(Cittadino e Provincia) – Perugia, 22 agosto 2013 - “Dalle ultime notizie pare proprio che il vertice di “ Umbriamobilità “ non concepisca alcuna seria politica per incentivare il trasporto pubblico – afferma in una interrogazione il capogruppo provinciale PRC, Luca Baldelli - cosa oltremodo urgente, e preferisce , viceversa, suonare la grancassa degli aumenti , giustificandoli col fatto che il Governo nazionale attuerà un taglio pesantissimo ai trasferimenti senza l’adeguamento delle tariffe ai parametri Istat e senza innalzare il rapporto tra tariffe dei titoli di viaggio e i costi complessivi del servizio fino al 35 % , percentuale fissata dalle leggi nazionali. Ora, se davvero biglietti e abbonamenti andassero a coprire il 35 % dei costi complessivi del servizio, ciò significherebbe la fine del trasporto pubblico come servizio, in quanto i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti diventerebbero talmente sconvenienti da inficiare il valore sociale del trasporto pubblico stesso e da rendere, addirittura, più appetibile l’utilizzo del mezzo privato. A questo hanno condotto le politiche dei Governi Berlusconi e Monti, con i tagli al Fondo del trasporto pubblico e con vincoli crescenti posti all’azione delle Amministrazioni proprietarie delle Aziende del trasporto pubblico . A questo condurrà l’azione degli Enti locali se non si compiranno scelte coraggiose che invertano la tendenza. Conosco benissimo, perché le vivo ogni giorno, le difficoltà finanziarie degli Enti locali, ma dinanzi ad uno scenario penalizzante verso i cittadini occorre mettere in campo risposte diverse . Aumentare i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti significa, in una fase come questa, solo colpire economicamente le famiglie , specie quelle dei lavoratori, e ottenere l’effetto contrario a quello desiderato di maggiori entrate : se il trasporto pubblico diventa più caro, l’utenza infatti diminuirà e con essa i proventi del sistema del tpl. Di questo e non di altro occorre essere coscienti . Si cita il fatto che non sono state adeguate, nel corso degli anni , le tariffe all’indice Istat e che dal 2008 biglietti e abbonamenti sono rimasti invariati: bene, questo fatto lo rivendico come vittoria politica del Gruppo che rappresento all’interno della Provincia e del Partito tutto, dal momento che , dal 2008 ad oggi, salari , stipendi e pensioni dei lavoratori non sono hanno subito ritocchi verso l’alto anzi, spesso, sono rimasti congelati al minimo di sussistenza. Nessun aumento può essere giustificabile, in una fase così pesante e se verranno atti in Consiglio improntati a questa filosofia non li voterò ! Se la Giunta dovesse autonomamente decidere correzioni di tariffe, come minimo, allora, andrebbero ripristinate alcune delle linee soppresse all’interno del processo di razionalizzazione. Tale processo è stato da me condiviso poiché ad esso non si accompagnavano aumenti di biglietti e abbonamenti e poiché si andavano a colpire situazioni non più sostenibili di sottoutilizzo del mezzo pubblico , i cosiddetti “ rami secchi “, per privilegiare le corse a maggiore utenza e migliorare il servizio nei luoghi, ad alta concentrazione abitativa e no, dove esso viene maggiormente usufruito . Nel momento in cui si realizzasse la malaugurata ipotesi di aumenti, tale razionalizzazione andrà sottoposta a revisione, con il reintegro del funzionamento di alcune linee extraurbane eliminate. Altra è la via da percorrere . Nessun aumento delle tariffe, ma :
1) Biglietto unico regionale ;
2) Netto taglio ai compensi dei dirigenti , che non sono solo quelli del Cda ( i cui costi sono indubbiamente diminuiti ), ma quelli afferenti a tutta la struttura di “ Umbriamobilità “;
3) Strategie per aumentare il numero dei passeggeri disincentivando l’utilizzo dell’auto privata;
4) Qualora lo Stato , in mancanza di aumenti delle tariffe, decida di tagliare unilateralmente 10 milioni di euro al servizio del trasporto pubblico locale, gli Enti locali intavolino subito una vertenza per il reintegro delle somme e intanto stanzino dai loro bilanci quello che manca. La Regione Umbria , con un bilancio complessivo di più di 2 miliardi di euro, può trovare una somma che equivale a meno dello 0,5 % delle somme gestite annualmente. La Provincia, con parte dei proventi delle alienazioni, potrebbe fare lo stesso. Diversamente, i cittadini vedrebbero solo aumenti a fronte di un’offerta del tpl diminuita e già sono da immaginare le reazioni scomposte e ipocrite di chi a Roma, Pdl in testa, decurta il Fondo del trasporto pubblico e in periferia protesta per il taglio dei servizi” .
