Presentata a Perugia la proposta umbra di riordino di funzioni e ruolo. Variati (presidente Upi): "Alle Province subito autorevolezza e risorse"
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 27 ottobre ’18 – “La Provincia deve tornare ad essere autorevole, ‘casa dei Comuni’ (soprattutto piccoli), dove discutere dei problemi del territorio e dei cittadini. Per questo deve anche essere adeguatamente finanziata”. Questo in sintesi il pensiero del presidente nazionale Upi Achille Variati intervenuto venerdì al convegno organizzato dalle Province di Perugia e Terni sulla necessità di riforma istituzionale dell’Ente.
“Nessun ritorno al passato, semplificazione e in futuro elezione diretta del presidente”: le parole d’ordine risuonate nella Sala del Consiglio provinciale di Perugia dove intorno ad un tavolo di sono ritrovati Province, Comuni e Regione a ragionare sulla proposta di riforma di riordino di funzioni e ruolo delle Province elaborata in seno al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli studi di Perugia (coordinato da Enrico Carloni) su impulso delle stesse Province umbre.
“Occorre rideterminare il ruolo di questi Enti – ha spiegato in apertura dei lavori il presidente della Provincia di Perugia Nando Mismetti - dotandoli di adeguate risorse umane e finanziarie per poter svolgere fino in fondo i propri compiti istituzionali. Abbiamo bisogno di un ente intermedio, ridisegnare la filiera dei livelli istituzionali affidando alle Province un ambito di area vasta e di casa dei Comuni”.
Ed è proprio da queste considerazioni che muove la proposta di riforma presentata ieri mattina. “Le Province, in quanto istituzioni della Repubblica – si legge nel documento - devono tornare ad essere nelle condizioni di erogare i servizi loro affidati, potendo contare su: organi politici pienamente riconosciuti; una organizzazione dell’ente e del personale tale da permettere la piena funzionalità della macchina amministrativa; una autonomia finanziaria tale da assicurare le risorse necessarie alla copertura delle spese per le funzioni fondamentali”. D’altronde, l’esito del referendum costituzionale del dicembre 2016 ci consegna un ente necessario a livello costituzionale, portatore di una “pari dignità” istituzionale, titolare di funzioni proprie, dotato di adeguate risorse per esercitarle, rappresentativo di una comunità. Un approdo dal quale muovere è quello della acquisita presa d’atto di una funzione complessiva delle province (anche) come “casa dei comuni”, questo dato deve condurre ad un’evoluzione complessiva che sia coerente con le diverse esigenze che si presentano nell’attuale scenario istituzionale. Pare opportuno immaginare un ritorno, sia pure parziale, ad un ente di primo livello, con organi direttamente eletti.
“Le Province – ha specificato Francesco Merloni, docente di diritto amministrativo - possono essere un elemento di rilancio del sistema consentendo alle Regioni di svolgere il ruolo di programmazione che la Costituzione naturalmente le affida. Pertanto, ne deriva che abbiano ruoli e funzioni nettamente distinti tra i vari livelli istituzionali nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà”. Su questo aspetto concorda anche il presidente provinciale ternano Giampiero Lattanzi per il quale “La Regione deve tornare a diventare ente legislativo e di indirizzo, partendo da una fase nuova poiché i tempi sono oramai maturi”.
Nel suo intervento il segretario regionale delle due Province Francesco Grilli ha posto l’accento sulle priorità, anche concrete, quali la possibilità di tornare ad assumere personale, la necessità di rimotivare quest’ultimo, la possibilità di esplorare nuovi campi in cui la Provincia può svolgere compiti importanti (informatica, procedure concorsuali, progettazioni).
“I Comuni devono poter contare su una Provincia con compiti certi e chiari”, ha dichiarato Massimiliano Presciutti per conto di Anci Umbria. Da qui la necessità a suo avviso di “fare uno sforzo di enorme coraggio e regolamentare il sistema istituzionale partendo dalle priorità dei territori”.
Salutando la giornata come un momento che segna la ripresa di un lavoro di concertazione, l’assessore regionale Antonio Bartolini ha sottolineato la necessità che “la riforma delle Province sia collegata ad un più ampio disegno che ripensi il ruolo anche di altri enti”. “Come Regioni non metteremo bocca sul tema della governance – ha poi aggiunto – ma su quello delle funzioni vorremmo dare il nostro contributo”.
“Ci aspettiamo dalle Regioni una grande collaborazione”, gli ha fatto eco Variati secondo il quale la Provincia potrebbe essere “l’elemento iniziale di rinnovamento di una grande riforma”. Ma intanto c’è da riconoscere a questi Enti le necessarie risorse finanziarie per i loro Bilanci: 250 milioni complessivamente per far fronte alle spese ordinarie e due miliardi nel triennio (di cui 700 milioni da subito) per affrontare le emergenze legate alle opere pubbliche viarie.
