(Cittadino e Provincia) Perugia 14 febbraio ’14 – Sono passati 10 anni esatti dal giorno in cui, con una legge del 30 marzo 2004, è stata stabilita dal Parlamento Italiano la data del 10 Febbraio quale "Giornata del Ricordo", per commemorare le vittime dei massacri delle foibe e l'esodo Giuliano — Dalmata. Per questo motivo la Provincia di Perugia ha voluto celebrare questa ricorrenza con un Consiglio Provinciale aperto, tenutosi ieri presso la sala del Consiglio Provinciale in Piazza Italia, dedicato all’argomento, dal titolo “Foibe ed esodo tra storia e memoria”. A partecipare all’evento sono stati: il critico cinematografico Fabio Melelli, il giornalista Leonardo Varavano, Raffaella Rinaldi del Comitato 10 febbraio e Franco Papetti. Nel corso del pomeriggio sono stati proiettati pochi spezzoni di film e fiction che negli anni hanno parlato di foibe: “La città dolente” (film del ’43) e “Il cuore nel Pozzo” (fiction del 2005). Melelli ha sottolineato la marginale attenzione data a questo periodo storico d’Italia dal grande schermo. Dal 1943 al 1947 infatti, a Gorizia e in Istria, migliaia di cittadini italiani, per mano dei partigiani comunisti e delle truppe Jugoslave comandate da Josip Broz, noto come il Maresciallo Tito, furono barbaramente uccisi e gettati nei grandi inghiottitoi carsici detti appunto "foibe". “Furono uccise persone innocenti – ha affermato Bruno Biagiotti (FI) Vicepresidente del Consiglio Provinciale - l'unica loro colpa era l'essere italiani. Nel 1943, dopo la caduta del regime fascista e l'armistizio con gli anglo-americani, il regio esercito italiano perse il controllo dei territori di Istria e Dalmazia e ebbe inizio una sorta di vendetta da parte dei comunisti jugoslavi verso gli ex invasori. Le vittime non furono solo i rappresentanti del regime fascista e dello Stato italiano, ma anche qualsiasi manifesto o presunto oppositore politico. Dopo il trattato di pace del Febbraio 1947 tra Italia e Jugoslavia, col quale Istria e Dalmazia venivano cedute ufficialmente alla Jugoslavia, quasi mezzo milione di italiani fuggì da quelle terre, abbandonando tutti i propri averi, per il terrore di essere infoibati o internati nei gulag di Tito. Quello delle foibe è uno dei tanti eccidi posti per troppi anni sotto silenzio, una delle tante tragedie dimenticate, una delle tante verità che si è cercato di insabbiare. Oggi, terminato il tempo delle opposizioni ideologiche, l'Italia deve ristabilire questa verità storica, non si può infatti mai dimenticare che tutte le vittime dei regimi dittatoriali sono uguali, meritevoli di ricordo e di rispetto assoluto. La storia, "luce della verità" secondo la definizione di Cicerone, ha il compito dì fare chiarezza, di ricordare alle nuove generazioni una delle pagine più tristi della storia italiana, affinché simili ingiustificabili efferatezze non abbiano a ripetersi. La verità non può essere infoibata. Perché la verità non ha colori politici e va sempre annunciata, anche quando è scomoda. Senza fare i conti con essa non si ha futuro. E nella nostra Italia, spesso orfana di memoria storica, l'atroce verità dei martiri delle foibe, esattamente come quella delle leggi razziali e della Shoah, non deve essere dimenticata”.
“La mia famiglia – ha affermato Papetti - è stata costretta a lasciare tutto, 350.000 italiani sono stati costretti ad abbandonare l’Istria. All’arrivo in Italia gli stessi italiani ci hanno accolto con sputi e ingiurie, convinti che fossimo fascisti traditori. Per 60 anni, fino alla caduta del muro di Berlino di questo dramma non si è detto niente, è stato cancellato un pezzo di storia”.
Raffaela Rinaldi nel suo discorso ha fatto un preciso excursus storico sugli anni delle foibe spiegando che “destra e sinistra hanno sempre utilizzato questo pezzo di storia come grimaldello dell’ideologia”. Ad intervenire per l’opposizione è stato Franco Asciutti (NCD): “Io ero tra i banchi del senato quando abbiamo approvato nel 2004 la “Giornata del ricordo” per il 10 febbraio, e mi sono sentito più libero. Purtroppo la storia la scrivono i vincitori e non i perdenti. Ringrazio il Consiglio Provinciale per aver organizzato questo evento”. Giampiero Rasimelli (PD): “Credo che la giornata di oggi sia uno dei momenti più qualificanti di questo ente, le Foibe sono annoverate tra le ingiustizie irreparabili che hanno segnato la storia della vita italiana. Sulla menzogna non si può costruire la democrazia”.
