(Cittadino e Provincia) Perugia, 28 maggio ’13 - La II Commissione consiliare permanente della Provincia di Perugia, presieduta da Giampiero Fugnanesi (Comunisti italiani) ha approvato a maggioranza (7 favorevoli – 3 contrari) l’ordine del giorno, che sarà portato all’approvazione del Consiglio provinciale, relativo al riordino dell’ufficio del Giudice di Pace, elaborato sulla base della mozione presentata dal consigliere Enrico Bastioli (Socialisti rifornìmisti). Alla seduta oltre ai membri della Commissione stessa hanno partecipato, senza diritto al voto, l’assessore Piero Mignini e la consigliera Laura Zampa (Pd). In apertura Fugnanesi ha illustrato il documento nel quale si propone, di “impegnare il presidente e la giunta a continuare a porre in essere tutte le azioni finalizzate alla salvaguardia di un presidio del Giudice di Pace nelle città di Foligno, Assisi, Todi, Gualdo Tadino, Gubbio, Città di Castello, Norcia, Città della Pieve e Castiglione del Lago” di “sostenere le iniziative dei Comuni che si attiveranno nell’ambito della circoscrizione provinciale di Perugia, finalizzate al mantenimento e potenziamento degli uffici del Giudice di Pace secondo le possibilità offerte dalla legge ai Comuni nei quali sono stati soppressi gli uffici e quelle delle due sedi circondariali (Perugia e Spoleto) confermate dal decreto legislativo 156/2012” e di “promuovere e favorire in tal senso tutte le sinergie proponibili affinché si reperiscano le risorse necessarie all’ottimale funzionamento dei mantenuti Giudici di Pace, rendendosi disponibili anche a valutare l’utilizzo di proprio personale presso detti uffici locali, sulla base di idonea convenzione nel caso i Comuni interessati ne facciano richiesta”. Perplessità sono state espresse dalla consigliera Zampa che ha dichiarato: “Il documento doveva essere solo di indirizzo e di sostegno ai Comuni in senso generale. Scendere, così come fatto nei particolari, non può che generare confusione in una situazione già complicata e molto delicata, nell’ambito della quale oltretutto la Provincia non ha competenze. Tanto più inopportuno, visto che il decreto legge che riordina gli uffici giudiziari, è ancora oggetto di dibattito parlamentare. Per questi motivi, sin da ora annuncio il mio voto contrario in Consiglio”. Il presidente Fugnanesi ha replicato che il documento rispecchia la volontà dei territori. Claudio Fallarino (Pd) pur dichiarando il proprio voto favorevole, ha rimarcato come la Provincia non abbia titolo in materia e che i Comuni alle prese con la difficoltà economica del momento difficilmente riusciranno a far fronte alle spese per l’ufficio del Giudice di Pace. “Obiezioni condivisibili – ha affermato la consigliera Paola De Bonis (Pdl) – ma noi, in quanto rappresentanti dei territori abbiamo il dovere di sostenere e legittimare le scelte dei Comuni”. “Il documento è equilibrato – ha detto la consigliera Sandra Allegrini (Pd) – con esso recepiamo quanto espresso dai territori”. Nel suo intervento l’assessore Mignini ha chiarito come l’argomento si inserisce in un provvedimento nazionale teso a procurare risparmi per la pubblica amministrazione. “Nel dimensionare il numero degli uffici del Giudice di Pace – ha proseguito Mignini -, la normativa però prevede che i Comuni possano autofinanziarli qualora intendano mantenerli. Non dobbiamo del resto dimenticare che al Giudice di Pace sono attribuite molte competenze. L’ufficio risolve una serie di questioni per le quali altrimenti si dovrebbe far ricorso al tribunale ordinario con tutto ciò che ne consegue per i cittadini in termini di costi e tempi. Il Giudice di Pace è un servizio, ecco perché i territori vogliono mantenerlo. Questo documento va considerato di indirizzo, questa è la sua valenza. La Provincia non può dare alcun contributo se non in termini organizzativi. L’ordine del giorno proposto valorizza le scelte dei territori espresse con atti di consiglio comunale”. E proprio le delibere delle assemblee elettive dei singoli Comuni, da allegare al documento quando verrà proposto all’approvazione del Consiglio provinciale, sono state chieste da Giampiero Panfili (Pdl) che, insieme ai colleghi di partito Piero Sorcini e Bruno Biagiotti, ha espresso il voto contrario. “La questione del Giudice di Pace è irrilevante – hanno in sostanza dichiarato questi ultimi – questo documento punta a prendere consensi nei territori di riferimento su tematiche estranee alle competenze della Provincia. Si rischia di fomentare divisioni anziché svolgere il ruolo di coordinamento proprio del nostro Ente”. Maurizio Manini (Pd) nell’invitare al buonsenso ha sostenuto il documento evidenziando come il decreto legge preveda in maniera chiara come salvaguardare gli uffici del Giudice di Pace. Bastioli ha ribadito la necessità di prendere in considerazione le richieste di quei territori che intendono, nel rispetto del ddl, garantire la permanenza di questi uffici importanti per la collettività in quanto titolari di molte competenze.
