(Cittadino e Provincia) – Perugia 22 maggio 2012 – “Il Gruppo provinciale del PRC in Consiglo Provinciale – è scritto una nota emessa dal suo capogruppo Luca Baldelli - invita tutte le istituzioni a non abbassare la guardia sulla tematica del gasdotto Brindisi – Minerbio, specie in vista dell’iniziativa di mercoledì 23 maggio in Consiglio provinciale . Il territorio umbro non è ancora al riparo dai disegni di devastazione di chi vuole trasformarlo in una servitù di passaggio, ad esclusivo beneficio di un’opera inutile e dannosa, voluta da una multinazionale in barba ad ogni esigenza di difesa del territorio, della sua naturale vocazione turistica, dei tesori paesaggistici che ogni anno richiamano migliaia e migliaia di persone nei nostri territori. Il gasdotto è un’opera che non serve : di energia in Italia ce n’è a sufficienza, e ancora largamente non sfruttate sono le energie solare, eolica e geotermica. A chi giova – ci chiediamo - importare gas in eccesso rispetto alla domanda, costruire rigassificatori e metanodotti che per giunta portano energia non in Italia, ma nel Nord Europa ( è il caso del “ tubo “ Snam che dovrebbe passare nei nostri territori ), in un momento nel quale l’economia è in recessione e i consumi segnano livelli negativi da record ? A chi giova se non a speculatori e accaparratori che hanno pianificato per il nostro Paese uno stato di dipendenza energetica permanente da poche multinazionali e da pochi Paesi a queste alleati ? Le istituzioni locali, così come quelle nazionali, debbono scegliere tra due alternative : o essere il comitato d’affari delle corporations e avallare progetti che portano zero benefici e incommensurabili danni alle collettività dei territori interessati, oppure tutelare l’interesse pubblico . Tutelare l’interesse pubblico significa esprimere un chiaro e netto no ad ogni ipotesi di realizzazione di un ‘opera sciagurata, che non porterebbe nemmeno un metro cubo di gas alle comunità della montagna umbro – marchigiana e devasterebbe in maniera irreversibile l’ecosistema, unico ed irripetibile, dell’Appennino, alla faccia della tanto decantata filiera turismo – cultura – ambiente, quella filiera virtuosa e ricca di potenzialità che qualcuno, è il caso di dire, continua a declinare con un certo strabismo ,dal momento che poi, a livello locale e nazionale, compie scelte e produce atti che vanno in tutt’altro senso. Il gasdotto Brindisi – Minerbio va bloccato, però, non solo perché deturperebbe il paesaggio appenninico, ma anche perchè distruggerebbe, se realizzato, l’economia di intere zone , piene di gente che ha investito in attività ricettive ed agricole, svolgendo anche una preziosa opera di presidio del territorio e di sua protezione dai tristi fenomeni del dissesto idro – geologico, ben noti in Italia. Il metanodotto va bloccato perché passa in zone franose, censite e non censite, con tutti i pericoli del caso ; perché distrugge tartufaie e piantagioni ad alta valenza economica, oltre che ambientale; perché costituisce , con la servitù di passaggio stessa, un esproprio forzoso di territorio , impendendo la normale conduzione di attività agricole. Gli umbri, i marchigiani e gli abruzzesi non sarebbero più padroni a casa loro, qualora quest’opera venisse realizzata. Ecco perché bisogna schierarsi per un secco no al gasdotto, spingendo per altre soluzioni : innanzitutto, sfatare il mito di una “ fame energetica “ italiana, che in un periodo di recessione è finanche ridicolo ; in secondo luogo, cominciare a prendere in considerazione la tratta del Mare Adriatico come percorso eventuale per l’opera, qualora la si ritenesse necessaria e imprescindibile. Ecco perché il Gruppo del PRC spera che dall’iniziativa del 23 in Consiglio provinciale, alla presenza di Consiglieri regionali, provinciali, Sindaci, associazioni, movimenti, sensibilità varie del Centro Italia, possa emergere una netta opzione contraria all’opera, che sensibilizzi sempre più anche quegli Enti che fino ad oggi hanno fatto orecchie da mercante nei confronti di una questione urgente e seria. Il tempo delle parole è finito : occorre decidere se stare con i cittadini o se stare con le multinazionali. Tertium non datur“.