Oi14070.DB
(Cittadino e Provincia) Perugia 14 febbraio ’14 – Sono passati 10 anni esatti dal giorno in cui, con una legge del 30 marzo 2004, è stata stabilita dal Parlamento Italiano la data del 10 Febbraio quale "Giornata del Ricordo", per commemorare le vittime dei massacri delle foibe e l'esodo Giuliano — Dalmata. Per questo motivo la Provincia di Perugia ha voluto celebrare questa ricorrenza con un Consiglio Provinciale aperto, tenutosi ieri presso la sala del Consiglio Provinciale in Piazza Italia, dedicato all’argomento, dal titolo “Foibe ed esodo tra storia e memoria”. A partecipare all’evento sono stati: il critico cinematografico Fabio Melelli, il giornalista Leonardo Varavano, Raffaella Rinaldi del Comitato 10 febbraio e Franco Papetti. Nel corso del pomeriggio sono stati proiettati pochi spezzoni di film e fiction che negli anni hanno parlato di foibe: “La città dolente” (film del ’43) e “Il cuore nel Pozzo” (fiction del 2005). Melelli ha sottolineato la marginale attenzione data a questo periodo storico d’Italia dal grande schermo. Dal 1943 al 1947 infatti, a Gorizia e in Istria, migliaia di cittadini italiani, per mano dei partigiani comunisti e delle truppe Jugoslave comandate da Josip Broz, noto come il Maresciallo Tito, furono barbaramente uccisi e gettati nei grandi inghiottitoi carsici detti appunto "foibe". “Furono uccise persone innocenti – ha affermato Bruno Biagiotti (FI) Vicepresidente del Consiglio Provinciale - l'unica loro colpa era l'essere italiani. Nel 1943, dopo la caduta del regime fascista e l'armistizio con gli anglo-americani, il regio esercito italiano perse il controllo dei territori di Istria e Dalmazia e ebbe inizio una sorta di vendetta da parte dei comunisti jugoslavi verso gli ex invasori. Le vittime non furono solo i rappresentanti del regime fascista e dello Stato italiano, ma anche qualsiasi manifesto o presunto oppositore politico. Dopo il trattato di pace del Febbraio 1947 tra Italia e Jugoslavia, col quale Istria e Dalmazia venivano cedute ufficialmente alla Jugoslavia, quasi mezzo milione di italiani fuggì da quelle terre, abbandonando tutti i propri averi, per il terrore di essere infoibati o internati nei gulag di Tito. Quello delle foibe è uno dei tanti eccidi posti per troppi anni sotto silenzio, una delle tante tragedie dimenticate, una delle tante verità che si è cercato di insabbiare. Oggi, terminato il tempo delle opposizioni ideologiche, l'Italia deve ristabilire questa verità storica, non si può infatti mai dimenticare che tutte le vittime dei regimi dittatoriali sono uguali, meritevoli di ricordo e di rispetto assoluto. La storia, "luce della verità" secondo la definizione di Cicerone, ha il compito dì fare chiarezza, di ricordare alle nuove generazioni una delle pagine più tristi della storia italiana, affinché simili ingiustificabili efferatezze non abbiano a ripetersi. La verità non può essere infoibata. Perché la verità non ha colori politici e va sempre annunciata, anche quando è scomoda. Senza fare i conti con essa non si ha futuro. E nella nostra Italia, spesso orfana di memoria storica, l'atroce verità dei martiri delle foibe, esattamente come quella delle leggi razziali e della Shoah, non deve essere dimenticata”.
“La mia famiglia – ha affermato Papetti - è stata costretta a lasciare tutto, 350.000 italiani sono stati costretti ad abbandonare l’Istria. All’arrivo in Italia gli stessi italiani ci hanno accolto con sputi e ingiurie, convinti che fossimo fascisti traditori. Per 60 anni, fino alla caduta del muro di Berlino di questo dramma non si è detto niente, è stato cancellato un pezzo di storia”.
Raffaela Rinaldi nel suo discorso ha fatto un preciso excursus storico sugli anni delle foibe spiegando che “destra e sinistra hanno sempre utilizzato questo pezzo di storia come grimaldello dell’ideologia”. Ad intervenire per l’opposizione è stato Franco Asciutti (NCD): “Io ero tra i banchi del senato quando abbiamo approvato nel 2004 la “Giornata del ricordo” per il 10 febbraio, e mi sono sentito più libero. Purtroppo la storia la scrivono i vincitori e non i perdenti. Ringrazio il Consiglio Provinciale per aver organizzato questo evento”. Giampiero Rasimelli (PD): “Credo che la giornata di oggi sia uno dei momenti più qualificanti di questo ente, le Foibe sono annoverate tra le ingiustizie irreparabili che hanno segnato la storia della vita italiana. Sulla menzogna non si può costruire la democrazia”.
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