Assessore Porzi: "Possiamo avere le carte in regola, ma non bisogna perdere tempo"
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 6 aprile ’10 – “L’Umbria è una “città-regione” e, come tale, si identifica in un unico, grande blocco demografico, in una “metropoli di provincia” il cui sviluppo, città per città, di volta in volta, potrebbe avere le carte in regola per candidare a “capitale europea della cultura” tanto il piccolo centro quanto il capoluogo o uno soltanto dei centri maggiori”. Lo sostiene l’assessore provinciale alla cultura Donatella Porzi che sottolinea la necessità di non perdere tempo se si vuole partecipare alla competizione tra le città italiane per nominare la “capitale europea della cultura” per l’anno 2019. Una procedura questa regolamentata dalla Comunità Europea lunga e rigorosa normata dalla “Decisione n. 1622/2006/CE del Parlamento e del Consiglio europeo”. “È certo – sostiene Porzi - che, per rimanere sul terreno propriamente culturale, si potrebbe ambire a conquistare la posta in gioco del 2019 con i “grandi eventi” che si producono a Perugia o con le mete di spiritualità di cui è ricca la regione o, ancora, con i monumenti della cultura umbro-antica e romana che altri centri possiedono e rendono fruibili dalla contemporaneità. Ma è certo anche che, nello spirito della normativa europea, molti valori culturali espressi dai “centri minori” del territorio potrebbero sostenere e integrare la spinta alla candidatura: nella nostra “metropoli di provincia” umbra, si pensi quanto “valore aggiunto”, quanta ricchezza inesplorata hanno i borghi e le vie che li congiungono, le valli e le colline che segmentano il territorio, i paesi posti sui confini con altre Province. E, senza dubbio, alla “caratura” del prodotto culturale umbro contribuiscono ormai in maniera sempre più determinante tutte quelle “declinazioni” tecnologiche, multimediali, dei social network e dell’informazione computerizzata che il “genio” locale dimostra, anche nei passaggi più duri della crisi produttiva, di saper escogitare e unire al valore “spirituale” di mostre e spettacoli, gallerie e teatri, kermesse e festival. Non dimentichiamo, infine, che sulla valutazione finale della candidatura propriamente culturale finiscono per avere un peso sostanziale tutti quegli elementi, compresa l’interculturalità e l’accoglienza, che traducono il “bene cultura” in vita quotidiana, in rapporti fra la gente, in qualità complessiva dei servizi e delle infrastrutture”. A suo avviso occorre, in ogni caso, che il dibattito su questi temi si avvii con la necessaria tempestività. Anche perché altre regioni del Nord, del Centro e del Sud d’Italia hanno cominciato a rendere pubblica ed esplicita la candidatura di città importanti del loro territorio e alcune, in particolare, stanno mettendo l’accento sull’opportunità di candidare un grosso centro con il suo territorio. Questo sembra essere l’orientamento nei criteri di scelta: Marsiglia, ad esempio, che è stata scelta per il 2013, abbraccia un territorio che va da Tolone alla Camargue e coinvolge 130 città (il progetto s’intitola “Marseille/Provence). Questo perché, spiega l’assessore, si è capito che una città da sola non può essere la città ideale per promuovere e diffondere, anche in prospettive future, la cultura se non coinvolge il territorio circostante. Inoltre, anche da un punto di vista finanziario il coinvolgimento di tante forze fa sì che i costi di preselezione per la candidatura e quelli successivi possano essere suddivisi e frazionati. Porzi auspica che “si creino estese e sviluppate forme di dibattito fra soggetti culturali, associazioni, istituti di istruzione, università, centri di studio intorno al modo più conveniente di interpretare la richiesta contenuta nel bando di Bruxelles, all’articolo 3: “Le città possono scegliere di coinvolgere nei loro programmi le regioni circostanti”. “La Provincia di Perugia – spiega - forte della partecipazione al dibattito che al suo interno hanno le rappresentanze consiliari di maggioranza e minoranza, non mancherà di far avere il proprio apporto a un percorso così definito: già collabora con me un gruppo di lavoro che sta riflettendo sulle scelte migliori da fare, soprattutto per individuare il tema di fondo che faccia da collante per tutti i punti di forza cui ho prima accennato. La Provincia creerà in ogni centro, piccolo o grande, maggiore o minore, occasioni permanenti di confronto sui temi della “capitale del 2019” fra tutti i soggetti che potranno avervi interesse: da quelli che lavorano sul terreno propriamente culturale a quelli, imprenditoriali, per i quali la “cultura” è una risorsa immateriale sulla quale puntare e investire”.
