La mostra resterà aperta fino al 15 maggio
(Cittadino e Provincia) – Perugia 12 aprile 2013 – “Il Patto di stabilità – afferma in una interrogazione il capogruppo del Prc in Consiglio Provinciale Luca Baldelli - è, da anni, lo strumento principale al quale il Legislatore ha affidato la gestione di obiettivi e vincoli di finanza locale, alla luce degli impegni derivanti dall’appartenenza all’Unione europea. Tale sistema, pur con intervenuti mutamenti rispetto alla disciplina applicativa, non è stato sostanzialmente modificato nel suo impianto complessivo, continuando a prevedere per gli Enti locali il controllo dei saldi finanziari e per le Regioni quello delle spese finali. Questo indirizzo , tutto improntato al fondamentalismo monetarista e recessivo, responsabile principale della crisi economica mondiale, è arrivato ad informare di sé anche la Costituzione, con l’inserimento in essa, in seguito al varo della Legge costituzionale n. 1 del 20 aprile 2012, del principio del pareggio di bilancio ( art. 119 della Costituzione, riformulato ). Per l’anno 2013, il Patto di stabilità è stato esteso, con i suoi draconiani vincoli, ad una platea ancora più ampia di Enti e nella fattispecie : i Comuni con popolazione compresa tra i 1001 e i 5000 abitanti ( ai sensi dell’art. 31, comma 1, della Legge 183 / 2011 ); le Aziende speciali e le Istituzioni ( ai sensi dell’Art. 25, comma 2, del D.L. 24 gennaio 2012, n. 1, ad eccezione di quelle che gestiscono servizi socio – assistenziali, educativi, culturali e delle farmacie ); gli Enti locali commissariati per fenomeni di infiltrazione di tipo mafioso ( ai sensi dell’art. 1, comma 436, della Legge 24 dicembre 2012, n. 228 ). Nel 2014 saranno assoggettate al Patto anche le Unioni di Comuni formate da Enti con popolazione inferiore ai 1000 abitanti ( ai sensi dell’Art. 16, comma 1, del D.L. 13 agosto 2011, n. 138 ). Per le Province ( Enti in gran parte a finanza derivata , senza rilevante autonomia impositiva ) il Patto di stabilità si traduce in una vera e propria giugulazione economica, con meccanismi di calcolo oltremodo penalizzanti e nessun regime premiale per quegli Enti che, in maniera costante e continua nel tempo, rispettano i parametri fissati dalla Legge. In presenza di tali disposizioni, le Province e gli Enti locali si trovano nella paradossale situazione di avere denari in cassa e non poterli spendere, non offrendo così le dovute risposte a bisogni anche primari, dall’edilizia scolastica alla buona manutenzione della rete viaria fino ai servizi socio – assistenziali e al pagamento alle imprese delle somme dovute per opere pubbliche e servizi effettuati ( capitolo questo particolarmente pesante, per le ricadute sociali che esso comporta )”. “Dopo le prese di posizione di parlamentari, Unpi, Anci e altri autorevoli organismi contro il Patto di stabilità e i suoi rigidi vincoli Baldelli (PRC ) chiede alla Giunta provinciale di impegnarsi per “intraprendere un percorso rapido ed efficace, di concerto con gli altri Enti e le altre istituzioni, al fine di ottenere dal Parlamento, in un margine di tempo ragionevole, una riforma radicale del Patto di stabilità che, senza dare la stura a gestioni allegre dei denari pubblici, punti : escludere i piccoli Comuni, fino a 5000 abitanti, dai vincoli del Patto di stabilità; scorporare dal computo del Patto di stabilità, a beneficio delle Province degli altri Enti interessati, almeno le spese destinate a edilizia scolastica, viabilità e interventi nel sociale di particolare rilevanza”.
Gc13164.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 12 aprile 2013 – “Il Patto di stabilità – afferma in una interrogazione il capogruppo del Prc in Consiglio Provinciale Luca Baldelli - è, da anni, lo strumento principale al quale il Legislatore ha affidato la gestione di obiettivi e vincoli di finanza locale, alla luce degli impegni derivanti dall’appartenenza all’Unione europea. Tale sistema, pur con intervenuti mutamenti rispetto alla disciplina applicativa, non è stato sostanzialmente modificato nel suo impianto complessivo, continuando a prevedere per gli Enti locali il controllo dei saldi finanziari e per le Regioni quello delle spese finali. Questo indirizzo , tutto improntato al fondamentalismo monetarista e recessivo, responsabile principale della crisi economica mondiale, è arrivato ad informare di sé anche la Costituzione, con l’inserimento in essa, in seguito al varo della Legge costituzionale n. 1 del 20 aprile 2012, del principio del pareggio di bilancio ( art. 119 della Costituzione, riformulato ). Per l’anno 2013, il Patto di stabilità è stato esteso, con i suoi draconiani vincoli, ad una platea ancora più ampia di Enti e nella fattispecie : i Comuni con popolazione compresa tra i 1001 e i 5000 abitanti ( ai sensi dell’art. 31, comma 1, della Legge 183 / 2011 ); le Aziende speciali e le Istituzioni ( ai sensi dell’Art. 25, comma 2, del D.L. 24 gennaio 2012, n. 1, ad eccezione di quelle che gestiscono servizi socio – assistenziali, educativi, culturali e delle farmacie ); gli Enti locali commissariati per fenomeni di infiltrazione di tipo mafioso ( ai sensi dell’art. 1, comma 436, della Legge 24 dicembre 2012, n. 228 ). Nel 2014 saranno assoggettate al Patto anche le Unioni di Comuni formate da Enti con popolazione inferiore ai 1000 abitanti ( ai sensi dell’Art. 16, comma 1, del D.L. 13 agosto 2011, n. 138 ). Per le Province ( Enti in gran parte a finanza derivata , senza rilevante autonomia impositiva ) il Patto di stabilità si traduce in una vera e propria giugulazione economica, con meccanismi di calcolo oltremodo penalizzanti e nessun regime premiale per quegli Enti che, in maniera costante e continua nel tempo, rispettano i parametri fissati dalla Legge. In presenza di tali disposizioni, le Province e gli Enti locali si trovano nella paradossale situazione di avere denari in cassa e non poterli spendere, non offrendo così le dovute risposte a bisogni anche primari, dall’edilizia scolastica alla buona manutenzione della rete viaria fino ai servizi socio – assistenziali e al pagamento alle imprese delle somme dovute per opere pubbliche e servizi effettuati ( capitolo questo particolarmente pesante, per le ricadute sociali che esso comporta )”. “Dopo le prese di posizione di parlamentari, Unpi, Anci e altri autorevoli organismi contro il Patto di stabilità e i suoi rigidi vincoli Baldelli (PRC ) chiede alla Giunta provinciale di impegnarsi per “intraprendere un percorso rapido ed efficace, di concerto con gli altri Enti e le altre istituzioni, al fine di ottenere dal Parlamento, in un margine di tempo ragionevole, una riforma radicale del Patto di stabilità che, senza dare la stura a gestioni allegre dei denari pubblici, punti : escludere i piccoli Comuni, fino a 5000 abitanti, dai vincoli del Patto di stabilità; scorporare dal computo del Patto di stabilità, a beneficio delle Province degli altri Enti interessati, almeno le spese destinate a edilizia scolastica, viabilità e interventi nel sociale di particolare rilevanza”.
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