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(Cittadino e Provincia) Perugia, 28 maggio ’13 - La II Commissione consiliare permanente della Provincia di Perugia, presieduta da Giampiero Fugnanesi (Comunisti italiani) ha approvato a maggioranza (7 favorevoli – 3 contrari) l’ordine del giorno, che sarà portato all’approvazione del Consiglio provinciale, relativo al riordino dell’ufficio del Giudice di Pace, elaborato sulla base della mozione presentata dal consigliere Enrico Bastioli (Socialisti rifornìmisti). Alla seduta oltre ai membri della Commissione stessa hanno partecipato, senza diritto al voto, l’assessore Piero Mignini e la consigliera Laura Zampa (Pd). In apertura Fugnanesi ha illustrato il documento nel quale si propone, di “impegnare il presidente e la giunta a continuare a porre in essere tutte le azioni finalizzate alla salvaguardia di un presidio del Giudice di Pace nelle città di Foligno, Assisi, Todi, Gualdo Tadino, Gubbio, Città di Castello, Norcia, Città della Pieve e Castiglione del Lago” di “sostenere le iniziative dei Comuni che si attiveranno nell’ambito della circoscrizione provinciale di Perugia, finalizzate al mantenimento e potenziamento degli uffici del Giudice di Pace secondo le possibilità offerte dalla legge ai Comuni nei quali sono stati soppressi gli uffici e quelle delle due sedi circondariali (Perugia e Spoleto) confermate dal decreto legislativo 156/2012” e di “promuovere e favorire in tal senso tutte le sinergie proponibili affinché si reperiscano le risorse necessarie all’ottimale funzionamento dei mantenuti Giudici di Pace, rendendosi disponibili anche a valutare l’utilizzo di proprio personale presso detti uffici locali, sulla base di idonea convenzione nel caso i Comuni interessati ne facciano richiesta”. Perplessità sono state espresse dalla consigliera Zampa che ha dichiarato: “Il documento doveva essere solo di indirizzo e di sostegno ai Comuni in senso generale. Scendere, così come fatto nei particolari, non può che generare confusione in una situazione già complicata e molto delicata, nell’ambito della quale oltretutto la Provincia non ha competenze. Tanto più inopportuno, visto che il decreto legge che riordina gli uffici giudiziari, è ancora oggetto di dibattito parlamentare. Per questi motivi, sin da ora annuncio il mio voto contrario in Consiglio”. Il presidente Fugnanesi ha replicato che il documento rispecchia la volontà dei territori. Claudio Fallarino (Pd) pur dichiarando il proprio voto favorevole, ha rimarcato come la Provincia non abbia titolo in materia e che i Comuni alle prese con la difficoltà economica del momento difficilmente riusciranno a far fronte alle spese per l’ufficio del Giudice di Pace. “Obiezioni condivisibili – ha affermato la consigliera Paola De Bonis (Pdl) – ma noi, in quanto rappresentanti dei territori abbiamo il dovere di sostenere e legittimare le scelte dei Comuni”. “Il documento è equilibrato – ha detto la consigliera Sandra Allegrini (Pd) – con esso recepiamo quanto espresso dai territori”. Nel suo intervento l’assessore Mignini ha chiarito come l’argomento si inserisce in un provvedimento nazionale teso a procurare risparmi per la pubblica amministrazione. “Nel dimensionare il numero degli uffici del Giudice di Pace – ha proseguito Mignini -, la normativa però prevede che i Comuni possano autofinanziarli qualora intendano mantenerli. Non dobbiamo del resto dimenticare che al Giudice di Pace sono attribuite molte competenze. L’ufficio risolve una serie di questioni per le quali altrimenti si dovrebbe far ricorso al tribunale ordinario con tutto ciò che ne consegue per i cittadini in termini di costi e tempi. Il Giudice di Pace è un servizio, ecco perché i territori vogliono mantenerlo. Questo documento va considerato di indirizzo, questa è la sua valenza. La Provincia non può dare alcun contributo se non in termini organizzativi. L’ordine del giorno proposto valorizza le scelte dei territori espresse con atti di consiglio comunale”. E proprio le delibere delle assemblee elettive dei singoli Comuni, da allegare al documento quando verrà proposto all’approvazione del Consiglio provinciale, sono state chieste da Giampiero Panfili (Pdl) che, insieme ai colleghi di partito Piero Sorcini e Bruno Biagiotti, ha espresso il voto contrario. “La questione del Giudice di Pace è irrilevante – hanno in sostanza dichiarato questi ultimi – questo documento punta a prendere consensi nei territori di riferimento su tematiche estranee alle competenze della Provincia. Si rischia di fomentare divisioni anziché svolgere il ruolo di coordinamento proprio del nostro Ente”. Maurizio Manini (Pd) nell’invitare al buonsenso ha sostenuto il documento evidenziando come il decreto legge preveda in maniera chiara come salvaguardare gli uffici del Giudice di Pace. Bastioli ha ribadito la necessità di prendere in considerazione le richieste di quei territori che intendono, nel rispetto del ddl, garantire la permanenza di questi uffici importanti per la collettività in quanto titolari di molte competenze.
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