OI18034.RB/ET
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 27 ottobre ’18 – “La Provincia deve tornare ad essere autorevole, ‘casa dei Comuni’ (soprattutto piccoli), dove discutere dei problemi del territorio e dei cittadini. Per questo deve anche essere adeguatamente finanziata”. Questo in sintesi il pensiero del presidente nazionale Upi Achille Variati intervenuto venerdì al convegno organizzato dalle Province di Perugia e Terni sulla necessità di riforma istituzionale dell’Ente.
“Nessun ritorno al passato, semplificazione e in futuro elezione diretta del presidente”: le parole d’ordine risuonate nella Sala del Consiglio provinciale di Perugia dove intorno ad un tavolo di sono ritrovati Province, Comuni e Regione a ragionare sulla proposta di riforma di riordino di funzioni e ruolo delle Province elaborata in seno al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli studi di Perugia (coordinato da Enrico Carloni) su impulso delle stesse Province umbre.
“Occorre rideterminare il ruolo di questi Enti – ha spiegato in apertura dei lavori il presidente della Provincia di Perugia Nando Mismetti - dotandoli di adeguate risorse umane e finanziarie per poter svolgere fino in fondo i propri compiti istituzionali. Abbiamo bisogno di un ente intermedio, ridisegnare la filiera dei livelli istituzionali affidando alle Province un ambito di area vasta e di casa dei Comuni”.
Ed è proprio da queste considerazioni che muove la proposta di riforma presentata ieri mattina. “Le Province, in quanto istituzioni della Repubblica – si legge nel documento - devono tornare ad essere nelle condizioni di erogare i servizi loro affidati, potendo contare su: organi politici pienamente riconosciuti; una organizzazione dell’ente e del personale tale da permettere la piena funzionalità della macchina amministrativa; una autonomia finanziaria tale da assicurare le risorse necessarie alla copertura delle spese per le funzioni fondamentali”. D’altronde, l’esito del referendum costituzionale del dicembre 2016 ci consegna un ente necessario a livello costituzionale, portatore di una “pari dignità” istituzionale, titolare di funzioni proprie, dotato di adeguate risorse per esercitarle, rappresentativo di una comunità. Un approdo dal quale muovere è quello della acquisita presa d’atto di una funzione complessiva delle province (anche) come “casa dei comuni”, questo dato deve condurre ad un’evoluzione complessiva che sia coerente con le diverse esigenze che si presentano nell’attuale scenario istituzionale. Pare opportuno immaginare un ritorno, sia pure parziale, ad un ente di primo livello, con organi direttamente eletti.
“Le Province – ha specificato Francesco Merloni, docente di diritto amministrativo - possono essere un elemento di rilancio del sistema consentendo alle Regioni di svolgere il ruolo di programmazione che la Costituzione naturalmente le affida. Pertanto, ne deriva che abbiano ruoli e funzioni nettamente distinti tra i vari livelli istituzionali nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà”. Su questo aspetto concorda anche il presidente provinciale ternano Giampiero Lattanzi per il quale “La Regione deve tornare a diventare ente legislativo e di indirizzo, partendo da una fase nuova poiché i tempi sono oramai maturi”.
Nel suo intervento il segretario regionale delle due Province Francesco Grilli ha posto l’accento sulle priorità, anche concrete, quali la possibilità di tornare ad assumere personale, la necessità di rimotivare quest’ultimo, la possibilità di esplorare nuovi campi in cui la Provincia può svolgere compiti importanti (informatica, procedure concorsuali, progettazioni).
“I Comuni devono poter contare su una Provincia con compiti certi e chiari”, ha dichiarato Massimiliano Presciutti per conto di Anci Umbria. Da qui la necessità a suo avviso di “fare uno sforzo di enorme coraggio e regolamentare il sistema istituzionale partendo dalle priorità dei territori”.
Salutando la giornata come un momento che segna la ripresa di un lavoro di concertazione, l’assessore regionale Antonio Bartolini ha sottolineato la necessità che “la riforma delle Province sia collegata ad un più ampio disegno che ripensi il ruolo anche di altri enti”. “Come Regioni non metteremo bocca sul tema della governance – ha poi aggiunto – ma su quello delle funzioni vorremmo dare il nostro contributo”.
“Ci aspettiamo dalle Regioni una grande collaborazione”, gli ha fatto eco Variati secondo il quale la Provincia potrebbe essere “l’elemento iniziale di rinnovamento di una grande riforma”. Ma intanto c’è da riconoscere a questi Enti le necessarie risorse finanziarie per i loro Bilanci: 250 milioni complessivamente per far fronte alle spese ordinarie e due miliardi nel triennio (di cui 700 milioni da subito) per affrontare le emergenze legate alle opere pubbliche viarie.
OI18034.RB/ET