(Cittadino e Provincia) – Todi, 17 aprile ‘25 – La città di Todi celebra Giovanni Crisostomo, artista siciliano, residente a Monte Castello di Vibio, con una mostra antologica nella Sala delle Pietre dei Palazzi Comunali. L’esposizione, patrocinata dal Comune di Todi e dalla Provincia di Perugia, aprirà le porte ai visitatori sabato 19 aprile e sarà visitabile fino al 18 maggio.
Le opere parlano di un importante percorso, cinquant’anni di creazione per una storia di sapienza e rigore, sorta di planimetria euclidea per comporre un viaggio antologico con l’equilibrio del caos armonico. I cicli tematici sono un diapason costante che segue e prosegue nei decenni, lungo un intreccio di combinazioni con cui l’artista ha attualizzato le sue strategie della citazione. Ne emerge uno spirito elastico che alimenta il dialogo polifonico, dove ogni singolo suono (l’opera) partecipa al brano visivo e ne migliora il codice genetico.
La Sala delle Pietre diventa la quinta di un viaggio a ritroso, un nastro della memoria che si srotola tra le due pareti orizzontali e il pannello centrale: lungo l’ideale linea d’orizzonte vedremo pitture di grande formato, vere chiavi di volta per comprendere ambizioni e intensità dell’artista; al contempo, ci saranno alcuni cluster speciali, raggruppamenti tematici con opere di piccolo e medio formato; e poi, nella quadreria della parete frontale, una composizione armonica con le pitture di maggior formato dell’autore.
Giovanni Crisostomo è nato a Palermo nel 1940. Dai primi anni Ottanta vive e lavora nella campagna umbra, vicino Todi, dopo molteplici esperienze tra Roma e Parigi.
ll viaggio antologico srotola l’operare narrativo di Crisostomo, una continua ricerca di storie che affiorano dalla figurazione ambientata, dai suoi interni domestici e dai tuffi semantici nel paesaggio umbro. I quadri che vedrete risuonano con echi sentimentali, come se il lusso degli umani piaceri aleggiasse nelle scene dipinte, negli erotismi sensuali dei corpi, nel senso sospeso ma vigile delle azioni narrate. Si sente l’orchestrazione degli elementi scenici, una danza terrestre che viene avvolta da un rituale sonoro implicito, da una costante musicalità dei gesti e movimenti, delle posture e dei modelli prospettici. Nel caso dei cicli più “astratti” non cambia il modus d’ingaggio: anche qui si fondono assieme sonorità e sensualità, armonie cromatiche su scale riconoscibili e un costante equilibrio morbido tra le parti, sorta di entropia virtuosa che orchestra e amalgama le apparenti distanze iconografiche.
Crisostomo si è sempre mosso nel luogo ideale degli spostamenti linguistici, lungo gli avanzamenti dall’Impressionismo in poi, passando per maestri come Pablo Picasso ed Henri Matisse, Afro e Alberto Burri, Alberto Savinio e Salvatore Emblema, Mario Schifano e Gino Marotta… sono solo alcuni nomi ma potrebbero aumentare in relazione ad ogni quadro: perché la forza di Crisostomo è proprio quella di non sposare una singola posizione ma flutturare tra le ispirazioni del momento, cogliendo le essenze istantanee che si trasformano nella linfa basilare dell’opera specifica.
Il meccanismo di Crisostomo consiste, per scelta naturale, in un preciso modo di usare le citazioni. Che si tratti di Cézanne, Picasso, Matisse, Bonnard o altri punti di riferimento, il nostro artista evidenzia la radice da cui si ispira il quadro, sorta di traccia che accende il motore rielaborativo del suo fare. Le picassiane “Les demoiselles d’Avignon”, per fare un esempio lampante, entrano in scena come testamento ereditario, radice d’appartenenza che Crisostomo conduce nei suoi spazi di visione, nella sua interpretazione metabolica del mondo interiore, nel suo motore estetico che certifica una solida personalità autoriale.
Assieme agli artisti visivi, ad accompagnare questo viaggio di approdi e continue ripartenze, ci sono gli scrittori che hanno influenzato temi e modi di Crisostomo. Sono autori scivolati senza retorica dentro le sue trame, filtrati nei meandri dei suoi sguardi trasversali sulle realtà sospese, sulle immagini in transizione, sui lampi onirici che scrivono tracce su tela. Italo Calvino è senza dubbio il riferimento centrale, così come si sentono gli echi di Jorge Luis Borges e di quei maestri che osservavano gli angoli nascosti del vero, le ombre vive dell’apparenza, gli echi scivolosi del tempo ingannevole. Crisostomo ha uno di quei modi pittorici che condensano letture e ascolti musicali, che sedimentano un pensiero limpido dopo aver introiettato le belle lezioni dei propri riferimenti culturali.
