(Cittadino e Provincia – Perugia 18 febbraio 2013) – Con 5 voti favorevoli, sette contrari e un astenuto è stato respinto l’ordine del giorno del gruppo del Pdl che chiedeva alla Provincia di sostenere “le richieste dell’associazione degli esuli giuliano-dalmati nel chiedere al presidente della Repubblica di revocare al maresciallo Tito l’onorificenza di cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana per l’indegnità”. Una revoca per il massacro degli italiani nelle Foibe. Il capogruppo del Prc ha spiegato che non intende certamente offendere la memoria del morti, ma ha precisato “che gli italiani in quei territori fecero campi di concentramento, uccisero molti oppositori e persino bambini. Ci fu praticamente una reazione alle migliaia di vittime dei nazi-fascisti”.Il capogruppo del Pd ha affermato: “Sono assolutamente coinvolto nella celebrazione del martirio avvenuto nelle foibe. Non condivido invece la lettura storica proposta nell’ordine del giorno. Mio padre per esempio, soldato, è stato salvato dagli stessi partigiani che buttavano gli esseri umani nelle foibe. Niente giudizio quindi, ma una lettura più serena della storia”. Un consigliere del Pdl ha replicato: “Gli antefatti ideologici legati agli anni ’50- ’60 sono ormai superati, anche il Parlamento con larghissima maggioranza ha posto l’accento con la Giornata del Ricordo sul dramma che coinvolse 350mila italiani. E’una vergogna che per tanti anni una pagina così dolorosa sia stata strappata dai libri di storia”. Si sono poi susseguiti numerosi interventi. Un consigliere del Pd ha affermato che mai avrebbe dato l’onorificenza a Tito ma che nel ’69 c’erano delle differenti motivazioni e ha concluso: “Memoria e Ricordo sono terminologie vicinissime, sempre di tragedie si parla, non mescoliamole con l’ideologia”. Il capogruppo dei Ci ha spiegato: “Sento il dovere di impedire a chiunque di gettare fango sulla Resistenza: tutto quello che è successo è condannabile ma c’era una guerra: solidarietà e vicinanza agli esuli, però la storia non si può cambiare”. Un esponente del Pdl ha invece ricordato che si trattava solamente di rispettare la richiesta delle associazioni degli Esuli Giuliano-Dalmati. “Questa medaglia oramai non ha una paternità. Anche in questo Consiglio nessuno se ne è assunto l’onere” ha concluso. Per l’assessore al Patrimonio “Non c’è differenza tra crimini e non contano nemmeno i numeri: anche la morte di una persona è una tragedia. La giornata di oggi nasce con questo scopo. Avrei fatto un Consiglio diverso, che esca ora un documento che affermi: Che non succeda più”.
Oi1360.NB
(Cittadino e Provincia – Perugia 18 febbraio 2013) – Con 5 voti favorevoli, sette contrari e un astenuto è stato respinto l’ordine del giorno del gruppo del Pdl che chiedeva alla Provincia di sostenere “le richieste dell’associazione degli esuli giuliano-dalmati nel chiedere al presidente della Repubblica di revocare al maresciallo Tito l’onorificenza di cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana per l’indegnità”. Una revoca per il massacro degli italiani nelle Foibe. Il capogruppo del Prc ha spiegato che non intende certamente offendere la memoria del morti, ma ha precisato “che gli italiani in quei territori fecero campi di concentramento, uccisero molti oppositori e persino bambini. Ci fu praticamente una reazione alle migliaia di vittime dei nazi-fascisti”.Il capogruppo del Pd ha affermato: “Sono assolutamente coinvolto nella celebrazione del martirio avvenuto nelle foibe. Non condivido invece la lettura storica proposta nell’ordine del giorno. Mio padre per esempio, soldato, è stato salvato dagli stessi partigiani che buttavano gli esseri umani nelle foibe. Niente giudizio quindi, ma una lettura più serena della storia”. Un consigliere del Pdl ha replicato: “Gli antefatti ideologici legati agli anni ’50- ’60 sono ormai superati, anche il Parlamento con larghissima maggioranza ha posto l’accento con la Giornata del Ricordo sul dramma che coinvolse 350mila italiani. E’una vergogna che per tanti anni una pagina così dolorosa sia stata strappata dai libri di storia”. Si sono poi susseguiti numerosi interventi. Un consigliere del Pd ha affermato che mai avrebbe dato l’onorificenza a Tito ma che nel ’69 c’erano delle differenti motivazioni e ha concluso: “Memoria e Ricordo sono terminologie vicinissime, sempre di tragedie si parla, non mescoliamole con l’ideologia”. Il capogruppo dei Ci ha spiegato: “Sento il dovere di impedire a chiunque di gettare fango sulla Resistenza: tutto quello che è successo è condannabile ma c’era una guerra: solidarietà e vicinanza agli esuli, però la storia non si può cambiare”. Un esponente del Pdl ha invece ricordato che si trattava solamente di rispettare la richiesta delle associazioni degli Esuli Giuliano-Dalmati. “Questa medaglia oramai non ha una paternità. Anche in questo Consiglio nessuno se ne è assunto l’onere” ha concluso. Per l’assessore al Patrimonio “Non c’è differenza tra crimini e non contano nemmeno i numeri: anche la morte di una persona è una tragedia. La giornata di oggi nasce con questo scopo. Avrei fatto un Consiglio diverso, che esca ora un documento che affermi: Che non succeda più”.
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