(Cittadino e Provincia) – Perugia 13 gennaio 2012 – “La situazione dell’ “ Antonio Merloni “ – afferma in una mozione urgente i capigruppo del Prc e del Pdci in Consiglio Provinciale Luca Baldelli e Giampiero Fugnanesi - è un dato negativo ormai strutturale dell’economia umbra e, in particolare, della Provincia di Perugia e del comprensorio eugubino – gualdese, il quale più di ogni altra realtà territoriale ha risentito dei contraccolpi generati dalla crisi dello storico marchio, con l’aumento esponenziale della Cassa Integrazione, la crisi dell’indotto costruito in anni di attività dell’azienda, la conseguente riduzione della capacità di spesa di vasti settori della popolazione, con chiusura di attività commerciali ed artigianali di piccole e medie dimensioni .La Provincia di Perugia si è sempre distinta per la massima attenzione dedicata alle vicissitudini del Gruppo, profondendo il proprio impegno in maniera molto puntuale, sia con la partecipazione agli appositi tavoli istituzionali, sia, in termini ancora più tangibili e concreti, con l’anticipazione della Cassa Integrazione a tutti i lavoratori degli impianti dislocati sul territorio provinciale nell’anno 2009, misura che permise a 1000 famiglie circa di poter disporre tempestivamente di un minimo vitale, in attesa che la burocrazia dell’Inps evadesse le pratiche necessarie alla corresponsione degli assegni della Cig. Gli Accordi firmati a Roma dalle parti sociali, in data 10 giugno 2012, prevedono un ulteriore regime biennale di Cassa Integrazione per i 700 operai della “ Antonio Merloni “ degli stabilimenti di Fabriano e Gaifana riassorbiti dall’azienda “ J & P “ ( la quale ha acquistato il settore “ bianco “ del Gruppo ), assieme a iniziative mirate alla riqualificazione e formazione delle maestranze. Nel 2010 era stato sottoscritto un Accordo di Programma ampio ed articolato tra Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Umbria, Regione Marche e Regione Emilia Romagna, finalizzato alla promozione dell’occupazione dei lavoratori dell’ “ Antonio Merloni “, alla reindustrializzazione dei territori colpiti dalla crisi del Gruppo, nonché al sostegno delle piccole e medie imprese dell’indotto, con punti fondamentali quali : agevolazioni a beneficio di potenziali investitori, con bonus previsti per ogni unità lavorativa assunta e possibilità di accesso al Fondo relativo alla Legge 181 / 89 per il rilancio delle aree industriali interessate da crisi di settore; sostegno ai fornitori titolari di attività con fatturati legati per il 30 % almeno alla “ Antonio Merloni “; contributi a fondo perduto per soggetti imprenditoriali intenzionati a realizzare progetti industriali, fino ad una misura massima del 25 % del totale degli investimenti programmati; possibilità di applicazione della Legge 181 / 89 per i Comuni (individuati dall’Ordinanza Terremoto 1997 ) con una specializzazione manifatturiera maggiore del 25 % rispetto alla media del Centro Italia. La riassunzione di sole 700 unità lavorative dell’ “ Antonio Merloni “ si configura come una misura del tutto parziale e discriminante, slegata come è da qualsiasi ragionamento ampio ed articolato sul futuro dell’Azienda, sul riassorbimento di tutti i lavoratori in un arco temporale definito, sull’applicazione integrale dell’Accordo di Programma sopra richiamato, il quale non è e non può essere un coacervo di buone intenzioni sistematicamente disattese dalle scelte politiche e imprenditoriali, ma è e deve essere l’ancora di salvezza per un comprensorio marginale rispetto alle grandi arterie di comunicazione, alle direttrici dei flussi commerciali, colpito non meno di altri dai processi di crisi economica e deindustrializzazione”
Per questo i due capigruppo chiedono del documento di “promuovere ogni azione utile a sollecitare l’integrale applicazione dell’Accordo di Programma, sia in ordine alla riassunzione, scaglionata nel tempo, delle maestranze, garantendo al massimo i livelli occupazionali, sia in ordine all’attuazione di tutti gli strumenti previsti per incentivare la creazione di posti di lavoro nei territori maggiormente colpiti dalla crisi del Gruppo, in modo tale da ravvivare un tessuto economico pesantemente sconquassato in quasi ogni articolazione produttiva e valorizzare il patrimonio di saperi e professionalità costruito in anni e anni di storia mondo del lavoro umbro; agire con tempestività e determinazione per giungere, nella Regione Umbria, alla creazione di un Tavolo interistituzionale che assuma il compito, prioritario e non più rinviabile, di ripensare il modello di sviluppo nei nostri territori, promuovendo a tutti i livelli la diversificazione dell’apparato produttivo, di concerto con le parti sociali e con il sistema bancario, con attenzione alle specificità locali e ai settori di punta meno o per niente toccati dalla crisi”.
