di Perugia ha dato la sua collaborazione – nel quale le poderose macchine sono fotografate mentre, disarticolate, subiscono l’amorevole, necessario restauro”. “La Festa è, come ognuno ha potuto e può capire partecipandovi, la celebrazione di un ritmo di vita che eccede, una volta all’anno, la lenta quotidianità di una città medievale di collina. La corsa è l’altro passo degli eugubini, il modo più proprio per esprimere ciò che l’animo si porta dentro in ogni momento della quotidianità”. “La corsa è il desiderio di procedere verso un obiettivo che, a un certo punto, deve sciogliersi dai freni e conquistare la meta nel minor tempo possibile. Ma senza fretta, senza il turbinio nevrotico dei nostri giorni. Con la forza interiore, invece, che dà l’obiettivo stesso: il corpo santo del vescovo, la sua energia vitale a distanza dei millenni, la sua capacità di unire credenti e non credenti, eugubini presenti in città o lontani da essa, vivi e non più vivi”."Il 15 maggio, a Gubbio la città e la sua collina diventano, agli occhi di tutti, una cosa sola. La basilica col corpo del santo vescovo e la piazza da dove parte la corsa formano un grande anello, nel quale non si capisce più se sia la partenza o l’arrivo a dominare. Sono un vortice che dalla terra s’innalza così in alto, con i suoni e con le voci della Festa, che lo spazio della quotidianità diventa tempo senza più tempo, bellezza pura di una comunità che parla per tutta l’Umbria”