(Cittadino e Provincia) – Perugia, 9 aprile 2014 - “L’atteggiamento della Regione Umbria rispetto alle terre di Caicocci di Umbertide, occupate da cittadini volenterosi esemplari, non può suscitare se non sconcerto e biasimo : la stessa Regione che per anni e anni ha lasciato quel bene nel degrado e nell’incuria, a fronte di decine di disoccupati che avrebbero potuto trovarvi, in presenza di un’opportuna valorizzazione, lavoro e pane per le loro famiglie, oggi suona la fanfara dell’ipocrisia e della tracotanza pretendendo di “ riprendersi “ quel podere con l’edificio ad esso afferente ! – afferma in una nota del gruppo provinciale del PRC – Dove era la Regione quando lì tutto cadeva a pezzi ? Dove era la Regione quando i rovi nascevano in mezzo alla terra ? Che si vada contro chi quel bene lo sta recuperando e valorizzando e non contro chi ne aveva fatto l’emblema della fatiscenza, svalutando, oltretutto, un elemento del patrimonio dell’Ente Regione, la dice lunga sui tempi che viviamo : tempi in cui tutto è rovesciato, a partire dai principi di giustizia e verità . Esprimo la mia totale solidarietà agli “ occupanti “ di Caicocci ( ma meglio sarebbe parlare di cittadini che stanno salvando Caicocci da fine certa, rendendolo una voce attiva del patrimonio regionale ! ) e il più profondo biasimo per una Regione miope e sorda davanti a rivendicazioni che, un tempo, i Partiti di sinistra stampavano a lettere cubitali sulle loro bandiere ( basti pensare agli scioperi alla rovescia contro agrari e proprietari assenteisti, in base alla parola d’ordine “ la terra a chi la lavora “ ! ) . Colgo l’occasione anche per augurarmi che le proposte di legge sull’agricoltura sociale e la valorizzazione sociale delle terre pubbliche diventino effettive ed effettivamente applicate e che anche i Comuni e il Demanio la smettano di dare potere a burocrati ottusi e distanti anni luce dalla realtà, che viaggiano col codice alla mano e intanto impediscono a chi ha voglia di praticare agricoltura di qualità di poterlo fare, o affittando terre a prezzi proibitivi o frapponendo ostacoli burocratici a non finire dopo essersene fregati per decenni dello Stato di abbandono di beni appartenenti alla collettività” .
Gc14142.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 9 aprile 2014 - “L’atteggiamento della Regione Umbria rispetto alle terre di Caicocci di Umbertide, occupate da cittadini volenterosi esemplari, non può suscitare se non sconcerto e biasimo : la stessa Regione che per anni e anni ha lasciato quel bene nel degrado e nell’incuria, a fronte di decine di disoccupati che avrebbero potuto trovarvi, in presenza di un’opportuna valorizzazione, lavoro e pane per le loro famiglie, oggi suona la fanfara dell’ipocrisia e della tracotanza pretendendo di “ riprendersi “ quel podere con l’edificio ad esso afferente ! – afferma in una nota del gruppo provinciale del PRC – Dove era la Regione quando lì tutto cadeva a pezzi ? Dove era la Regione quando i rovi nascevano in mezzo alla terra ? Che si vada contro chi quel bene lo sta recuperando e valorizzando e non contro chi ne aveva fatto l’emblema della fatiscenza, svalutando, oltretutto, un elemento del patrimonio dell’Ente Regione, la dice lunga sui tempi che viviamo : tempi in cui tutto è rovesciato, a partire dai principi di giustizia e verità . Esprimo la mia totale solidarietà agli “ occupanti “ di Caicocci ( ma meglio sarebbe parlare di cittadini che stanno salvando Caicocci da fine certa, rendendolo una voce attiva del patrimonio regionale ! ) e il più profondo biasimo per una Regione miope e sorda davanti a rivendicazioni che, un tempo, i Partiti di sinistra stampavano a lettere cubitali sulle loro bandiere ( basti pensare agli scioperi alla rovescia contro agrari e proprietari assenteisti, in base alla parola d’ordine “ la terra a chi la lavora “ ! ) . Colgo l’occasione anche per augurarmi che le proposte di legge sull’agricoltura sociale e la valorizzazione sociale delle terre pubbliche diventino effettive ed effettivamente applicate e che anche i Comuni e il Demanio la smettano di dare potere a burocrati ottusi e distanti anni luce dalla realtà, che viaggiano col codice alla mano e intanto impediscono a chi ha voglia di praticare agricoltura di qualità di poterlo fare, o affittando terre a prezzi proibitivi o frapponendo ostacoli burocratici a non finire dopo essersene fregati per decenni dello Stato di abbandono di beni appartenenti alla collettività” .
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