Da Perugia un messaggio di speranza, in ricordo delle vittime del Broletto"
(Cittadino e Provincia) Perugia, 30 aprile ’13 - “Quando si pensa al lavoro, la prima parola che accompagna qualunque nostra riflessione su di esso è, di fatto, l'offerta dei propri mezzi e della propria persona, della propria preparazione e del proprio decoro personale alla costruzione del sistema di relazioni che rendono una società degna del nome e delle aspirazioni razionali di un individuo”. E’ la premessa dell’intervento del presidente della Provincia di Perugia, Marco Vinicio Guasticchi, in occasione della celebrazione del 1° Maggio, festa tanto più attuale in questa fase di recessione dove il tema “occupazione” è in primo piano. “Quando manca il lavoro – prosegue Guasticchi -, cioè quell'offerta fiduciosa di sé, è l'individualità a essere messa in un angolo, è l'esistenza materiale a impoverire e la progettualità di ognuno a immiserire. Viviamo in un periodo che penalizza fortemente la quantità e la qualità dell'offerta di sé che ognuno fa aspirando a un lavoro. Il dovere di superare tanto impoverimento pervade le istituzioni ad ogni livello – valuta il presidente della Provincia -, si fa resistenza fino allo stremo delle forze nelle piccole e medie imprese, diventa imperativo delle grandissime industrie nazionali, dimostra di sapersi far valere, specie fra i giovani, come ricerca di nuovi mestieri, di nuovi ambiti professionali, come riscoperta di antiche tradizioni legate a un'economia agricola e artigianale che credevamo superata. Eppure, tutto questo oggi non appare ancora sufficiente a imporre il problema del lavoro come questione centrale della ripresa nazionale. Alcuni indicatori, però, sono incoraggianti. Il nuovo governo – sottolinea Guasticchi - sta lanciando primi segnali importanti in questa direzione, l'alta autorità spirituale del nuovo Pontefice reclama la dignità umana infranta là dove, nel mondo, si produce in immensi palazzi che si sbriciolano e seppelliscono centinaia di lavoratori. E, infine, il Primo Maggio di quest'anno rilancia, senza enfasi ma con grande senso della personalità umana, la necessità di un lavoro che bisogna avere la forza di costruire ogni giorno, senza fermarsi, senza scoraggiarsi, senza cedere all'irrazionale, spesso ognuno per suo conto, anche se le grandi organizzazioni sindacali sono di nuovo in campo, in maniera unitaria, per dare senso e spessore di sforzo collettivo a quella ostinata ricerca di occupazione. E questo impegno unitario riparte, con nostro grande orgoglio, dalla città di Perugia, che tanto ha sofferto, anche in termini di vite umane come nella strage del Broletto, per l'irrazionalità cieca che l'ha attraversata a causa della mancanza di lavoro. Di fronte agli ulteriori segni spaventosi che sono venuti, a Roma, il 28 aprile – conclude Guasticchi -, dobbiamo rendere ancora più incisiva la determinazione di tutti ad affermare il lavoro come riconoscimento dell'intera personalità umana e non solo di una contingenza materiale di essa. Solo così l'importanza del lavoro farà da stimolo a una cultura in grado di coinvolgere nel processo di crescita dell'intera società l'apporto generoso di ogni uomo e di ogni donna, che tale è e tale rimane al di là di ogni forma di risposta aberrante dei singoli alla crisi”.
OI13178.ROma
(Cittadino e Provincia) Perugia, 30 aprile ’13 - “Quando si pensa al lavoro, la prima parola che accompagna qualunque nostra riflessione su di esso è, di fatto, l'offerta dei propri mezzi e della propria persona, della propria preparazione e del proprio decoro personale alla costruzione del sistema di relazioni che rendono una società degna del nome e delle aspirazioni razionali di un individuo”. E’ la premessa dell’intervento del presidente della Provincia di Perugia, Marco Vinicio Guasticchi, in occasione della celebrazione del 1° Maggio, festa tanto più attuale in questa fase di recessione dove il tema “occupazione” è in primo piano. “Quando manca il lavoro – prosegue Guasticchi -, cioè quell'offerta fiduciosa di sé, è l'individualità a essere messa in un angolo, è l'esistenza materiale a impoverire e la progettualità di ognuno a immiserire. Viviamo in un periodo che penalizza fortemente la quantità e la qualità dell'offerta di sé che ognuno fa aspirando a un lavoro. Il dovere di superare tanto impoverimento pervade le istituzioni ad ogni livello – valuta il presidente della Provincia -, si fa resistenza fino allo stremo delle forze nelle piccole e medie imprese, diventa imperativo delle grandissime industrie nazionali, dimostra di sapersi far valere, specie fra i giovani, come ricerca di nuovi mestieri, di nuovi ambiti professionali, come riscoperta di antiche tradizioni legate a un'economia agricola e artigianale che credevamo superata. Eppure, tutto questo oggi non appare ancora sufficiente a imporre il problema del lavoro come questione centrale della ripresa nazionale. Alcuni indicatori, però, sono incoraggianti. Il nuovo governo – sottolinea Guasticchi - sta lanciando primi segnali importanti in questa direzione, l'alta autorità spirituale del nuovo Pontefice reclama la dignità umana infranta là dove, nel mondo, si produce in immensi palazzi che si sbriciolano e seppelliscono centinaia di lavoratori. E, infine, il Primo Maggio di quest'anno rilancia, senza enfasi ma con grande senso della personalità umana, la necessità di un lavoro che bisogna avere la forza di costruire ogni giorno, senza fermarsi, senza scoraggiarsi, senza cedere all'irrazionale, spesso ognuno per suo conto, anche se le grandi organizzazioni sindacali sono di nuovo in campo, in maniera unitaria, per dare senso e spessore di sforzo collettivo a quella ostinata ricerca di occupazione. E questo impegno unitario riparte, con nostro grande orgoglio, dalla città di Perugia, che tanto ha sofferto, anche in termini di vite umane come nella strage del Broletto, per l'irrazionalità cieca che l'ha attraversata a causa della mancanza di lavoro. Di fronte agli ulteriori segni spaventosi che sono venuti, a Roma, il 28 aprile – conclude Guasticchi -, dobbiamo rendere ancora più incisiva la determinazione di tutti ad affermare il lavoro come riconoscimento dell'intera personalità umana e non solo di una contingenza materiale di essa. Solo così l'importanza del lavoro farà da stimolo a una cultura in grado di coinvolgere nel processo di crescita dell'intera società l'apporto generoso di ogni uomo e di ogni donna, che tale è e tale rimane al di là di ogni forma di risposta aberrante dei singoli alla crisi”.
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