Arte - Approdate al Cerp le nature "vive" di Duca Mostra visitabile fino al 1 agosto. Guasticchi e Porzi: "Nuova vita per il Centro espositivo"
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 12 luglio ’10 – Le note di Umbria Jazz hanno fatto da sottofondo all’inaugurazione, sabato scorso, della mostra di Alvaro Breccolotti, in arte Duca, dal titolo “Un pittore e la sua arte”. Nel momento dell’anno di maggiore vitalità per la città di Perugia, il Centro espositivo della Rocca Paolina accoglie, su iniziativa della Provincia di Perugia, 60 opere dell’artista umbro che predilige le nature morte, o, per usare l’espressione della critica d’arte Cristina Galassi, le “nature vive”. Numerose le persone che hanno voluto assistere all’inaugurazione, a cui hanno preso parte il presidente della Provincia, Marco Vinicio Guasticchi, l’assessore provinciale alla cultura Donatella Porzi e l’assessore regionale alle attività e beni culturali Fabrizio Bracco. Come detto sono prevalentemente nature morte (solo una ventina i paesaggi) a comporre questa mostra che rimarrà al Cerp fino al prossimo 1° agosto. Si tratta della prima di una serie di tappe che vedranno Duca esportare la propria arte e con essa un pezzo di Umbria successivamente a Parigi e negli Stati Uniti. I curatori sono Francesco Federico Mancini e Cristina Galassi, che hanno ribattezzato Duca un “novello Nazzareno”, per la dimensione spirituale che vive nelle sue opere. “Nature vive, piuttosto che nature morte”, come si diceva, per la capacità che hanno “di comunicare oltre l’oggetto che rappresentano; opere che partono dagli oggetti più umili per creare una bellezza che si può e si deve cercare partendo dalle cose semplici, che nella quotidianità sembrano insignificanti ma che, avulse da contesti banali, assumono una nuova connotazione semantica”. “Le sue nature morte – si legge nel catalogo a firma di Mancini - anziché essere metafore della vita che se ne va, del tempo che scorre, della deperibilità della materia, sono raffigurazioni simboliche della indistruttibilità della bellezza. Sono affermazioni, piuttosto che negazioni, di un diritto indiscutibile, assoluto”. Del resto per Duca l’arte non è semplice esercitazione ludica, ma impegno, o, per usare le sue stesse parole, “parziale via di salvezza”. A sottolineare il grande talento artistico di Duca sono stati il presidente Guasticchi e l’assessore Porzi che hanno espresso la soddisfazione della Provincia nel dar vita a questo evento, collocato proprio in uno dei momenti più vivi della città. “Questa mostra – ha sostenuto Guasticchi – sta a dimostrare il nuovo corso dell’Ente che ha necessità di valorizzare il suo ingente patrimonio (Cerp, Villa Fidelia, Isola Polvese, ecc…) con eventi importanti e altamente qualificati”. Anche per l’assessore regionale Bracco il Cerp deve riappropriarsi di una certa centralità all’interno della città. “Inauguriamo – ha poi aggiunto – una stagione felice con un nuovo positivo rapporto tra Provincia e Regione”.
BIOGRAFIA
Duca nasce a Perugia il 17 aprile 1952. Fin da giovane evidenzia abilità ed espressività grafico-pittorica. E’ fra i pochissimi giovani artisti ad avere accesso allo studio fiorentino di Pietro Annigoni, in Santa Croce. Intorno ai trent’anni, l’incontro casuale e fondamentale con Robert Maione, indirizza la sua ispirazione artistica verso il paesaggio. Di scuola americana, Robert Maione è stato uno dei più bravi paesaggisti del mondo che ha dipinto dal vero, anche in Italia, per tutta la vita. Tra i due nasce una profonda amicizia, sostanziata dalla comune ricerca pittorica portata avanti anche nello studio di Maione ad Agello. In seguito continua a frequentare Firenze dove incontra Charles Cecil, noto pittore americano, dal quale prenderà lezioni mirate alla ricerca costante di un ulteriore perfezionamento. Anche in questo caso nasce una vera amicizia, che porterà i due artisti alla condivisione di un’intensa produttività. Essi dipingeranno dal vero soprattutto in Maremma, nel Lazio ed intorno a Firenze. Dal 2002 lo studio di Duca si trova in località Villa Monte Malbe. Negli ultimi anni si dedica prevalentemente alla “natura morta”, forte della notevole padronanza tecnica, dell’osservazione, del dettaglio e della conoscenza della luce.
