(Cittadino e Provincia) – Perugia, 17 febbraio ’14 – “Non si può dire solo ‘no’; strumenti quali i tirocini formativi presso gli uffici giudiziari hanno dato risultati eccellenti”: così si è espresso in Consiglio provinciale il vicepresidente della Provincia di Perugia Aviano Rossi rispondendo ad una interrogazione di Luca Baldelli (Prc) il quale chiedeva di conoscere la posizione della Provincia in merito al “costituendo o costituito movimento-comitato che intenderebbe chiedere la sospensione dei bandi e percorsi formativi” quali appunto i tirocini. Come ricordato dallo stesso Baldelli, forte anche delle nuove possibilità offerte dalla L.228/12, la Provincia di Perugia si è impegnata nella messa in campo di percorsi formativi a beneficio di disoccupati e inoccupati nelle istituzioni della Giustizia presenti su base locale. Strumenti che oggi alcuni soggetti chiedono di sospendere. “Sono sconcertato – ha dichiarato Rossi – per come siano state intraprese iniziative strumentali, giocando sul futuro di un centinaio di persone. Non si può chiedere di sospendere un istituto previsto dall’ordinamento giuridico nazionale e per il quale vi sono delle risorse europee a disposizione. Si tratta di opportunità che hanno dato risultati eccellenti”. Secondo la ricostruzione di Rossi la storia della formazione professionale vede i relativi strumenti concentrati sull’addestramento della manodopera specializzata, ma quando si registra una disoccupazione intellettuale come quella attuale, è fondamentale ritarare gli strumenti sulle necessità emergenti. La laurea in scienze giuridiche, vocata all’avvio di una attività libero-professionale, non può che trarre vantaggi da una esperienza negli uffici giudiziari nell’immediato post-laurea, peraltro con un assegno di formazione garantito da risorse europee. “Affermare che nel compiere questa operazione abbiamo creato dei nuovi disoccupati – ha sostenuto il vicepresidente - è una mistificazione pericolosa della realtà. Se questi ragazzi partecipano al progetto è perché sono disoccupati e non perché li abbiamo resi disoccupati ed illuderli sul fatto che da un tirocinio formativo possa generarsi una stabilizzazione, peraltro per attività amministrative e quindi mortificandoli rispetto alla loro preparazione, è a mio parere un atto irresponsabile”. Considerando la natura formativa dello strumento del tirocinio, a suo avviso piuttosto che percorrere strade impossibili, sarebbe meglio ottenere a livello ministeriale un riconoscimento particolare del titolo conseguito, sino a diventare titolo preferenziale in eventuali concorsi, nonché pensare a livello regionale ad un secondo step di specializzazione, avvalendosi sempre della disponibilità di risorse europee. In perfetta sintonia con quanto sostenuto dal vicepresidente della Provincia si è detto Baldelli che ha tuttavia informato come il comitato a cui si fa riferimento “è più composito di quanto si creda. Al suo interno c’è una componente che ha la volontà di risolvere il problema. Interrompere i bandi – ha sostenuto il consigliere provinciale – non sarebbe una buona scelta”. A suo avviso andrebbe istituito un tavolo di confronto con il Ministero.
FORM14012.ET
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 17 febbraio ’14 – “Non si può dire solo ‘no’; strumenti quali i tirocini formativi presso gli uffici giudiziari hanno dato risultati eccellenti”: così si è espresso in Consiglio provinciale il vicepresidente della Provincia di Perugia Aviano Rossi rispondendo ad una interrogazione di Luca Baldelli (Prc) il quale chiedeva di conoscere la posizione della Provincia in merito al “costituendo o costituito movimento-comitato che intenderebbe chiedere la sospensione dei bandi e percorsi formativi” quali appunto i tirocini. Come ricordato dallo stesso Baldelli, forte anche delle nuove possibilità offerte dalla L.228/12, la Provincia di Perugia si è impegnata nella messa in campo di percorsi formativi a beneficio di disoccupati e inoccupati nelle istituzioni della Giustizia presenti su base locale. Strumenti che oggi alcuni soggetti chiedono di sospendere. “Sono sconcertato – ha dichiarato Rossi – per come siano state intraprese iniziative strumentali, giocando sul futuro di un centinaio di persone. Non si può chiedere di sospendere un istituto previsto dall’ordinamento giuridico nazionale e per il quale vi sono delle risorse europee a disposizione. Si tratta di opportunità che hanno dato risultati eccellenti”. Secondo la ricostruzione di Rossi la storia della formazione professionale vede i relativi strumenti concentrati sull’addestramento della manodopera specializzata, ma quando si registra una disoccupazione intellettuale come quella attuale, è fondamentale ritarare gli strumenti sulle necessità emergenti. La laurea in scienze giuridiche, vocata all’avvio di una attività libero-professionale, non può che trarre vantaggi da una esperienza negli uffici giudiziari nell’immediato post-laurea, peraltro con un assegno di formazione garantito da risorse europee. “Affermare che nel compiere questa operazione abbiamo creato dei nuovi disoccupati – ha sostenuto il vicepresidente - è una mistificazione pericolosa della realtà. Se questi ragazzi partecipano al progetto è perché sono disoccupati e non perché li abbiamo resi disoccupati ed illuderli sul fatto che da un tirocinio formativo possa generarsi una stabilizzazione, peraltro per attività amministrative e quindi mortificandoli rispetto alla loro preparazione, è a mio parere un atto irresponsabile”. Considerando la natura formativa dello strumento del tirocinio, a suo avviso piuttosto che percorrere strade impossibili, sarebbe meglio ottenere a livello ministeriale un riconoscimento particolare del titolo conseguito, sino a diventare titolo preferenziale in eventuali concorsi, nonché pensare a livello regionale ad un secondo step di specializzazione, avvalendosi sempre della disponibilità di risorse europee. In perfetta sintonia con quanto sostenuto dal vicepresidente della Provincia si è detto Baldelli che ha tuttavia informato come il comitato a cui si fa riferimento “è più composito di quanto si creda. Al suo interno c’è una componente che ha la volontà di risolvere il problema. Interrompere i bandi – ha sostenuto il consigliere provinciale – non sarebbe una buona scelta”. A suo avviso andrebbe istituito un tavolo di confronto con il Ministero.
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