CL10049.ET
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 6 aprile ’10 – “L’Umbria è una “città-regione” e, come tale, si identifica in un unico, grande blocco demografico, in una “metropoli di provincia” il cui sviluppo, città per città, di volta in volta, potrebbe avere le carte in regola per candidare a “capitale europea della cultura” tanto il piccolo centro quanto il capoluogo o uno soltanto dei centri maggiori”. Lo sostiene l’assessore provinciale alla cultura Donatella Porzi che sottolinea la necessità di non perdere tempo se si vuole partecipare alla competizione tra le città italiane per nominare la “capitale europea della cultura” per l’anno 2019. Una procedura questa regolamentata dalla Comunità Europea lunga e rigorosa normata dalla “Decisione n. 1622/2006/CE del Parlamento e del Consiglio europeo”. “È certo – sostiene Porzi - che, per rimanere sul terreno propriamente culturale, si potrebbe ambire a conquistare la posta in gioco del 2019 con i “grandi eventi” che si producono a Perugia o con le mete di spiritualità di cui è ricca la regione o, ancora, con i monumenti della cultura umbro-antica e romana che altri centri possiedono e rendono fruibili dalla contemporaneità. Ma è certo anche che, nello spirito della normativa europea, molti valori culturali espressi dai “centri minori” del territorio potrebbero sostenere e integrare la spinta alla candidatura: nella nostra “metropoli di provincia” umbra, si pensi quanto “valore aggiunto”, quanta ricchezza inesplorata hanno i borghi e le vie che li congiungono, le valli e le colline che segmentano il territorio, i paesi posti sui confini con altre Province. E, senza dubbio, alla “caratura” del prodotto culturale umbro contribuiscono ormai in maniera sempre più determinante tutte quelle “declinazioni” tecnologiche, multimediali, dei social network e dell’informazione computerizzata che il “genio” locale dimostra, anche nei passaggi più duri della crisi produttiva, di saper escogitare e unire al valore “spirituale” di mostre e spettacoli, gallerie e teatri, kermesse e festival. Non dimentichiamo, infine, che sulla valutazione finale della candidatura propriamente culturale finiscono per avere un peso sostanziale tutti quegli elementi, compresa l’interculturalità e l’accoglienza, che traducono il “bene cultura” in vita quotidiana, in rapporti fra la gente, in qualità complessiva dei servizi e delle infrastrutture”. A suo avviso occorre, in ogni caso, che il dibattito su questi temi si avvii con la necessaria tempestività. Anche perché altre regioni del Nord, del Centro e del Sud d’Italia hanno cominciato a rendere pubblica ed esplicita la candidatura di città importanti del loro territorio e alcune, in particolare, stanno mettendo l’accento sull’opportunità di candidare un grosso centro con il suo territorio. Questo sembra essere l’orientamento nei criteri di scelta: Marsiglia, ad esempio, che è stata scelta per il 2013, abbraccia un territorio che va da Tolone alla Camargue e coinvolge 130 città (il progetto s’intitola “Marseille/Provence). Questo perché, spiega l’assessore, si è capito che una città da sola non può essere la città ideale per promuovere e diffondere, anche in prospettive future, la cultura se non coinvolge il territorio circostante. Inoltre, anche da un punto di vista finanziario il coinvolgimento di tante forze fa sì che i costi di preselezione per la candidatura e quelli successivi possano essere suddivisi e frazionati. Porzi auspica che “si creino estese e sviluppate forme di dibattito fra soggetti culturali, associazioni, istituti di istruzione, università, centri di studio intorno al modo più conveniente di interpretare la richiesta contenuta nel bando di Bruxelles, all’articolo 3: “Le città possono scegliere di coinvolgere nei loro programmi le regioni circostanti”. “La Provincia di Perugia – spiega - forte della partecipazione al dibattito che al suo interno hanno le rappresentanze consiliari di maggioranza e minoranza, non mancherà di far avere il proprio apporto a un percorso così definito: già collabora con me un gruppo di lavoro che sta riflettendo sulle scelte migliori da fare, soprattutto per individuare il tema di fondo che faccia da collante per tutti i punti di forza cui ho prima accennato. La Provincia creerà in ogni centro, piccolo o grande, maggiore o minore, occasioni permanenti di confronto sui temi della “capitale del 2019” fra tutti i soggetti che potranno avervi interesse: da quelli che lavorano sul terreno propriamente culturale a quelli, imprenditoriali, per i quali la “cultura” è una risorsa immateriale sulla quale puntare e investire”.
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