(Cittadino e Provincia) – Perugia 14 giugno 2014 - “Le Province sono un'istituzione Napoleonica e sono state l'asse portante del rapporto Stato – territorio dello Stato unitario. Riformarle, ridurle e renderle più consone alla realtà del mondo moderno era un obbligo. Decretarne il ridimensionamento attraverso il declassamento ad ente di secondo livello rappresenta però un grave errore, che creerà conflitti di competenze e problemi sul piano operativo. Eppure l'esperienza negativa dei comprensori degli anni 70 avrebbe dovuto insegnare qualcosa”. Il Senatore Franco Asciutti, l'ultimo dei candidati del centrodestra, alla carica di Presidente, la pensa così. “E' il classico gattopardismo italiano. Si fa finta di cambiare tutto, per non cambiare niente, peggiorando le cose. Le “nuove” Province, salvo che per le competenze sul lavoro, si occuperanno delle stesse materie di cui si occupano oggi, con qualche aggiunta, come quella relativa alla stazione appaltante che, visti i tempi, va analizzata ed applicata con molta attenzione e cautela. Non si taglia niente, nemmeno il cosiddetto personale politico, perchè esisterà ancora un Consiglio di 16 persone, Una giunta (Vicepresidente, più tre Consiglieri delegati) e un Presidente. A chi obietta che sarà formato da Sindaci e Consiglieri comunali, rispondo : perchè questi non sono politici? La verità è che l'unica cosa che si riduce è la democrazia, perchè un ente che gestisce servizi così delicati e importanti per i cittadini non verrà più eletto dalla gente, ma dalla politica. Paradossalmente si cerca di far passare come un'operazione di “antipolitica”, delle norme che aumentano il potere della politica. Le Province diventeranno infatti uno strumento delle Regioni che sono, invece, una delle principali cause dei problemi del nostro bilancio nazionale”. “Una vera riforma – conclude Asciutti - doveva partire da lì. L'idea di abolire Regioni e Province, creando un nuovo e vero ente intermedio. Solo così si risparmierebbero molti denari e si favorirebbe una riforma in grado di dare maggiore efficienza alle politiche di area vasta e di garantire un collegamento efficace tra Stato Centrale e Comuni”.
Gc14168.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 14 giugno 2014 - “Le Province sono un'istituzione Napoleonica e sono state l'asse portante del rapporto Stato – territorio dello Stato unitario. Riformarle, ridurle e renderle più consone alla realtà del mondo moderno era un obbligo. Decretarne il ridimensionamento attraverso il declassamento ad ente di secondo livello rappresenta però un grave errore, che creerà conflitti di competenze e problemi sul piano operativo. Eppure l'esperienza negativa dei comprensori degli anni 70 avrebbe dovuto insegnare qualcosa”. Il Senatore Franco Asciutti, l'ultimo dei candidati del centrodestra, alla carica di Presidente, la pensa così. “E' il classico gattopardismo italiano. Si fa finta di cambiare tutto, per non cambiare niente, peggiorando le cose. Le “nuove” Province, salvo che per le competenze sul lavoro, si occuperanno delle stesse materie di cui si occupano oggi, con qualche aggiunta, come quella relativa alla stazione appaltante che, visti i tempi, va analizzata ed applicata con molta attenzione e cautela. Non si taglia niente, nemmeno il cosiddetto personale politico, perchè esisterà ancora un Consiglio di 16 persone, Una giunta (Vicepresidente, più tre Consiglieri delegati) e un Presidente. A chi obietta che sarà formato da Sindaci e Consiglieri comunali, rispondo : perchè questi non sono politici? La verità è che l'unica cosa che si riduce è la democrazia, perchè un ente che gestisce servizi così delicati e importanti per i cittadini non verrà più eletto dalla gente, ma dalla politica. Paradossalmente si cerca di far passare come un'operazione di “antipolitica”, delle norme che aumentano il potere della politica. Le Province diventeranno infatti uno strumento delle Regioni che sono, invece, una delle principali cause dei problemi del nostro bilancio nazionale”. “Una vera riforma – conclude Asciutti - doveva partire da lì. L'idea di abolire Regioni e Province, creando un nuovo e vero ente intermedio. Solo così si risparmierebbero molti denari e si favorirebbe una riforma in grado di dare maggiore efficienza alle politiche di area vasta e di garantire un collegamento efficace tra Stato Centrale e Comuni”.
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