CL10105.ET
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 12 luglio ’10 – Le note di Umbria Jazz hanno fatto da sottofondo all’inaugurazione, sabato scorso, della mostra di Alvaro Breccolotti, in arte Duca, dal titolo “Un pittore e la sua arte”. Nel momento dell’anno di maggiore vitalità per la città di Perugia, il Centro espositivo della Rocca Paolina accoglie, su iniziativa della Provincia di Perugia, 60 opere dell’artista umbro che predilige le nature morte, o, per usare l’espressione della critica d’arte Cristina Galassi, le “nature vive”. Numerose le persone che hanno voluto assistere all’inaugurazione, a cui hanno preso parte il presidente della Provincia, Marco Vinicio Guasticchi, l’assessore provinciale alla cultura Donatella Porzi e l’assessore regionale alle attività e beni culturali Fabrizio Bracco. Come detto sono prevalentemente nature morte (solo una ventina i paesaggi) a comporre questa mostra che rimarrà al Cerp fino al prossimo 1° agosto. Si tratta della prima di una serie di tappe che vedranno Duca esportare la propria arte e con essa un pezzo di Umbria successivamente a Parigi e negli Stati Uniti. I curatori sono Francesco Federico Mancini e Cristina Galassi, che hanno ribattezzato Duca un “novello Nazzareno”, per la dimensione spirituale che vive nelle sue opere. “Nature vive, piuttosto che nature morte”, come si diceva, per la capacità che hanno “di comunicare oltre l’oggetto che rappresentano; opere che partono dagli oggetti più umili per creare una bellezza che si può e si deve cercare partendo dalle cose semplici, che nella quotidianità sembrano insignificanti ma che, avulse da contesti banali, assumono una nuova connotazione semantica”. “Le sue nature morte – si legge nel catalogo a firma di Mancini - anziché essere metafore della vita che se ne va, del tempo che scorre, della deperibilità della materia, sono raffigurazioni simboliche della indistruttibilità della bellezza. Sono affermazioni, piuttosto che negazioni, di un diritto indiscutibile, assoluto”. Del resto per Duca l’arte non è semplice esercitazione ludica, ma impegno, o, per usare le sue stesse parole, “parziale via di salvezza”. A sottolineare il grande talento artistico di Duca sono stati il presidente Guasticchi e l’assessore Porzi che hanno espresso la soddisfazione della Provincia nel dar vita a questo evento, collocato proprio in uno dei momenti più vivi della città. “Questa mostra – ha sostenuto Guasticchi – sta a dimostrare il nuovo corso dell’Ente che ha necessità di valorizzare il suo ingente patrimonio (Cerp, Villa Fidelia, Isola Polvese, ecc…) con eventi importanti e altamente qualificati”. Anche per l’assessore regionale Bracco il Cerp deve riappropriarsi di una certa centralità all’interno della città. “Inauguriamo – ha poi aggiunto – una stagione felice con un nuovo positivo rapporto tra Provincia e Regione”.
BIOGRAFIA
Duca nasce a Perugia il 17 aprile 1952. Fin da giovane evidenzia abilità ed espressività grafico-pittorica. E’ fra i pochissimi giovani artisti ad avere accesso allo studio fiorentino di Pietro Annigoni, in Santa Croce. Intorno ai trent’anni, l’incontro casuale e fondamentale con Robert Maione, indirizza la sua ispirazione artistica verso il paesaggio. Di scuola americana, Robert Maione è stato uno dei più bravi paesaggisti del mondo che ha dipinto dal vero, anche in Italia, per tutta la vita. Tra i due nasce una profonda amicizia, sostanziata dalla comune ricerca pittorica portata avanti anche nello studio di Maione ad Agello. In seguito continua a frequentare Firenze dove incontra Charles Cecil, noto pittore americano, dal quale prenderà lezioni mirate alla ricerca costante di un ulteriore perfezionamento. Anche in questo caso nasce una vera amicizia, che porterà i due artisti alla condivisione di un’intensa produttività. Essi dipingeranno dal vero soprattutto in Maremma, nel Lazio ed intorno a Firenze. Dal 2002 lo studio di Duca si trova in località Villa Monte Malbe. Negli ultimi anni si dedica prevalentemente alla “natura morta”, forte della notevole padronanza tecnica, dell’osservazione, del dettaglio e della conoscenza della luce.
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