Obiettivo: aggiornare le competenze dei lavoratori e rafforzare la loro posizione nel mercato del lavoro
Un cittadino di un paese terzo titolare di visto per soggiorni di lunga durata (oltre tre mesi) rilasciato da uno Stato membro dell’Unione europea sarà autorizzato a recarsi negli altri Stati membri per tre mesi ogni semestre, alle stesse condizioni del titolare di permesso di soggiorno, grazie alle disposizioni contenute in un nuovo regolamento, adottato dal Parlamento europeo, che entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’UE, prevista entro il 5 aprile 2010. In base all’attuale diritto comunitario, infatti, i titolari di visti di lunga durata in un paese UE – come ad esempio studenti che intendono effettuare un viaggio di studio, oppure scienziati e accademici, familiari di alcuni cittadini di paesi terzi e cittadini comunitari – non sono autorizzati a recarsi in altri paesi membri durante il loro soggiorno e non possono transitare in altri Stati, quando tornano al proprio paese d’origine, in quanto questo non è previsto dalla convenzione di Schengen. Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento, gli stranieri in possesso di un titolo di soggiorno rilasciato da uno degli Stati membri dell’UE e di un documento di viaggio valido, possono “circolare liberamente” nel territorio degli altri Stati membri, sempre che essi non figurino nell’elenco nazionale delle persone segnalate del paese membro interessato. Inoltre, le norme sulla consultazione del sistema d’informazione Schengen e degli altri Stati membri in caso di segnalazione quando si procede al trattamento di una domanda di permesso di soggiorno, dovranno applicarsi anche al trattamento delle domande di visto per soggiorni di lunga durata. Così facendo, la libera circolazione nel territorio dell’Unione dei titolari di visto per soggiorni di lunga durata non dovrebbe costituire per le autorità nazionali un rischio aggiuntivo in termini di sicurezza. L’applicazione di questo regolamento prevede però delle deroghe: il Regno Unito, l’Irlanda e la Danimarca hanno infatti ottenuto la non obbligatorietà a garantirne il rispetto nei propri territori.
Un cittadino di un paese terzo titolare di visto per soggiorni di lunga durata (oltre tre mesi) rilasciato da uno Stato membro dell’Unione europea sarà autorizzato a recarsi negli altri Stati membri per tre mesi ogni semestre, alle stesse condizioni del titolare di permesso di soggiorno, grazie alle disposizioni contenute in un nuovo regolamento, adottato dal Parlamento europeo, che entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’UE, prevista entro il 5 aprile 2010. In base all’attuale diritto comunitario, infatti, i titolari di visti di lunga durata in un paese UE – come ad esempio studenti che intendono effettuare un viaggio di studio, oppure scienziati e accademici, familiari di alcuni cittadini di paesi terzi e cittadini comunitari – non sono autorizzati a recarsi in altri paesi membri durante il loro soggiorno e non possono transitare in altri Stati, quando tornano al proprio paese d’origine, in quanto questo non è previsto dalla convenzione di Schengen. Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento, gli stranieri in possesso di un titolo di soggiorno rilasciato da uno degli Stati membri dell’UE e di un documento di viaggio valido, possono “circolare liberamente” nel territorio degli altri Stati membri, sempre che essi non figurino nell’elenco nazionale delle persone segnalate del paese membro interessato. Inoltre, le norme sulla consultazione del sistema d’informazione Schengen e degli altri Stati membri in caso di segnalazione quando si procede al trattamento di una domanda di permesso di soggiorno, dovranno applicarsi anche al trattamento delle domande di visto per soggiorni di lunga durata. Così facendo, la libera circolazione nel territorio dell’Unione dei titolari di visto per soggiorni di lunga durata non dovrebbe costituire per le autorità nazionali un rischio aggiuntivo in termini di sicurezza. L’applicazione di questo regolamento prevede però delle deroghe: il Regno Unito, l’Irlanda e la Danimarca hanno infatti ottenuto la non obbligatorietà a garantirne il rispetto nei propri territori.