L’incontro si è soffermato sulle Madri della Repubblica tra cui Teresa Noce, di lei ha parlato il figlio Giuseppe Longo Giuseppe ricordando come la madre costretta ad espatriare in Francia lavorò clandestinamente come antifascista per costruire la Repubblica Italiana. Lei fu tra le 21 donne che fecero parte dell’Assemblea Costituente Italiana.
“La fine della guerra – ha detto Giuseppe Longo - porta la data del di 25 aprile invece ci sono state altre circa due settimane di guerra, con vittime, che portarono alla liberazione di altri campi di lavoro dei nazisti. Mia madre fu liberata da uno di questi campi il 5 maggio. In famiglia questa data si festeggiava come una seconda data di nascita, come una seconda vita”.
“Il contributo delle donne nella resistenza non è stato sempre riconosciuto dalla storia – ha sottolineato Maria Franceschini - c’è voluto del tempo e ora si sta andando avanti nella ricerca dei contributi all’antifascismo e alla Resistenza dato dalle donne. Stiamo attraversando un periodo non molto felice nella conquista dei diritti per le donne che sono fermi agli anni ‘70, oggi si tende ad andare indietro nel diritto di famiglia e negli altri diritti al femminile”.
“La partecipazione alla resistenza delle donna è stata importantissima – ha detto Aurora Caporali – ed ha inciso nella storia. I numeri parlano di 35.000 donne combattenti mentre sono solo 19 le donne insignite della Medaglia d’Oro al valore militare. Di fatto le partigiane hanno corso gli stessi rischi degli uomini, spesso giudicate dalla memoria maschilista che non ha permesso loro di usare le armi proprio per allargare il divario della lotta”.
Sara Pasquino ha presentato il progetto di ricerca “In direzione ostinata e contraria. Le antifasciste nel carcere di Perugia (1926-1944)”
“L’antifascista è stata una donna eroica per noi, ma dai documenti ritrovati negli archivi, in gergo clinico, le partigiane venivano definite sguaiata, nevrotica, incapace di stare al proprio posto, mantenuta ecc. Le donne hanno dovuto lottare, cambiare, due volte: una per togliersi l’idea di donna fascista “angelo del focolare” e poi, una seconda, accantonando la loro sensibilità, caratteristiche femminile, a favore di una crudezza guerriera per assomigliare agli uomini. Il progetto che presento nasce da una ricerca su tanti registri e schedature di detenute antifasciste, è un “progetto militante” che diffonderemo nelle scuole e che prevede una mostra e alcuni incontri rivolti alla cittadinanza”.
In chiusura la prof.ssa Francesca Candori ha letto il contributo inviato da Mirella Alloisio che non ha potuto partecipare all’iniziativa per motivi di salute.