Gc13399.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 22 agosto 2013 - “Dalle ultime notizie pare proprio che il vertice di “ Umbriamobilità “ non concepisca alcuna seria politica per incentivare il trasporto pubblico – afferma in una interrogazione il capogruppo provinciale PRC, Luca Baldelli - cosa oltremodo urgente, e preferisce , viceversa, suonare la grancassa degli aumenti , giustificandoli col fatto che il Governo nazionale attuerà un taglio pesantissimo ai trasferimenti senza l’adeguamento delle tariffe ai parametri Istat e senza innalzare il rapporto tra tariffe dei titoli di viaggio e i costi complessivi del servizio fino al 35 % , percentuale fissata dalle leggi nazionali. Ora, se davvero biglietti e abbonamenti andassero a coprire il 35 % dei costi complessivi del servizio, ciò significherebbe la fine del trasporto pubblico come servizio, in quanto i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti diventerebbero talmente sconvenienti da inficiare il valore sociale del trasporto pubblico stesso e da rendere, addirittura, più appetibile l’utilizzo del mezzo privato. A questo hanno condotto le politiche dei Governi Berlusconi e Monti, con i tagli al Fondo del trasporto pubblico e con vincoli crescenti posti all’azione delle Amministrazioni proprietarie delle Aziende del trasporto pubblico . A questo condurrà l’azione degli Enti locali se non si compiranno scelte coraggiose che invertano la tendenza. Conosco benissimo, perché le vivo ogni giorno, le difficoltà finanziarie degli Enti locali, ma dinanzi ad uno scenario penalizzante verso i cittadini occorre mettere in campo risposte diverse . Aumentare i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti significa, in una fase come questa, solo colpire economicamente le famiglie , specie quelle dei lavoratori, e ottenere l’effetto contrario a quello desiderato di maggiori entrate : se il trasporto pubblico diventa più caro, l’utenza infatti diminuirà e con essa i proventi del sistema del tpl. Di questo e non di altro occorre essere coscienti . Si cita il fatto che non sono state adeguate, nel corso degli anni , le tariffe all’indice Istat e che dal 2008 biglietti e abbonamenti sono rimasti invariati: bene, questo fatto lo rivendico come vittoria politica del Gruppo che rappresento all’interno della Provincia e del Partito tutto, dal momento che , dal 2008 ad oggi, salari , stipendi e pensioni dei lavoratori non sono hanno subito ritocchi verso l’alto anzi, spesso, sono rimasti congelati al minimo di sussistenza. Nessun aumento può essere giustificabile, in una fase così pesante e se verranno atti in Consiglio improntati a questa filosofia non li voterò ! Se la Giunta dovesse autonomamente decidere correzioni di tariffe, come minimo, allora, andrebbero ripristinate alcune delle linee soppresse all’interno del processo di razionalizzazione. Tale processo è stato da me condiviso poiché ad esso non si accompagnavano aumenti di biglietti e abbonamenti e poiché si andavano a colpire situazioni non più sostenibili di sottoutilizzo del mezzo pubblico , i cosiddetti “ rami secchi “, per privilegiare le corse a maggiore utenza e migliorare il servizio nei luoghi, ad alta concentrazione abitativa e no, dove esso viene maggiormente usufruito . Nel momento in cui si realizzasse la malaugurata ipotesi di aumenti, tale razionalizzazione andrà sottoposta a revisione, con il reintegro del funzionamento di alcune linee extraurbane eliminate. Altra è la via da percorrere . Nessun aumento delle tariffe, ma :
1) Biglietto unico regionale ;
2) Netto taglio ai compensi dei dirigenti , che non sono solo quelli del Cda ( i cui costi sono indubbiamente diminuiti ), ma quelli afferenti a tutta la struttura di “ Umbriamobilità “;
3) Strategie per aumentare il numero dei passeggeri disincentivando l’utilizzo dell’auto privata;
4) Qualora lo Stato , in mancanza di aumenti delle tariffe, decida di tagliare unilateralmente 10 milioni di euro al servizio del trasporto pubblico locale, gli Enti locali intavolino subito una vertenza per il reintegro delle somme e intanto stanzino dai loro bilanci quello che manca. La Regione Umbria , con un bilancio complessivo di più di 2 miliardi di euro, può trovare una somma che equivale a meno dello 0,5 % delle somme gestite annualmente. La Provincia, con parte dei proventi delle alienazioni, potrebbe fare lo stesso. Diversamente, i cittadini vedrebbero solo aumenti a fronte di un’offerta del tpl diminuita e già sono da immaginare le reazioni scomposte e ipocrite di chi a Roma, Pdl in testa, decurta il Fondo del trasporto pubblico e in periferia protesta per il taglio dei servizi” .
Gc13399.red