(Cittadino e Provincia) – Perugia 21 luglio - “Il termine femminicidio è un neologismo nato in occasione della strage delle donne di Ciudad Juarez (Messico) – affermano in un ordine del giorno le Consigliere Provinciali del gruppo PDL Paola De Bonis, e del gruppo PD Laura Zampa e Sandra Allegretti - ed indica la violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale rivolta contro “le donne in quanto donne”. La violenza in Europa e' la prima causa di morte per le donne fra i 16 e i 44 anni: uccide più donne del cancro, degli incidenti stradali e delle guerre e questi dati sono del 2007. Ad oggi in Italia le vittime sono oltre 70, quasi una donna ogni 2 giorni. L’EURISPES riporta dati allarmanti in cui il fenomeno è aumentato del 300% negli ultimi anni e che solo il 6% delle donne denuncia la violenza subita. Dai dati statistici è emerso che la violenza domestica risulta essere quella più diffusa e continua a colpire le donne in tutto il Paese. In alcuni casi, la violenza domestica non viene percepita come reato perché esiste un quadro giuridico frammentario e l’inadeguatezza delle indagini, delle sanzioni e del risarcimento alle vittime sono fattori che contribuiscono al muro di silenzio che circonda questo tema. La vittima, percependo l’inadeguatezza del sistema, non è incoraggiata a denunciare ma piuttosto a celare nel silenzio il proprio dolore. La Relatrice speciale delle Nazioni Unite, Rashida Manjoo, che è stata in visita a gennaio nel nostro Paese ed ha avuto modo di parlare direttamente con operatrici, forze dell’ordine, magistrati, donne sopravvissute al femminicidio, famigliari di donne uccise, ha messo l’Italia al penultimo posto tra i paesi europei sul tema dell’equiparazione di genere. KLa Relatrice ufficiale ha concluso la sua visita in Italia affermando che “Il quadro politico e giuridico frammentario e la limitatezza delle risorse finanziarie per contrastare la violenza sulle donne, infatti ostacolano un'efficace ottemperanza dell'Italia ai suoi obblighi internazionali". Il Comitato CEDAW (Organismo Onu che verifica il rispetto della Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne), nelle sue Raccomandazioni all’Italia, si dichiara “preoccupato per l’elevato numero di donne uccise da partners ed ex partners che indica un fallimento delle Autorità dello stato nel proteggere adeguatamente le donne vittime”. E’ la prima volta che il Comitato CEDAW parla di femminicidio in relazione a un paese non latinoamericano, e che riscontra la probabile inadeguatezza delle azioni poste in essere per proteggere le donne dalla violenza. In Italia su 10 femminicidi, 7 sono stati preceduti da denunce alle Forze dell’Ordine o agli Operatori Sociali e forse potevano essere evitati. Il femminicidio è una forma di abuso, attacco, molestia che degrada e subordina la donna, conducendola ad uno stato di paura perenne, e pregiudica la stessa consapevolezza di “essere padrona della propria vita”. E’ stato introdotto il reato di femminicidio nei codici penali di molti Paesi: da Messico, Guatemala, Costa Rica, Venezuela, Cile, El Salvador e, più recentemente, Perù ed Argentina. Il femminicidio, secondo Marcela Lagarde, parlamentare messicana, è un problema strutturale, che va aldilà degli omicidi delle donne, riguarda tutte le forme di discriminazione e violenza di genere che sono in grado di annullare la donna nella sua identità e libertà non soltanto fisicamente, ma anche nella loro dimensione psicologica, nella socialità, nella partecipazione alla vita pubblica. Il percorso di riconoscimento del femminicidio come crimine contro l'umanità, ora preso in considerazione anche a livello europeo, ha una valenza universale e consente di individuare la matrice comune di ogni forma di violenza e discriminazione contro le donne, ovvero la mancata considerazione della dignità delle stesse come persone. In Italia non esiste il riconoscimento giuridico del femminicidio come reato e crimine contro l’umanità. Già alcuni movimenti stanno raccogliendo firme per l’inserimento nel codice penale italiano del reato di femminicidio”. Per queste ragioni le Consigliere Provinciali PDL e PD, ritenendo indispensabile l’introduzione del reato di femminicidio nel Codice Penale Italiano chiedono “che la Provincia di Perugia si faccia interprete presso il Parlamento italiano di questa urgenza, affinché venga punita, in maniera specifica, ogni forma di violenza e discriminazione verso le donne; che la medesima Provincia invii il presente ordine del giorno al Ministro di Grazie e Giustizia, al Ministro delle Pari Opportunità e alla competenti Commissioni parlamentari”.
