Oggi gli Stati Generali dell'Italia centrale - Guasticchi: "Vogliamo proporre misure idonee per tenere insieme il Paese"
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 21 maggio ’10 – Parte da Perugia il patto di alleanza delle regioni dell’Italia Mediana per dimostrare di non essere “zone residuali”, per valorizzare il proprio ruolo di cerniera nel contesto nazionale e per proporre un modello di viluppo che fino ad ora ha garantito crescita e coesione sociale alle proprie comunità. Riunite nel capoluogo umbro, a qualche mese di distanza dal cosiddetto Patto di Cagli (promosso dalla Provincia di Perugia insieme a quella di Pesaro) con il quale sono state gettate le premesse di questa operazione, le regioni Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Toscana ed Umbria lanciano una grande sfida politico-istituzionale bibartisan, che ha come obiettivo principale, come specificato dal presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi, “individuare misure idonee per tenere insieme il Paese”. E lo fanno in un momento particolare in cui, oltre alla crisi economica in atto, il sistema degli Enti locali, come ha avuto modo di ricordare in apertura dei lavori il sindaco della città Wladimiro Boccali, è fortemente preoccupato per come si sta declinando il progetto del federalismo e per le ricadute della manovra fiscale in atto. “Il punto di partenza da cui prendono le mosse gli Stati generali dell’Italia centrale - ha spiegato Guasticchi – è la consapevolezza che le regioni centrali non sono “zone residuali”, sopravvivenze del passato, ma territori che hanno saputo trasformarsi e che hanno qualcosa da “dire” anche al resto d’Italia: la ricerca di un equilibrio e di una modernità che ha saputo tenere insieme sviluppo economico e qualità sociale, crescita e coesione sociale. Questo il loro punto di forza in passato, questo può essere, anche per il futuro, ciò su cui puntare”. Di fronte alla tendenza di una visione dicotomica dell’Italia a due marce, con un nord ricco ed efficiente e un sud debole e assistito, l’Italia mediana rimarca la propria presenza e ruolo di cerniera. “Siamo l’Italia dell’efficienza solidale – sono state le parole di Matteo Ricci, presidente della Provincia di Pesaro Urbino -: dalle nostre regioni possono giungere proposte e contributi per affrontare la crisi che stiamo vivendo”. Del resto, come illustrato da Ilvo Diamanti, docente di scienze politiche all’Università di Urbino e Bruno Bracalente, docente di statistica economica all’Università di Perugia, questi del Centro Italia sono da sempre i luoghi del benessere, del dinamismo economico e sociale. Territori contraddistinti dalla presenza di tante piccole imprese, dove un’alta occupazione ha compensato bassi livelli di produttività; da una spesa sociale relativamente alta e da una minore diseguale distribuzione del reddito. Tutti elementi che nel tempo hanno garantito standard elevati di benessere. Ma non si tratta di un quadro destinato a rimanere immutato nel tempo. Del resto, già stanno arrivando i primi segnali negativi. Come richiamato da Diamanti, da due anni a questa parte sta crescendo più che altrove la paura della disoccupazione e dell’immigrazione, mentre si sta complicando il rapporto tra il tessuto sociale e il sistema delle istituzioni. E’ dunque giunto il momento di attivarsi per salvaguardare quel modello di sviluppo che in passato ha fatto di queste regioni aree con un elevato livello di capitale sociale e adeguarlo ai nuovi scenari. “Questa alleanza – ha sostenuto Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche – può nascere solo guardando e cercando di interpretare il futuro, tenendo conto che oggi il nostro interlocutore prevalente è l’Europa e che gli orizzonti economici non sono più quelli nazionali o europei, bensì mondiali”.
OI10226.ET
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 21 maggio ’10 – Parte da Perugia il patto di alleanza delle regioni dell’Italia Mediana per dimostrare di non essere “zone residuali”, per valorizzare il proprio ruolo di cerniera nel contesto nazionale e per proporre un modello di viluppo che fino ad ora ha garantito crescita e coesione sociale alle proprie comunità. Riunite nel capoluogo umbro, a qualche mese di distanza dal cosiddetto Patto di Cagli (promosso dalla Provincia di Perugia insieme a quella di Pesaro) con il quale sono state gettate le premesse di questa operazione, le regioni Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Toscana ed Umbria lanciano una grande sfida politico-istituzionale bibartisan, che ha come obiettivo principale, come specificato dal presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi, “individuare misure idonee per tenere insieme il Paese”. E lo fanno in un momento particolare in cui, oltre alla crisi economica in atto, il sistema degli Enti locali, come ha avuto modo di ricordare in apertura dei lavori il sindaco della città Wladimiro Boccali, è fortemente preoccupato per come si sta declinando il progetto del federalismo e per le ricadute della manovra fiscale in atto. “Il punto di partenza da cui prendono le mosse gli Stati generali dell’Italia centrale - ha spiegato Guasticchi – è la consapevolezza che le regioni centrali non sono “zone residuali”, sopravvivenze del passato, ma territori che hanno saputo trasformarsi e che hanno qualcosa da “dire” anche al resto d’Italia: la ricerca di un equilibrio e di una modernità che ha saputo tenere insieme sviluppo economico e qualità sociale, crescita e coesione sociale. Questo il loro punto di forza in passato, questo può essere, anche per il futuro, ciò su cui puntare”. Di fronte alla tendenza di una visione dicotomica dell’Italia a due marce, con un nord ricco ed efficiente e un sud debole e assistito, l’Italia mediana rimarca la propria presenza e ruolo di cerniera. “Siamo l’Italia dell’efficienza solidale – sono state le parole di Matteo Ricci, presidente della Provincia di Pesaro Urbino -: dalle nostre regioni possono giungere proposte e contributi per affrontare la crisi che stiamo vivendo”. Del resto, come illustrato da Ilvo Diamanti, docente di scienze politiche all’Università di Urbino e Bruno Bracalente, docente di statistica economica all’Università di Perugia, questi del Centro Italia sono da sempre i luoghi del benessere, del dinamismo economico e sociale. Territori contraddistinti dalla presenza di tante piccole imprese, dove un’alta occupazione ha compensato bassi livelli di produttività; da una spesa sociale relativamente alta e da una minore diseguale distribuzione del reddito. Tutti elementi che nel tempo hanno garantito standard elevati di benessere. Ma non si tratta di un quadro destinato a rimanere immutato nel tempo. Del resto, già stanno arrivando i primi segnali negativi. Come richiamato da Diamanti, da due anni a questa parte sta crescendo più che altrove la paura della disoccupazione e dell’immigrazione, mentre si sta complicando il rapporto tra il tessuto sociale e il sistema delle istituzioni. E’ dunque giunto il momento di attivarsi per salvaguardare quel modello di sviluppo che in passato ha fatto di queste regioni aree con un elevato livello di capitale sociale e adeguarlo ai nuovi scenari. “Questa alleanza – ha sostenuto Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche – può nascere solo guardando e cercando di interpretare il futuro, tenendo conto che oggi il nostro interlocutore prevalente è l’Europa e che gli orizzonti economici non sono più quelli nazionali o europei, bensì mondiali”.
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