Presentato lo spettacolo del Teatro di Sacco "Io non ho pace". E' un progetto sostenuto dalla Consigliera di paritÃÂ della Provincia
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 23 novembre ’18 – Il teatro, con la sua funzione catartica, di rielaborazione e persino di riparazione, può guarire dal male. Per questo motivo nel presentare oggi in Provincia lo spettacolo “Io non ho pace”, si sono avute parole di grande apprezzamento non solo sotto il profilo artistico, ma soprattutto per la valenza sociale che l’evento riveste.
In vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Teatro di Sacco, in collaborazione con la Consigliera di parità della Provincia di Perugia, Gemma Paola Bracco, ha presentato lo spettacolo teatrale ispirato alla graphic novel Io so’ Carmela (Edizioni Becco Giallo), basata sulla tragica vita di Carmela Cirella per la drammaturgia di Barbara Bracci e la regia di Roberto Biselli. Uno spettacolo che da questa sera al 25 novembre sarà inserita all’interno della rassegna Indizi giunta alla ventiquattresima edizione, in scena in prima nazionale, presso la Sala Cutu di Perugia, mentre il 27 e 28 sarà rappresentato in orario mattutino.
La presentazione dell’evento ha offerto l’occasione questa mattina nella Sala Falcone Borsellino di riflettere sul tema del male, su come sia necessario affrontarlo, combatterlo e liberarcene anche attraverso la creazione artistica. Nel sottolineare come quest’anno in occasione del 25 novembre si sia ricorsi a forme diverse di sensibilizzazione, la Consigliera Bracco in apertura dell’incontro ha ricordato come sia stato necessario passare attraverso il sacrificio di tante donne per mettere mano alle norme e introdurre modifiche al Codice Penale.
La presentazione vera e propria dello spettacolo è stata affidata al critico teatrale Simone Pacini che ha parlato di un riuscito incontro tra recitazione, grafica e musica dal vivo, in un dialogo in cui l’attore non perde tuttavia mai importanza e non scompare mai di scena. Il regista Roberto Biselli ha precisato che lo spettacolo, basato su fatti accaduti nel 2007 nella periferia di Taranto, non può essere considerato “teatro civile”, bensì una invenzione sul tema.
“E’ importante parlare del fenomeno della violenza di genere in modo appropriato e non fuorviante, altrimenti ci si rende complici”: sono state le parole della giornalista Vanna Ugolini che ha riflettuto su come ancora esistano troppe situazioni in cui tale violenza non viene riconosciuta, neanche dalle stesse vittime.
“Le storie che arrivano alle cronache – ha commentato Giulia Romano del Centro antiviolenza di “Catia Bellini” di Perugia – sono solo alcune delle più eclatanti. La maggior parte invece sono storie normali in cui la violenza si insinua lentamente”. Per Marina Toschi, membro di Pro-choice, storie come quella raccontata nello spettacolo del Teatro di Sacco offendono profondamente il nostro senso di umanità. “Bisogna lasciare un segno – ha aggiunto – soprattutto sulle nuove generazioni”. Di come l’arte possa tuttavia guarire il male ha parlato infine la psicologa-psicoterapeuta Rosella De Leonibus. “Il teatro – ha spiegato – da sempre ha una funzione catartica, ma ha anche la capacità di dare un nome ai fenomeni, di elaborare il dramma e il trauma e persino di mediare fino a riparare il dramma stesso”.
LO SPETTACOLO
Quella di Carmela è una storia di violenza inaudita con esiti irreversibili, accaduta nella periferia tarantina. Il 15 aprile 2007, dopo la permanenza in un centro di recupero, Carmela si getta dal settimo piano del suo palazzo: aveva 13 anni, era stata stuprata da più uomini e abbandonata dalle istituzioni.
Lo spettacolo racconta la storia di Carmela in modo delicato e sensibile: il personaggio principale, Carmela, non è presente, ma viene evocato dalle parole del padre e dell’amica che si trovano a parlare di lei, anni dopo la sua morte. Sono due dolori che si incontrano e ricostruiscono una storia, che prende vita grazie alle interazioni degli attori con le proiezioni della graphic novel.
Lo sviluppo drammaturgico si orchestra dunque su tre piani: quello attoriale, le video proiezioni a cura di Leonardo Giuli,con il disegno luci di Patrick Vitaliela musica di Francesco Federici e Francesca Lisetto, la cui splendida voce e la figura daranno anima e corpo a Carmela. Un allestimento che vuole far coesistere la poesia del tratto grafico con la presenza cruda e dura dei personaggi e il mondo della musica, per condurci in questo viaggio nella memoria e nel dolore di Carmela.
Lo spettacolo rievoca, dunque, la vicenda tragica di Carmela non solo per non dimenticare, affinché ciò che è accaduto non avvenga più, ma racconta anche il bisogno di reagire al male per non farsene sopraffare, sottolinea la necessità di una narrazione volta a un passato che non si può seppellire, ma che preme per essere raccontato, nel ricordo di chi resta e per aprire le porte all’elaborazione del lutto, alla coscienza, con l’intento finale di estrapolare il male, di liberarlo in un potente e leggerissimo canto.