Gc12180.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 22 maggio 2012 – “Il Gruppo provinciale del PRC in Consiglo Provinciale – è scritto una nota emessa dal suo capogruppo Luca Baldelli - invita tutte le istituzioni a non abbassare la guardia sulla tematica del gasdotto Brindisi – Minerbio, specie in vista dell’iniziativa di mercoledì 23 maggio in Consiglio provinciale . Il territorio umbro non è ancora al riparo dai disegni di devastazione di chi vuole trasformarlo in una servitù di passaggio, ad esclusivo beneficio di un’opera inutile e dannosa, voluta da una multinazionale in barba ad ogni esigenza di difesa del territorio, della sua naturale vocazione turistica, dei tesori paesaggistici che ogni anno richiamano migliaia e migliaia di persone nei nostri territori. Il gasdotto è un’opera che non serve : di energia in Italia ce n’è a sufficienza, e ancora largamente non sfruttate sono le energie solare, eolica e geotermica. A chi giova – ci chiediamo - importare gas in eccesso rispetto alla domanda, costruire rigassificatori e metanodotti che per giunta portano energia non in Italia, ma nel Nord Europa ( è il caso del “ tubo “ Snam che dovrebbe passare nei nostri territori ), in un momento nel quale l’economia è in recessione e i consumi segnano livelli negativi da record ? A chi giova se non a speculatori e accaparratori che hanno pianificato per il nostro Paese uno stato di dipendenza energetica permanente da poche multinazionali e da pochi Paesi a queste alleati ? Le istituzioni locali, così come quelle nazionali, debbono scegliere tra due alternative : o essere il comitato d’affari delle corporations e avallare progetti che portano zero benefici e incommensurabili danni alle collettività dei territori interessati, oppure tutelare l’interesse pubblico . Tutelare l’interesse pubblico significa esprimere un chiaro e netto no ad ogni ipotesi di realizzazione di un ‘opera sciagurata, che non porterebbe nemmeno un metro cubo di gas alle comunità della montagna umbro – marchigiana e devasterebbe in maniera irreversibile l’ecosistema, unico ed irripetibile, dell’Appennino, alla faccia della tanto decantata filiera turismo – cultura – ambiente, quella filiera virtuosa e ricca di potenzialità che qualcuno, è il caso di dire, continua a declinare con un certo strabismo ,dal momento che poi, a livello locale e nazionale, compie scelte e produce atti che vanno in tutt’altro senso. Il gasdotto Brindisi – Minerbio va bloccato, però, non solo perché deturperebbe il paesaggio appenninico, ma anche perchè distruggerebbe, se realizzato, l’economia di intere zone , piene di gente che ha investito in attività ricettive ed agricole, svolgendo anche una preziosa opera di presidio del territorio e di sua protezione dai tristi fenomeni del dissesto idro – geologico, ben noti in Italia. Il metanodotto va bloccato perché passa in zone franose, censite e non censite, con tutti i pericoli del caso ; perché distrugge tartufaie e piantagioni ad alta valenza economica, oltre che ambientale; perché costituisce , con la servitù di passaggio stessa, un esproprio forzoso di territorio , impendendo la normale conduzione di attività agricole. Gli umbri, i marchigiani e gli abruzzesi non sarebbero più padroni a casa loro, qualora quest’opera venisse realizzata. Ecco perché bisogna schierarsi per un secco no al gasdotto, spingendo per altre soluzioni : innanzitutto, sfatare il mito di una “ fame energetica “ italiana, che in un periodo di recessione è finanche ridicolo ; in secondo luogo, cominciare a prendere in considerazione la tratta del Mare Adriatico come percorso eventuale per l’opera, qualora la si ritenesse necessaria e imprescindibile. Ecco perché il Gruppo del PRC spera che dall’iniziativa del 23 in Consiglio provinciale, alla presenza di Consiglieri regionali, provinciali, Sindaci, associazioni, movimenti, sensibilità varie del Centro Italia, possa emergere una netta opzione contraria all’opera, che sensibilizzi sempre più anche quegli Enti che fino ad oggi hanno fatto orecchie da mercante nei confronti di una questione urgente e seria. Il tempo delle parole è finito : occorre decidere se stare con i cittadini o se stare con le multinazionali. Tertium non datur“.
Gc12180.red