(Cittadino e Provincia) Perugia, 11 dicembre '14 - In riferimento ai recenti fatti di cronaca, che hanno portato all'arresto di numerosi soggetti legati al mondo della 'ndrangheta stabilmente residenti nel territorio umbro, il Presidente del Consiglio Comunale di Spoleto Giampiero Panfili sottolinea come il fenomeno fosse già stato oggetto di approfondimento politico durante la scorsa legislatura. “Da Presidente della Commissione Provinciale Controllo e Garanzia – dichiara Panfili -, chiesi alla Presidenza del Consiglio un confronto con la Regione dell'Umbria proprio sul tema della presenza sul territorio di infiltrazioni di carattere mafioso. Un lavoro di approfondimento che terminò con un Consiglio Provinciale straordinario al quale presero parte numerose Autorità. In quella sede venne sostenuto che, pur dovendo mantenere alta l'attenzione sul tema, la situazione era saldamente sotto controllo e che l'Umbria era e rimaneva una realtà immune da certi interessi. Oggi, a distanza di appena un anno da quelle dichiarazioni, la Magistratura parla di una sorta di 'mafizzazione' del territorio. Quello che è ancora più grave e sconcertante, però, è il dato secondo il quale non si tratterebbe di una articolazione periferica dell'organizzazione calabrese quanto, piuttosto, di un fenomeno umbro retto da soggetti residenti nel territorio da decenni. Sono certo che la Magistratura saprà fare luce sulla vicenda ma, al di là delle eventuali responsabilità penali dei soggetti coinvolti, occorre che la politica guardi in faccia il problema prendendo coscienza della sua reale entità. Scoprire con sorpresa infiltrazioni di carattere mafioso, addirittura “autoctone”, significa sostanzialmente aver perso contatto con la realtà del territorio, significa aver reciso quel filo che lega cittadini e Istituzioni. Mentre la mafia occupava fette di territorio attraverso il controllo diretto o indiretto del tessuto produttivo (usura, estorsione, false fatturazioni...), la politica – nella migliore delle ipotesi - non si è accorta che il nostro sistema di imprese era in sofferenza (per la chiusura del credito, per i ritardi nei pagamenti, per la difficoltà a reggere la concorrenza, per il deficit infrastrutturale) e si rendeva terreno fertile per altri tipi di 'assistenza'. In un sistema a credito bloccato – conclude Panfili -, trova facile ingresso l'usura e questo diventa grimaldello per un controllo diretto delle imprese, con le conseguenze e i rischi del caso. E' chiaro che non si debba parlare di una responsabilità diretta della politica, ci mancherebbe altro, ma quando questa trascura il territorio abbandonando il proprio sistema produttivo in balia della crisi senza intervenire, lascia spazio di facile manovra ad altri tipi di organizzazione. Oggi non possiamo che ringraziare le Forze di Polizia e la Magistratura per il lavoro di questi giorni, certi che il miglior ringraziamento sia quello di mantenere acceso il riflettore sul fenomeno, riconquistando quelle fette del territorio che evidentemente sono 'sfuggite' alla politica sana”.
Oi14333.red
(Cittadino e Provincia) Perugia, 11 dicembre '14 - In riferimento ai recenti fatti di cronaca, che hanno portato all'arresto di numerosi soggetti legati al mondo della 'ndrangheta stabilmente residenti nel territorio umbro, il Presidente del Consiglio Comunale di Spoleto Giampiero Panfili sottolinea come il fenomeno fosse già stato oggetto di approfondimento politico durante la scorsa legislatura. “Da Presidente della Commissione Provinciale Controllo e Garanzia – dichiara Panfili -, chiesi alla Presidenza del Consiglio un confronto con la Regione dell'Umbria proprio sul tema della presenza sul territorio di infiltrazioni di carattere mafioso. Un lavoro di approfondimento che terminò con un Consiglio Provinciale straordinario al quale presero parte numerose Autorità. In quella sede venne sostenuto che, pur dovendo mantenere alta l'attenzione sul tema, la situazione era saldamente sotto controllo e che l'Umbria era e rimaneva una realtà immune da certi interessi. Oggi, a distanza di appena un anno da quelle dichiarazioni, la Magistratura parla di una sorta di 'mafizzazione' del territorio. Quello che è ancora più grave e sconcertante, però, è il dato secondo il quale non si tratterebbe di una articolazione periferica dell'organizzazione calabrese quanto, piuttosto, di un fenomeno umbro retto da soggetti residenti nel territorio da decenni. Sono certo che la Magistratura saprà fare luce sulla vicenda ma, al di là delle eventuali responsabilità penali dei soggetti coinvolti, occorre che la politica guardi in faccia il problema prendendo coscienza della sua reale entità. Scoprire con sorpresa infiltrazioni di carattere mafioso, addirittura “autoctone”, significa sostanzialmente aver perso contatto con la realtà del territorio, significa aver reciso quel filo che lega cittadini e Istituzioni. Mentre la mafia occupava fette di territorio attraverso il controllo diretto o indiretto del tessuto produttivo (usura, estorsione, false fatturazioni...), la politica – nella migliore delle ipotesi - non si è accorta che il nostro sistema di imprese era in sofferenza (per la chiusura del credito, per i ritardi nei pagamenti, per la difficoltà a reggere la concorrenza, per il deficit infrastrutturale) e si rendeva terreno fertile per altri tipi di 'assistenza'. In un sistema a credito bloccato – conclude Panfili -, trova facile ingresso l'usura e questo diventa grimaldello per un controllo diretto delle imprese, con le conseguenze e i rischi del caso. E' chiaro che non si debba parlare di una responsabilità diretta della politica, ci mancherebbe altro, ma quando questa trascura il territorio abbandonando il proprio sistema produttivo in balia della crisi senza intervenire, lascia spazio di facile manovra ad altri tipi di organizzazione. Oggi non possiamo che ringraziare le Forze di Polizia e la Magistratura per il lavoro di questi giorni, certi che il miglior ringraziamento sia quello di mantenere acceso il riflettore sul fenomeno, riconquistando quelle fette del territorio che evidentemente sono 'sfuggite' alla politica sana”.
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