Cl18009.ET
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 23 novembre ’18 – Il teatro, con la sua funzione catartica, di rielaborazione e persino di riparazione, può guarire dal male. Per questo motivo nel presentare oggi in Provincia lo spettacolo “Io non ho pace”, si sono avute parole di grande apprezzamento non solo sotto il profilo artistico, ma soprattutto per la valenza sociale che l’evento riveste.
In vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il Teatro di Sacco, in collaborazione con la Consigliera di parità della Provincia di Perugia, Gemma Paola Bracco, ha presentato lo spettacolo teatrale ispirato alla graphic novel Io so’ Carmela (Edizioni Becco Giallo), basata sulla tragica vita di Carmela Cirella per la drammaturgia di Barbara Bracci e la regia di Roberto Biselli. Uno spettacolo che da questa sera al 25 novembre sarà inserita all’interno della rassegna Indizi giunta alla ventiquattresima edizione, in scena in prima nazionale, presso la Sala Cutu di Perugia, mentre il 27 e 28 sarà rappresentato in orario mattutino.
La presentazione dell’evento ha offerto l’occasione questa mattina nella Sala Falcone Borsellino di riflettere sul tema del male, su come sia necessario affrontarlo, combatterlo e liberarcene anche attraverso la creazione artistica. Nel sottolineare come quest’anno in occasione del 25 novembre si sia ricorsi a forme diverse di sensibilizzazione, la Consigliera Bracco in apertura dell’incontro ha ricordato come sia stato necessario passare attraverso il sacrificio di tante donne per mettere mano alle norme e introdurre modifiche al Codice Penale.
La presentazione vera e propria dello spettacolo è stata affidata al critico teatrale Simone Pacini che ha parlato di un riuscito incontro tra recitazione, grafica e musica dal vivo, in un dialogo in cui l’attore non perde tuttavia mai importanza e non scompare mai di scena. Il regista Roberto Biselli ha precisato che lo spettacolo, basato su fatti accaduti nel 2007 nella periferia di Taranto, non può essere considerato “teatro civile”, bensì una invenzione sul tema.
“E’ importante parlare del fenomeno della violenza di genere in modo appropriato e non fuorviante, altrimenti ci si rende complici”: sono state le parole della giornalista Vanna Ugolini che ha riflettuto su come ancora esistano troppe situazioni in cui tale violenza non viene riconosciuta, neanche dalle stesse vittime.
“Le storie che arrivano alle cronache – ha commentato Giulia Romano del Centro antiviolenza di “Catia Bellini” di Perugia – sono solo alcune delle più eclatanti. La maggior parte invece sono storie normali in cui la violenza si insinua lentamente”. Per Marina Toschi, membro di Pro-choice, storie come quella raccontata nello spettacolo del Teatro di Sacco offendono profondamente il nostro senso di umanità. “Bisogna lasciare un segno – ha aggiunto – soprattutto sulle nuove generazioni”. Di come l’arte possa tuttavia guarire il male ha parlato infine la psicologa-psicoterapeuta Rosella De Leonibus. “Il teatro – ha spiegato – da sempre ha una funzione catartica, ma ha anche la capacità di dare un nome ai fenomeni, di elaborare il dramma e il trauma e persino di mediare fino a riparare il dramma stesso”.
LO SPETTACOLO
Quella di Carmela è una storia di violenza inaudita con esiti irreversibili, accaduta nella periferia tarantina. Il 15 aprile 2007, dopo la permanenza in un centro di recupero, Carmela si getta dal settimo piano del suo palazzo: aveva 13 anni, era stata stuprata da più uomini e abbandonata dalle istituzioni.
Lo spettacolo racconta la storia di Carmela in modo delicato e sensibile: il personaggio principale, Carmela, non è presente, ma viene evocato dalle parole del padre e dell’amica che si trovano a parlare di lei, anni dopo la sua morte. Sono due dolori che si incontrano e ricostruiscono una storia, che prende vita grazie alle interazioni degli attori con le proiezioni della graphic novel.
Lo sviluppo drammaturgico si orchestra dunque su tre piani: quello attoriale, le video proiezioni a cura di Leonardo Giuli,con il disegno luci di Patrick Vitaliela musica di Francesco Federici e Francesca Lisetto, la cui splendida voce e la figura daranno anima e corpo a Carmela. Un allestimento che vuole far coesistere la poesia del tratto grafico con la presenza cruda e dura dei personaggi e il mondo della musica, per condurci in questo viaggio nella memoria e nel dolore di Carmela.
Lo spettacolo rievoca, dunque, la vicenda tragica di Carmela non solo per non dimenticare, affinché ciò che è accaduto non avvenga più, ma racconta anche il bisogno di reagire al male per non farsene sopraffare, sottolinea la necessità di una narrazione volta a un passato che non si può seppellire, ma che preme per essere raccontato, nel ricordo di chi resta e per aprire le porte all’elaborazione del lutto, alla coscienza, con l’intento finale di estrapolare il male, di liberarlo in un potente e leggerissimo canto.
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