Cultura25014.IC
(Cittadino e Provincia) – Todi, 17 aprile ‘25 – La città di Todi celebra Giovanni Crisostomo, artista siciliano, residente a Monte Castello di Vibio, con una mostra antologica nella Sala delle Pietre dei Palazzi Comunali. L’esposizione, patrocinata dal Comune di Todi e dalla Provincia di Perugia, aprirà le porte ai visitatori sabato 19 aprile e sarà visitabile fino al 18 maggio.
Le opere parlano di un importante percorso, cinquant’anni di creazione per una storia di sapienza e rigore, sorta di planimetria euclidea per comporre un viaggio antologico con l’equilibrio del caos armonico. I cicli tematici sono un diapason costante che segue e prosegue nei decenni, lungo un intreccio di combinazioni con cui l’artista ha attualizzato le sue strategie della citazione. Ne emerge uno spirito elastico che alimenta il dialogo polifonico, dove ogni singolo suono (l’opera) partecipa al brano visivo e ne migliora il codice genetico.
La Sala delle Pietre diventa la quinta di un viaggio a ritroso, un nastro della memoria che si srotola tra le due pareti orizzontali e il pannello centrale: lungo l’ideale linea d’orizzonte vedremo pitture di grande formato, vere chiavi di volta per comprendere ambizioni e intensità dell’artista; al contempo, ci saranno alcuni cluster speciali, raggruppamenti tematici con opere di piccolo e medio formato; e poi, nella quadreria della parete frontale, una composizione armonica con le pitture di maggior formato dell’autore.
Giovanni Crisostomo è nato a Palermo nel 1940. Dai primi anni Ottanta vive e lavora nella campagna umbra, vicino Todi, dopo molteplici esperienze tra Roma e Parigi.
ll viaggio antologico srotola l’operare narrativo di Crisostomo, una continua ricerca di storie che affiorano dalla figurazione ambientata, dai suoi interni domestici e dai tuffi semantici nel paesaggio umbro. I quadri che vedrete risuonano con echi sentimentali, come se il lusso degli umani piaceri aleggiasse nelle scene dipinte, negli erotismi sensuali dei corpi, nel senso sospeso ma vigile delle azioni narrate. Si sente l’orchestrazione degli elementi scenici, una danza terrestre che viene avvolta da un rituale sonoro implicito, da una costante musicalità dei gesti e movimenti, delle posture e dei modelli prospettici. Nel caso dei cicli più “astratti” non cambia il modus d’ingaggio: anche qui si fondono assieme sonorità e sensualità, armonie cromatiche su scale riconoscibili e un costante equilibrio morbido tra le parti, sorta di entropia virtuosa che orchestra e amalgama le apparenti distanze iconografiche.
Crisostomo si è sempre mosso nel luogo ideale degli spostamenti linguistici, lungo gli avanzamenti dall’Impressionismo in poi, passando per maestri come Pablo Picasso ed Henri Matisse, Afro e Alberto Burri, Alberto Savinio e Salvatore Emblema, Mario Schifano e Gino Marotta… sono solo alcuni nomi ma potrebbero aumentare in relazione ad ogni quadro: perché la forza di Crisostomo è proprio quella di non sposare una singola posizione ma flutturare tra le ispirazioni del momento, cogliendo le essenze istantanee che si trasformano nella linfa basilare dell’opera specifica.
Il meccanismo di Crisostomo consiste, per scelta naturale, in un preciso modo di usare le citazioni. Che si tratti di Cézanne, Picasso, Matisse, Bonnard o altri punti di riferimento, il nostro artista evidenzia la radice da cui si ispira il quadro, sorta di traccia che accende il motore rielaborativo del suo fare. Le picassiane “Les demoiselles d’Avignon”, per fare un esempio lampante, entrano in scena come testamento ereditario, radice d’appartenenza che Crisostomo conduce nei suoi spazi di visione, nella sua interpretazione metabolica del mondo interiore, nel suo motore estetico che certifica una solida personalità autoriale.
Assieme agli artisti visivi, ad accompagnare questo viaggio di approdi e continue ripartenze, ci sono gli scrittori che hanno influenzato temi e modi di Crisostomo. Sono autori scivolati senza retorica dentro le sue trame, filtrati nei meandri dei suoi sguardi trasversali sulle realtà sospese, sulle immagini in transizione, sui lampi onirici che scrivono tracce su tela. Italo Calvino è senza dubbio il riferimento centrale, così come si sentono gli echi di Jorge Luis Borges e di quei maestri che osservavano gli angoli nascosti del vero, le ombre vive dell’apparenza, gli echi scivolosi del tempo ingannevole. Crisostomo ha uno di quei modi pittorici che condensano letture e ascolti musicali, che sedimentano un pensiero limpido dopo aver introiettato le belle lezioni dei propri riferimenti culturali.
Cultura25014.IC