Gc12293.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 21 luglio - “Il termine femminicidio è un neologismo nato in occasione della strage delle donne di Ciudad Juarez (Messico) – affermano in un ordine del giorno le Consigliere Provinciali del gruppo PDL Paola De Bonis, e del gruppo PD Laura Zampa e Sandra Allegretti - ed indica la violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale rivolta contro “le donne in quanto donne”. La violenza in Europa e' la prima causa di morte per le donne fra i 16 e i 44 anni: uccide più donne del cancro, degli incidenti stradali e delle guerre e questi dati sono del 2007. Ad oggi in Italia le vittime sono oltre 70, quasi una donna ogni 2 giorni. L’EURISPES riporta dati allarmanti in cui il fenomeno è aumentato del 300% negli ultimi anni e che solo il 6% delle donne denuncia la violenza subita. Dai dati statistici è emerso che la violenza domestica risulta essere quella più diffusa e continua a colpire le donne in tutto il Paese. In alcuni casi, la violenza domestica non viene percepita come reato perché esiste un quadro giuridico frammentario e l’inadeguatezza delle indagini, delle sanzioni e del risarcimento alle vittime sono fattori che contribuiscono al muro di silenzio che circonda questo tema. La vittima, percependo l’inadeguatezza del sistema, non è incoraggiata a denunciare ma piuttosto a celare nel silenzio il proprio dolore. La Relatrice speciale delle Nazioni Unite, Rashida Manjoo, che è stata in visita a gennaio nel nostro Paese ed ha avuto modo di parlare direttamente con operatrici, forze dell’ordine, magistrati, donne sopravvissute al femminicidio, famigliari di donne uccise, ha messo l’Italia al penultimo posto tra i paesi europei sul tema dell’equiparazione di genere. KLa Relatrice ufficiale ha concluso la sua visita in Italia affermando che “Il quadro politico e giuridico frammentario e la limitatezza delle risorse finanziarie per contrastare la violenza sulle donne, infatti ostacolano un'efficace ottemperanza dell'Italia ai suoi obblighi internazionali". Il Comitato CEDAW (Organismo Onu che verifica il rispetto della Convenzione ONU per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne), nelle sue Raccomandazioni all’Italia, si dichiara “preoccupato per l’elevato numero di donne uccise da partners ed ex partners che indica un fallimento delle Autorità dello stato nel proteggere adeguatamente le donne vittime”. E’ la prima volta che il Comitato CEDAW parla di femminicidio in relazione a un paese non latinoamericano, e che riscontra la probabile inadeguatezza delle azioni poste in essere per proteggere le donne dalla violenza. In Italia su 10 femminicidi, 7 sono stati preceduti da denunce alle Forze dell’Ordine o agli Operatori Sociali e forse potevano essere evitati. Il femminicidio è una forma di abuso, attacco, molestia che degrada e subordina la donna, conducendola ad uno stato di paura perenne, e pregiudica la stessa consapevolezza di “essere padrona della propria vita”. E’ stato introdotto il reato di femminicidio nei codici penali di molti Paesi: da Messico, Guatemala, Costa Rica, Venezuela, Cile, El Salvador e, più recentemente, Perù ed Argentina. Il femminicidio, secondo Marcela Lagarde, parlamentare messicana, è un problema strutturale, che va aldilà degli omicidi delle donne, riguarda tutte le forme di discriminazione e violenza di genere che sono in grado di annullare la donna nella sua identità e libertà non soltanto fisicamente, ma anche nella loro dimensione psicologica, nella socialità, nella partecipazione alla vita pubblica. Il percorso di riconoscimento del femminicidio come crimine contro l'umanità, ora preso in considerazione anche a livello europeo, ha una valenza universale e consente di individuare la matrice comune di ogni forma di violenza e discriminazione contro le donne, ovvero la mancata considerazione della dignità delle stesse come persone. In Italia non esiste il riconoscimento giuridico del femminicidio come reato e crimine contro l’umanità. Già alcuni movimenti stanno raccogliendo firme per l’inserimento nel codice penale italiano del reato di femminicidio”. Per queste ragioni le Consigliere Provinciali PDL e PD, ritenendo indispensabile l’introduzione del reato di femminicidio nel Codice Penale Italiano chiedono “che la Provincia di Perugia si faccia interprete presso il Parlamento italiano di questa urgenza, affinché venga punita, in maniera specifica, ogni forma di violenza e discriminazione verso le donne; che la medesima Provincia invii il presente ordine del giorno al Ministro di Grazie e Giustizia, al Ministro delle Pari Opportunità e alla competenti Commissioni parlamentari”.
Gc12293.red