"La Provincia manifesta la più fattiva vicinanza confidando di instaurare il necessario dialogo culturale"
(Cittadino e Provincia – Perugia, 29 giugno ’12) – “La lunga storia del Festival dei Due Mondi è uno specchio fedele delle grandi trasformazioni vissute dall’Umbria nell’epoca della sua maturità di territorio aperto alle migliori collaborazioni culturali, alle più intense produzioni musicali e artistico-letterarie, alle manifestazioni più brillanti del costume intellettuale di paesi lontani, alla comunicazione più dinamica dell’“angolo umbro” come centro di spiritualità assoluta e di intimità con il cosmo”. Sono le parole del presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi “Un bene così grande come il Festival – sottolinea Guasticchi - è patrimonio della città che lo ospita e, insieme, modello in cui si riconosce tutta la comunità umbra. Spoleto, in realtà, fa parlare, insieme con il proprio essere città del Festival, il desiderio di cultura che tutta l’Umbria contemporanea, dai lontani Anni Sessanta, ha manifestato e ha cominciato, in altre forme, a realizzare anche con le proprie forze, dentro i confini provinciali e regionali. Per ogni grande o piccolo cartellone estivo, per ogni tipo di confezionamento di un pacchetto culturale, il Festival dei Due Mondi ben presto ha fatto scuola. Esso ha interpretato quel modello ideativo e organizzativo che spingeva a invitare gli ospiti solo quando si fosse stati certi, entro i propri confini territoriali, di poter dialogare culturalmente, attraverso la valorizzazione della propria arte e della propria storia, dei propri borghi e dei propri monumenti, con le proposte provenienti dall’altra parte del mondo. Una lezione grandissima, un’intuizione che ha fatto riflettere i molti che sono voluti crescere e che, oggi, contribuiscono, nelle forme opportune, alla migliore riuscita del Festival rinnovato. La “quota Umbria” nel Festival è ormai diventata apprezzabile e significativa, da ciò che si produce a Spoleto a ciò che, ad esempio, un’istituzione di alta formazione culturale come il Conservatorio di Perugia è stato in grado di realizzare per l’appuntamento di quest’anno”. “Un programma brillante e fresco – conclude Guasticchi - che ha la vivacità delle prime edizioni, anche se le prime edizioni sono lontane una storia fa: questo è lo splendore del Festival di quest’anno, che sembra declinare i suoi “due mondi” non solo nel senso geografico complessivo che gli compete, ma anche in quello, antropologico, del “mondo” che ciascuno di noi è rispetto al proprio vicino e del dialogo che necessariamente deve scaturirne”.
Oi12411.GC/PORT.GG
(Cittadino e Provincia – Perugia, 29 giugno ’12) – “La lunga storia del Festival dei Due Mondi è uno specchio fedele delle grandi trasformazioni vissute dall’Umbria nell’epoca della sua maturità di territorio aperto alle migliori collaborazioni culturali, alle più intense produzioni musicali e artistico-letterarie, alle manifestazioni più brillanti del costume intellettuale di paesi lontani, alla comunicazione più dinamica dell’“angolo umbro” come centro di spiritualità assoluta e di intimità con il cosmo”. Sono le parole del presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi “Un bene così grande come il Festival – sottolinea Guasticchi - è patrimonio della città che lo ospita e, insieme, modello in cui si riconosce tutta la comunità umbra. Spoleto, in realtà, fa parlare, insieme con il proprio essere città del Festival, il desiderio di cultura che tutta l’Umbria contemporanea, dai lontani Anni Sessanta, ha manifestato e ha cominciato, in altre forme, a realizzare anche con le proprie forze, dentro i confini provinciali e regionali. Per ogni grande o piccolo cartellone estivo, per ogni tipo di confezionamento di un pacchetto culturale, il Festival dei Due Mondi ben presto ha fatto scuola. Esso ha interpretato quel modello ideativo e organizzativo che spingeva a invitare gli ospiti solo quando si fosse stati certi, entro i propri confini territoriali, di poter dialogare culturalmente, attraverso la valorizzazione della propria arte e della propria storia, dei propri borghi e dei propri monumenti, con le proposte provenienti dall’altra parte del mondo. Una lezione grandissima, un’intuizione che ha fatto riflettere i molti che sono voluti crescere e che, oggi, contribuiscono, nelle forme opportune, alla migliore riuscita del Festival rinnovato. La “quota Umbria” nel Festival è ormai diventata apprezzabile e significativa, da ciò che si produce a Spoleto a ciò che, ad esempio, un’istituzione di alta formazione culturale come il Conservatorio di Perugia è stato in grado di realizzare per l’appuntamento di quest’anno”. “Un programma brillante e fresco – conclude Guasticchi - che ha la vivacità delle prime edizioni, anche se le prime edizioni sono lontane una storia fa: questo è lo splendore del Festival di quest’anno, che sembra declinare i suoi “due mondi” non solo nel senso geografico complessivo che gli compete, ma anche in quello, antropologico, del “mondo” che ciascuno di noi è rispetto al proprio vicino e del dialogo che necessariamente deve scaturirne”.
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