Per il Presidente della Provincia vi sono ancora pagine nuove da scrivere nella storia della "Liberazione"
“Il cammino iniziato il 25 aprile del 1945, con il passo sicuro del vincitore e il cuore addolorato da una guerra fratricida, si inoltra nella storia italiana chiedendo a ognuno di noi, di generazione in generazione, il contributo di un rafforzamento e il sostegno di una prospettiva nuova di sviluppo. La 'liberazione' è dovuta diventare subito 'libertà', la fine dell'incubo dittatoriale e bellico ha dovuto ricostruire presto la democrazia, la tradizione liberale dell'Italia unita ha potuto finalmente cominciare a dare basi sociali vere al sistema economico e culturale dell'intera Nazione. Tutto questo è accaduto nei primi anni dopo il 1945, nell'immediato Dopoguerra, con le tappe referendarie e costituzionali che ben conosciamo e alle quali pure va, oggi, il nostro deferente pensiero. Ma il cammino della “liberazione” non si è fermato con quelle conquiste, non è stato l'incendio di un giorno, né l'entusiasmo di alcuni anni gloriosi. Quel cammino si è snodato affiancando la vita materiale e le speranze culturali degli italiani in cerca della loro unità autentica e non più paghi solo di quella geografica e amministrativa. Come tale, è stato un cammino per forza di cose accidentato e lacunoso, che ha presentato molti lati oscuri accanto a pagine tutte da ricordare per la generosità civile e morale dei loro protagonisti. Oggi viviamo un momento storico nel quale avvertiamo nettamente che alcune generazioni, adulte e benemerite, stanno lasciando il testimone della “liberazione” ai loro figli, ai nipoti, a uomini e donne provenienti anche da altre culture, da altre regioni del mondo. Il protagonismo dei più giovani, che non cancella l'esperienza degli adulti grazie alla quale il messaggio del 25 aprile 1945 è potuto crescere e arrivare fino a noi, deve perciò caricarsi più che mai di una responsabilità grande di riforme e di atti coraggiosi, deve vestirsi del colore della primavera come hanno fatto, ormai quasi settant'anni fa, i padri della Repubblica italiana. La storia della “liberazione - quella che è stata scritta e quella che è ancora da scrivere - avranno molte somiglianze. Non mancheranno, com'è naturale, le differenze, ma sarà importante che non si perda di vista la provenienza dell'impegno di oggi da uno stesso cammino, iniziato fra le macerie morali e materiali, proseguito fra la rinascita e le ricadute, piombato in una dolorosissima crisi, incamminatosi, anche se ancora solo da poco tempo, verso un futuro meno grigio e un domani meno incerto, verso giorni nuovi di “liberazione” dalla povertà e dalla penuria.”
“Il cammino iniziato il 25 aprile del 1945, con il passo sicuro del vincitore e il cuore addolorato da una guerra fratricida, si inoltra nella storia italiana chiedendo a ognuno di noi, di generazione in generazione, il contributo di un rafforzamento e il sostegno di una prospettiva nuova di sviluppo. La 'liberazione' è dovuta diventare subito 'libertà', la fine dell'incubo dittatoriale e bellico ha dovuto ricostruire presto la democrazia, la tradizione liberale dell'Italia unita ha potuto finalmente cominciare a dare basi sociali vere al sistema economico e culturale dell'intera Nazione. Tutto questo è accaduto nei primi anni dopo il 1945, nell'immediato Dopoguerra, con le tappe referendarie e costituzionali che ben conosciamo e alle quali pure va, oggi, il nostro deferente pensiero. Ma il cammino della “liberazione” non si è fermato con quelle conquiste, non è stato l'incendio di un giorno, né l'entusiasmo di alcuni anni gloriosi. Quel cammino si è snodato affiancando la vita materiale e le speranze culturali degli italiani in cerca della loro unità autentica e non più paghi solo di quella geografica e amministrativa. Come tale, è stato un cammino per forza di cose accidentato e lacunoso, che ha presentato molti lati oscuri accanto a pagine tutte da ricordare per la generosità civile e morale dei loro protagonisti. Oggi viviamo un momento storico nel quale avvertiamo nettamente che alcune generazioni, adulte e benemerite, stanno lasciando il testimone della “liberazione” ai loro figli, ai nipoti, a uomini e donne provenienti anche da altre culture, da altre regioni del mondo. Il protagonismo dei più giovani, che non cancella l'esperienza degli adulti grazie alla quale il messaggio del 25 aprile 1945 è potuto crescere e arrivare fino a noi, deve perciò caricarsi più che mai di una responsabilità grande di riforme e di atti coraggiosi, deve vestirsi del colore della primavera come hanno fatto, ormai quasi settant'anni fa, i padri della Repubblica italiana. La storia della “liberazione - quella che è stata scritta e quella che è ancora da scrivere - avranno molte somiglianze. Non mancheranno, com'è naturale, le differenze, ma sarà importante che non si perda di vista la provenienza dell'impegno di oggi da uno stesso cammino, iniziato fra le macerie morali e materiali, proseguito fra la rinascita e le ricadute, piombato in una dolorosissima crisi, incamminatosi, anche se ancora solo da poco tempo, verso un futuro meno grigio e un domani meno incerto, verso giorni nuovi di “liberazione” dalla povertà e dalla penuria.”