Il giardino
Con Donna Teresa, Villa Fidelia subisce, all’inizio del Settecento, importanti modifiche, ristrutturazioni e ampliamenti.
“La spettacolare sistemazione di Villa Fidelia si deve riferire, nell’impianto scenografico che ancora la caratterizza all’architetto Francesco Galli di Bibiena il quale certamente diede forma alle idee e alle richieste avanzate dalla Grillo” (Luigi Sensi, Teresa Grillo: appunti per una biografia in Cum duobus palatiis. Teresa Grillo Panfili (Pamphilj) e l’espansione della Fidelia nella prima metà del ‘700, Provincia di Perugia 2014).
Sempre in base alla documentazione studiata da Luigi Sensi, l’anno di costruzione della Villa potrebbe essere collocato intorno al 1727. Appartengono sempre al progetto architettonico del Bibiena l’impianto del giardino all’italiana, collocato sopra la più alta sostruzione romana del santuario e costituito da siepi di bosso e giare con agrumi ed essenze vegetali profumate; il muro con nicchie e fontane, a monte del giardino stesso; l’ampliamento e la totale ristrutturazione della Villa degli Urbani, che meglio adeguandosi alla disposizione a gradoni assume la fisionomia, in scala ridotta, della romana Villa Madama.
Succedono a Donna Teresa nella proprietà dapprima i conti Sperelli poi Gregorio Piermarini, ricco possidente terriero di Foligno che fecero allestire il giardino vesuviano e la fontana di Diana. Anche questo periodo – siamo nei primi anni dell’Ottocento - è importante nella storia della Villa ed è testimoniato, oltre tutto, da un bel disegno dell’ingegnere senese Saverio Andreucci in cui, nella rappresentazione grafica del complesso, tra i giardini, il boschetto, il frutteto e l’oliveto compare per la prima volta la palazzina detta Casino di villeggiatura.
Il corpo principale della villa fu ripartito in cinque piani, di cui due sotto la superficie del suolo. Le facciate furono doviziosamente decorate soprattutto con elementi barocchi, ma anche moderatamente neoclassici.
Un'imponente scalinata e un elegante ingresso ebbero il fine di impreziosire il prospetto principale.
Fu anche maggiormente curato il giardino e la leggera fortificazione della villa.
L'interno era caratterizzato da un salone delle feste con un importante camino, piacevoli stanze di soggiorno e di riposo, una galleria che dava sul terrazzo, da cui si ha una bella vista su tutta la valle umbra tra Spello e Cannara, compresa Assisi, da Assisi a Spoleto.
L’edificio dalla forma regolare ed elegante – quello cui oggi si accede e che fa bella mostra di sé dalla superstrada – nasce sul sacello opposto a quello di Venere su cui, come abbiamo visto, è stata credibilmente ipotizzata la costruzione della primitiva Villa degli Urbani.
Nei primi decenni dell’Ottocento, dunque, Villa Fidelia mette a punto la sua immagine moderna, alla quale contribuiscono, insieme al Casino, il giardino vesuviano con esedra e fontana, sormontata da Diana cacciatrice e concluso in alto dalla cisterna con orologio e fonte che ancor oggi ne costituiscono la via d’accesso e il pregiato fondale.
Morto Gregorio Piermarini nel 1845, la Villa passa ai Tani-Menicacci, che non apportano modifiche al suo impianto, cosa che invece avviene con il passaggio della proprietà al Collegio Vitale Rosi, che adatta la costruzione a residenza estiva dei propri assistiti. Gli ultimi proprietari privati – la famiglia Costanzi – vendono la parte più antica della Villa alle Suore Missionarie d’Egitto, che tuttora ne mantengono la proprietà, mentre la parte con i giardini e il Casino, il galoppatoio, la serra e il campo da tennis alla Provincia di Perugia.
Il 25 ottobre 1930 il prestigio della dimora barocca indusse il re d'Italia Vittorio Emanuele III a sceglierla come sede del fastoso ricevimento per le nozze (celebrate nella basilica di San Francesco in Assisi) della figlia Giovanna con il re Boris III di Bulgaria.
Anche oggi, l’aspetto più di grande importanza è rappresentato dalle straordinarie sistemazioni dell’esterno dando vita al giardino d’ingresso, al galoppatoio, al giardino all’italiana e al parco con boschetto.
Il giardino barocco chiamato anche giardino vesuviano, si trova all’ingresso della Villa, è disposto su un ripido piano inclinato che parte dall’entrata della Villa; è delimitato sia a destra che a sinistra da una doppia fila di cipressi e tondeggianti terrazzamenti insieme a sinuose scalinate arredate da siepi di bosso sapientemente modellate
Tra i gradoni in cotto è situata la fontana a esedra, collocata in posizione centrale a corredo una statua raffigurante Diana dea della caccia; la parte più alta è chiusa dall’elegante quinta che nasconde la cisterna ed è abbellita da nicchie e sormontata dall’orologio.
Di più antica progettazione è il giardino all’italiana, risalente al XVIII secolo, situato sul retro della Villa. La ristrutturazione fu voluta da Donna Teresa Pamphili Grillo; si presenta di forma rettangolare stretta e lunga (circa 150 metri), è suddiviso in quattro grandi aiuole bordate da siepi di bosso e a loro volta ripartite in altre quattro aiuole più piccole. Da uno studio fatto, è emerso che le aiuole interne sono formate da piante antecedenti il 1920 mentre le aiuole esterne risultano molto più anziane. Nel periodo della primavera e dell’estate, vasi di agrumi arredano il giardino e arricchiscono l’aria di un ebriante profumo. La parte a monte è delimitata da un alto muro a nicchioni, subito sopra si apre, bordato di lecci, il parco dove pini marittimi e filari di cipressi sono i principali protagonisti insieme al fitto boschetto di lecci. Oggi, il complesso monumentale, ospita mostre importanti, e d’estate soprattutto, le sere e le notti offrono spettacoli e concerti.