Guasticchi " Patrono d'Italia', al di là della rovina dei regimi e delle guerre"
(Cittadino e Provincia – Perugia, 2 ottobre ’10) – “La celebrazione della festa di San Francesco, per la quale rinnovo alle famiglie francescane la più profonda gratitudine istituzionale e spirituale, è una straordinaria occasione per confermare, accanto al Santo di Assisi, le motivazioni della pace, della concordia e dell'unità nazionale che il popolo italiano condivide e auspica”. Sono le parole e il pensiero del Presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi in occasione della presentazione del programma della festa del 4 ottobre in onore di San Francesco patrono d’Italia. “Molte volte, specie in momenti di crisi spirituale e di valori civili, si ricorre a San Francesco d'Assisi – commenta Guasticchi - perché egli è stato l'uomo che, al centro delle contraddizioni fra il vecchio ordinamento sociale e l'ascesa di nuove classi produttive, ha sofferto enormemente per i mali materiali e per le lacerazioni spirituali che ne derivavano. E, come ha sofferto fino a morirne, ha però anche saputo ricostruire un ordine morale, una dirittura sociale, un credo religioso per quanti, come lui, ne avevano bisogno. Per fare questo, egli ha amato così tanto la sua città e ha dovuto allontanarsene, ha percorso in lungo e in largo la penisola per portare, nelle contraddizioni di ogni tipo, anche quelle politiche, l'ordine morale, la dirittura sociale, il credo religioso che andava ricostruendo sulla sua pelle. Un Santo con queste peculiarità non poteva non essere reclamato come “patrono d'Italia”, non poteva non rimanerlo, al di là della rovina dei regimi e delle guerre. Oggi stesso, che ci avviciniamo al 150°anniversario dell'Unità d'Italia e a quello della nostra Provincia, ritroviamo nella sua viva esperienza di predicatore e di riformatore l'esigenza di dare al lavoro quotidiano di ognuno di noi il senso dell'impegno per la collettività nazionale alla quale apparteniamo, noi che vi siamo nati e i molti che vi sono giunti da altre parti del mondo. Nella società del suo tempo, San Francesco non ha potuto vedere all'opera i princìpi morali e spirituali per i quali aveva tanto sofferto e predicato. Sicuramente, però, egli sapeva che, nel tempo, la sua “riforma dei cuori” si sarebbe affermata e sarebbe stata impiegata a vantaggio delle compagini sociali, degli organismi nazionali e della pace sul pianeta terra. Sono esattamente questi – la giustizia sociale, l'unità all'interno delle nazioni, la pace fra i popoli - i “beni” ai quali oggi noi, che siamo molto progrediti rispetto al XIII secolo, non possiamo permetterci di rinunciare, pena il ritorno apocalittico ad un nuovo, più spettrale medioevo.
Per questo noi continuiamo a sentirci sempre più vicini a San Francesco d'Assisi e, specie nei momenti di maggiore difficoltà istituzionale e spirituale, ci affidiamo alla sua vocazione di uomo capace di parlare a tutta l'Italia il linguaggio della sincerità, dell'amore e dell'unione e auspichiamo che il suo messaggio di pace e di solidarietà transiti attraverso i propositi di tutti affinché questo sia il primo obiettivo da raggiungere da parte della nostra collettività e di tutti i popoli”.
0i.110509/GG
(Cittadino e Provincia – Perugia, 2 ottobre ’10) – “La celebrazione della festa di San Francesco, per la quale rinnovo alle famiglie francescane la più profonda gratitudine istituzionale e spirituale, è una straordinaria occasione per confermare, accanto al Santo di Assisi, le motivazioni della pace, della concordia e dell'unità nazionale che il popolo italiano condivide e auspica”. Sono le parole e il pensiero del Presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi in occasione della presentazione del programma della festa del 4 ottobre in onore di San Francesco patrono d’Italia. “Molte volte, specie in momenti di crisi spirituale e di valori civili, si ricorre a San Francesco d'Assisi – commenta Guasticchi - perché egli è stato l'uomo che, al centro delle contraddizioni fra il vecchio ordinamento sociale e l'ascesa di nuove classi produttive, ha sofferto enormemente per i mali materiali e per le lacerazioni spirituali che ne derivavano. E, come ha sofferto fino a morirne, ha però anche saputo ricostruire un ordine morale, una dirittura sociale, un credo religioso per quanti, come lui, ne avevano bisogno. Per fare questo, egli ha amato così tanto la sua città e ha dovuto allontanarsene, ha percorso in lungo e in largo la penisola per portare, nelle contraddizioni di ogni tipo, anche quelle politiche, l'ordine morale, la dirittura sociale, il credo religioso che andava ricostruendo sulla sua pelle. Un Santo con queste peculiarità non poteva non essere reclamato come “patrono d'Italia”, non poteva non rimanerlo, al di là della rovina dei regimi e delle guerre. Oggi stesso, che ci avviciniamo al 150°anniversario dell'Unità d'Italia e a quello della nostra Provincia, ritroviamo nella sua viva esperienza di predicatore e di riformatore l'esigenza di dare al lavoro quotidiano di ognuno di noi il senso dell'impegno per la collettività nazionale alla quale apparteniamo, noi che vi siamo nati e i molti che vi sono giunti da altre parti del mondo. Nella società del suo tempo, San Francesco non ha potuto vedere all'opera i princìpi morali e spirituali per i quali aveva tanto sofferto e predicato. Sicuramente, però, egli sapeva che, nel tempo, la sua “riforma dei cuori” si sarebbe affermata e sarebbe stata impiegata a vantaggio delle compagini sociali, degli organismi nazionali e della pace sul pianeta terra. Sono esattamente questi – la giustizia sociale, l'unità all'interno delle nazioni, la pace fra i popoli - i “beni” ai quali oggi noi, che siamo molto progrediti rispetto al XIII secolo, non possiamo permetterci di rinunciare, pena il ritorno apocalittico ad un nuovo, più spettrale medioevo.
Per questo noi continuiamo a sentirci sempre più vicini a San Francesco d'Assisi e, specie nei momenti di maggiore difficoltà istituzionale e spirituale, ci affidiamo alla sua vocazione di uomo capace di parlare a tutta l'Italia il linguaggio della sincerità, dell'amore e dell'unione e auspichiamo che il suo messaggio di pace e di solidarietà transiti attraverso i propositi di tutti affinché questo sia il primo obiettivo da raggiungere da parte della nostra collettività e di tutti i popoli”.
0i.110509/GG