(Cittadino e Provincia) Perugia 4 gennaio ’13 - Credo sia venuto il tempo, dopo la pausa di riflessione concordemente presa da Comune di Gubbio e Provincia di Perugia nel 2009, di pensare in tempi brevi ad una rinascita della “ Biennale “ di Gubbio. La necessità di elevare gli standard artistici, di potenziare l’aspetto promozionale dell’evento, di accrescerne la capacità attrattiva, di razionalizzare l’impiego delle risorse economiche, erano tutti aspetti che l’allora Amministrazione comunale eugubina e l’Amministrazione provinciale tuttora in carico evidenziarono come fondamentali. Ora, a tre anni dall’avvio di quel ripensamento, è ora di ripartire! Altrimenti vuol dire che qualcuno, lungi dal lavorare in questi anni per una riedizione rinnovata dell’evento (cosa indispensabile!) ha in realtà lavorato per farlo cessare, come più volte è accaduto nella storia travagliata della “Biennale “ dagli anni ’50 ad oggi. Quando nel 2004 si decise di riportare in auge l’iniziativa ero un neoeletto consigliere provinciale e salutai la scelta come foriera di positivi riflessi per la Città di Gubbio e per tutta l’Umbria; nel 2009 fui tra coloro i quali, constatato il carattere sempre più asfittico della manifestazione, posi l’accento sulla necessità di rivederla e di riaggiornarla, con un raccordo migliore col variegato mondo dell’arte. In questi anni ho lavorato con grande impegno, assieme all’Assessore Porzi, alla proposta e alla realizzazione di eventi artistici e musicali di alta qualità a Gubbio e in tutta l’Umbria , offrendo il mio appoggio come Presidente di Commissione e come Consigliere Delegato. Oggi sono qui a sollecitare chi di dovere a riprendere le fila di un grande avvenimento che non può e non deve essere confinato nel dimenticatoio ma che deve essere riproposto, in nome di quel mecenatismo culturale che mi ha trovato sempre tra i suoi convinti fautori e che si pone come una necessità per valorizzare i nostri ingegni, i nostri talenti creativi, i nostri geni artistici che sono poi, al di fuori di ogni retorica, una miniera a cielo aperto (reale ma ancor più potenziale) in un Paese sempre più in declino
GC13003.RM
(Cittadino e Provincia) Perugia 4 gennaio ’13 - Credo sia venuto il tempo, dopo la pausa di riflessione concordemente presa da Comune di Gubbio e Provincia di Perugia nel 2009, di pensare in tempi brevi ad una rinascita della “ Biennale “ di Gubbio. La necessità di elevare gli standard artistici, di potenziare l’aspetto promozionale dell’evento, di accrescerne la capacità attrattiva, di razionalizzare l’impiego delle risorse economiche, erano tutti aspetti che l’allora Amministrazione comunale eugubina e l’Amministrazione provinciale tuttora in carico evidenziarono come fondamentali. Ora, a tre anni dall’avvio di quel ripensamento, è ora di ripartire! Altrimenti vuol dire che qualcuno, lungi dal lavorare in questi anni per una riedizione rinnovata dell’evento (cosa indispensabile!) ha in realtà lavorato per farlo cessare, come più volte è accaduto nella storia travagliata della “Biennale “ dagli anni ’50 ad oggi. Quando nel 2004 si decise di riportare in auge l’iniziativa ero un neoeletto consigliere provinciale e salutai la scelta come foriera di positivi riflessi per la Città di Gubbio e per tutta l’Umbria; nel 2009 fui tra coloro i quali, constatato il carattere sempre più asfittico della manifestazione, posi l’accento sulla necessità di rivederla e di riaggiornarla, con un raccordo migliore col variegato mondo dell’arte. In questi anni ho lavorato con grande impegno, assieme all’Assessore Porzi, alla proposta e alla realizzazione di eventi artistici e musicali di alta qualità a Gubbio e in tutta l’Umbria , offrendo il mio appoggio come Presidente di Commissione e come Consigliere Delegato. Oggi sono qui a sollecitare chi di dovere a riprendere le fila di un grande avvenimento che non può e non deve essere confinato nel dimenticatoio ma che deve essere riproposto, in nome di quel mecenatismo culturale che mi ha trovato sempre tra i suoi convinti fautori e che si pone come una necessità per valorizzare i nostri ingegni, i nostri talenti creativi, i nostri geni artistici che sono poi, al di fuori di ogni retorica, una miniera a cielo aperto (reale ma ancor più potenziale) in un Paese sempre più in declino
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