Gc12004.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 13 gennaio 2012 – “La situazione dell’ “ Antonio Merloni “ – afferma in una mozione urgente i capigruppo del Prc e del Pdci in Consiglio Provinciale Luca Baldelli e Giampiero Fugnanesi - è un dato negativo ormai strutturale dell’economia umbra e, in particolare, della Provincia di Perugia e del comprensorio eugubino – gualdese, il quale più di ogni altra realtà territoriale ha risentito dei contraccolpi generati dalla crisi dello storico marchio, con l’aumento esponenziale della Cassa Integrazione, la crisi dell’indotto costruito in anni di attività dell’azienda, la conseguente riduzione della capacità di spesa di vasti settori della popolazione, con chiusura di attività commerciali ed artigianali di piccole e medie dimensioni .La Provincia di Perugia si è sempre distinta per la massima attenzione dedicata alle vicissitudini del Gruppo, profondendo il proprio impegno in maniera molto puntuale, sia con la partecipazione agli appositi tavoli istituzionali, sia, in termini ancora più tangibili e concreti, con l’anticipazione della Cassa Integrazione a tutti i lavoratori degli impianti dislocati sul territorio provinciale nell’anno 2009, misura che permise a 1000 famiglie circa di poter disporre tempestivamente di un minimo vitale, in attesa che la burocrazia dell’Inps evadesse le pratiche necessarie alla corresponsione degli assegni della Cig. Gli Accordi firmati a Roma dalle parti sociali, in data 10 giugno 2012, prevedono un ulteriore regime biennale di Cassa Integrazione per i 700 operai della “ Antonio Merloni “ degli stabilimenti di Fabriano e Gaifana riassorbiti dall’azienda “ J & P “ ( la quale ha acquistato il settore “ bianco “ del Gruppo ), assieme a iniziative mirate alla riqualificazione e formazione delle maestranze. Nel 2010 era stato sottoscritto un Accordo di Programma ampio ed articolato tra Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Umbria, Regione Marche e Regione Emilia Romagna, finalizzato alla promozione dell’occupazione dei lavoratori dell’ “ Antonio Merloni “, alla reindustrializzazione dei territori colpiti dalla crisi del Gruppo, nonché al sostegno delle piccole e medie imprese dell’indotto, con punti fondamentali quali : agevolazioni a beneficio di potenziali investitori, con bonus previsti per ogni unità lavorativa assunta e possibilità di accesso al Fondo relativo alla Legge 181 / 89 per il rilancio delle aree industriali interessate da crisi di settore; sostegno ai fornitori titolari di attività con fatturati legati per il 30 % almeno alla “ Antonio Merloni “; contributi a fondo perduto per soggetti imprenditoriali intenzionati a realizzare progetti industriali, fino ad una misura massima del 25 % del totale degli investimenti programmati; possibilità di applicazione della Legge 181 / 89 per i Comuni (individuati dall’Ordinanza Terremoto 1997 ) con una specializzazione manifatturiera maggiore del 25 % rispetto alla media del Centro Italia. La riassunzione di sole 700 unità lavorative dell’ “ Antonio Merloni “ si configura come una misura del tutto parziale e discriminante, slegata come è da qualsiasi ragionamento ampio ed articolato sul futuro dell’Azienda, sul riassorbimento di tutti i lavoratori in un arco temporale definito, sull’applicazione integrale dell’Accordo di Programma sopra richiamato, il quale non è e non può essere un coacervo di buone intenzioni sistematicamente disattese dalle scelte politiche e imprenditoriali, ma è e deve essere l’ancora di salvezza per un comprensorio marginale rispetto alle grandi arterie di comunicazione, alle direttrici dei flussi commerciali, colpito non meno di altri dai processi di crisi economica e deindustrializzazione”
Per questo i due capigruppo chiedono del documento di “promuovere ogni azione utile a sollecitare l’integrale applicazione dell’Accordo di Programma, sia in ordine alla riassunzione, scaglionata nel tempo, delle maestranze, garantendo al massimo i livelli occupazionali, sia in ordine all’attuazione di tutti gli strumenti previsti per incentivare la creazione di posti di lavoro nei territori maggiormente colpiti dalla crisi del Gruppo, in modo tale da ravvivare un tessuto economico pesantemente sconquassato in quasi ogni articolazione produttiva e valorizzare il patrimonio di saperi e professionalità costruito in anni e anni di storia mondo del lavoro umbro; agire con tempestività e determinazione per giungere, nella Regione Umbria, alla creazione di un Tavolo interistituzionale che assuma il compito, prioritario e non più rinviabile, di ripensare il modello di sviluppo nei nostri territori, promuovendo a tutti i livelli la diversificazione dell’apparato produttivo, di concerto con le parti sociali e con il sistema bancario, con attenzione alle specificità locali e ai settori di punta meno o per niente toccati dalla crisi”.
Gc12004.red