(Cittadino e Provincia – Perugia 2 aprile 2013) – Nello scorso consiglio provinciale è stata discussa un’interrogazione presentata dal capogruppo dell’Idv Franco Granocchia sull’inquinamento da trielina e derivati nelle acque di Città di Castello. “Questa forma di inquinamento – ha spiegato Granocchia – ha raggiunto dimensioni assai rilevanti in diverse zone del territorio perugino, tra cui Città di Castello, tanto da spingere le amministrazioni comunali ad emanare un’ordinanza di divieto assoluto all’uso dell’acqua e alla realizzazione di pozzi”. “Ora, è chiaro che l’inquinamento non può essere stato causato da eventi naturali – ha continuato Granocchia – vorrei quindi sapere se non si ritenga opportuno intervenire per conoscere la gravità della situazione collegata all’inquinamento idrico, se non sia utile cercare di capire chi abbia determinato questo grave problema e se non si intenda nel frattempo intervenire per aiutare i cittadini della zona”. La risposta è stata data dall’assessore competente Roberto Bertini: “Arpa Umbria ha effettuato le rilevazioni nel 2011: dai dati inviati a noi di recente si evince che ci sono delle criticità. In particolare, è stato evidenziato che i solventi clorurati (tetracolroetilene) sono i gruppi più frequentemente rilevati: in particolare, in Alta Valle del Tevere, per i costituenti organici oggetto dell’interrogazione, è stata segnalata la presenza di tetracloroetilene con concentrazione superiore ai limiti di legge: questo ha indotto il sindaco ad emettere le ordinanze di divieto sull’uso dell’acqua”. “Allo stato attuale siamo in attesa della comunicazione dell’Arpa che definisca con certezza l’area inquinata. Secondo la vigente normativa il coordinamento della attività di monitoraggio delle operazioni di bonifica e l’onere del finanziamento di queste attività compete alla Regione Umbria”. “Comunque – ha concluso Bertini – non appena avremo notizie più dettagliare effettueremo le nostre ricerche, sarà più facile cercare il soggetto inquinatore se l’area sarà più ristretta. Si tratta di un problema molto serio, anche perché con la crisi gli episodi di inquinamento sono in aumento: scaricare secondo legge ha un costo”. Nella sua replica Granocchia si è dimostrato insoddisfatto: “C’è un grave ritardo da parte dell’Arpa: la zona è molto sensibile per la nostra agricoltura, si tratta di alimenti che vanno sulle tavole dei nostri cittadini: proseguirò la mia battaglia, la invito assessore a creare una task-force per scoprire i responsabili ed aiutare questa zona”.
Gc13139.MLF
(Cittadino e Provincia – Perugia 2 aprile 2013) – Nello scorso consiglio provinciale è stata discussa un’interrogazione presentata dal capogruppo dell’Idv Franco Granocchia sull’inquinamento da trielina e derivati nelle acque di Città di Castello. “Questa forma di inquinamento – ha spiegato Granocchia – ha raggiunto dimensioni assai rilevanti in diverse zone del territorio perugino, tra cui Città di Castello, tanto da spingere le amministrazioni comunali ad emanare un’ordinanza di divieto assoluto all’uso dell’acqua e alla realizzazione di pozzi”. “Ora, è chiaro che l’inquinamento non può essere stato causato da eventi naturali – ha continuato Granocchia – vorrei quindi sapere se non si ritenga opportuno intervenire per conoscere la gravità della situazione collegata all’inquinamento idrico, se non sia utile cercare di capire chi abbia determinato questo grave problema e se non si intenda nel frattempo intervenire per aiutare i cittadini della zona”. La risposta è stata data dall’assessore competente Roberto Bertini: “Arpa Umbria ha effettuato le rilevazioni nel 2011: dai dati inviati a noi di recente si evince che ci sono delle criticità. In particolare, è stato evidenziato che i solventi clorurati (tetracolroetilene) sono i gruppi più frequentemente rilevati: in particolare, in Alta Valle del Tevere, per i costituenti organici oggetto dell’interrogazione, è stata segnalata la presenza di tetracloroetilene con concentrazione superiore ai limiti di legge: questo ha indotto il sindaco ad emettere le ordinanze di divieto sull’uso dell’acqua”. “Allo stato attuale siamo in attesa della comunicazione dell’Arpa che definisca con certezza l’area inquinata. Secondo la vigente normativa il coordinamento della attività di monitoraggio delle operazioni di bonifica e l’onere del finanziamento di queste attività compete alla Regione Umbria”. “Comunque – ha concluso Bertini – non appena avremo notizie più dettagliare effettueremo le nostre ricerche, sarà più facile cercare il soggetto inquinatore se l’area sarà più ristretta. Si tratta di un problema molto serio, anche perché con la crisi gli episodi di inquinamento sono in aumento: scaricare secondo legge ha un costo”. Nella sua replica Granocchia si è dimostrato insoddisfatto: “C’è un grave ritardo da parte dell’Arpa: la zona è molto sensibile per la nostra agricoltura, si tratta di alimenti che vanno sulle tavole dei nostri cittadini: proseguirò la mia battaglia, la invito assessore a creare una task-force per scoprire i responsabili ed aiutare questa zona”.
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