Allevamenti avicoli
Capi presenti nel territorio provinciale con riferimento all’anno 2010-2011.
La produzione avicola della provincia di Perugia è stata analizzata sulla dimensione degli impianti (capacità) essendovi in questo segmento del settore zootecnico una rilevante versatilità rispetto ad un ampio spettro di programmi riguardanti varie tipologie di prodotti che possono prevedere vari cicli in un anno ovvero la successione di varie tipologie. I capi registrati nel censimento 2011 ammontano, nella provincia di Perugia a 3.681.008, contenuti nei 15.829 allevamenti presenti sul territorio provinciale. Questo altissimo numero di allevamenti è stato drasticamente ridotto allorché, come per gli altri tipologie di attività zootecnica, si è applicata la soglia minima di capi per impianto perché quest’ultimo risultasse significativo per lo studio; soglia che, come per gli allevamenti ovini, è stata fissata in 10 capi. Questa operazione ha portato ad una situazione in cui il numero dei capi presenti ammonta a 3.018.445 (-18%) e risulta contenuto in 116 allevamenti, vale a dire nello 0,72% degli allevamenti censiti.
Si tratta di una distribuzione degli impianti che coinvolge solo 36 comuni della provincia e quindi assai più concentrata che per le altre tipologie produttive.
La densità massima si riscontra nel comune di Castel Ritaldi ove con un valore di 47,94 capi xHa, seguito da Giano dell’Umbria con un valore di 43,66 capi per ha, da Deruta che presenta un indice di poco inferiore, Spoleto 30,23, ma che, data la vastità del territorio di questo,segnala il verificarsi di una situazione senz’altro importante (1.056.760 capi presenti sull’intero territorio comunale).
Per quanto riguarda la concentrazione, l’analisi ripropone gli stessi comuni, sia pure con un ordine leggermente diverso: Spoleto è il primo della lista, seguito da Castel Ritaldi, da Deruta e da Cerreto di Spoleto. Giano dell’Umbria risulta 8°, ma prima di lui compaiono Piegaro, Passignano s.T. e Panicale. Tutti vi comuni soprarichiamati, possono essere definiti quali comuni “ad elevato carico zootecnico”. Tutte le situazioni analizzate in questa parte del lavoro presentano situazioni di prevalente concentrazione degli impianti in zone, in qualche modo, dedicate. Osservando la effettiva distribuzione degli impianti sul territorio e valutando la possibilità del verificarsi di eventuali condizioni peggiorative del rapporto con il contesto morfologico ambientale quale si sarebbe avuto in base alle dimensioni dei singoli impianti, dovute alla prossimità-concentrazione degli stessi, il quadro diviene più complesso evidenziandosi 10 situazioni in cui la densità locale raggiunge valori più significativi ed, in un caso, di picco, per lo più concentrate tra la Valle Umbra e la Media Valle del Tevere, ma presenti anche a nord, tra Città di Castello e S.Giustino, ad ovest in territorio di Castiglione del Lago ed ad est, tra Cerreto di Spoleto e Campello sul Clitunno.
Tra queste, di assoluta evidenza appare la conferma di quanto già segnalato con la lettura a scala comunale appena sopra riportata.
Sia nel caso di Spoleto dove, nell’area collinare a corona di Trignano e del fosso omonimo sono concentrati tre impianti con capacità complessiva di oltre 747.300 capi e che, uniti al vicino impianto di S.Giovanni di Baiano (altri 214.400 capi) rappresentano la più intensa concentrazione produttiva avicola della provincia, disposta in prossimità del Fosso di Trignano, dalla sua origine alla confluenza sul Maroggia all’altezza dell’impianto di S.Giovanni ed in contatto con l’estremità occidentale dell’acquifero alluvionale della Valle Umbra. Sia nel caso di Giano dove 6 allevamenti di grandezza media (capacità compresa tra 100.000 e 40.000 capi e complessivamente di oltre 400.000 capi) sono disposti su un sistema orografico collinare piuttosto frammentato che distribuisce le acque meteoriche in parte sul torrente Puglia (e quindi al Tevere nel tratto di Media Valle), ed in parte sul torrente Attone (e quindi al sistema della Valle Umbra). Tra questi, tre allevamenti, posti a quota maggiore (tra Montecchio e Castàgnola) ricadono nell’ambito dell’acquifero carbonatico dei Monti Martani.
Un ambito segnato con evidenza dalla produzione avicola è quella della Media Valle del Tevere dove, da Perugia a Collazzone sono presenti 5 impianti con una capacità complessiva di circa 410.000 capi, a cui vanno aggiunti altri 5 impianti di dimensioni medio-piccole e con capacità complessiva di 73.000 capi, disposti lungo il versante orientale del crinale percorso dalla SR. Marscianese, che guarda sulla Media Valle del Tevere. Del primo gruppo di 5, tre sono localizzati tra S.Maria Rossa e Fanciullata, lungo la linea ferroviaria FCU, su un sistema idrico superficiale che affluisce al Tevere insistendo su un acquifero alluvionale a rischio riconosciuto. Gli altri due impianti del primo gruppo sono posti in prossimità ed a monte della confluenza del Torrente Puglia nel Tevere, all’altezza di Collepepe, su un acquifero alluvionale classificato a probabile rischio.
Sempre lungo il Tevere, nella parte sud del Comune di Todi si riscontra una situazione diffusa di allevamenti che interessano sia direttamente il Tevere (in prossimità di Porchiano, a monte del fiume ed a una distanza di circa 200 metri da esso, è presente un impianto per 56.000 capi) oppure suoi diretti affluenti (il torrente Fossaccio, sul quale si appoggia un allevamento di 14.000 capi, il fosso di Casemasce con uno di 15.000 capi, il fosso Chiugena, al limite della provincia, con un allevamento sito presso Izzalini della capacità di 8.000 capi, il torrente Naia con un allevamento ai piedi del colle di Todi di 20.000 capi, un allevamento di 34.000 capi sul crinale di S. Rocco che guarda sul torrente Rio all’altezza di Ponterio, , due allevamenti, con una capacità complessiva di 23.000 capi, all’altezza di Pian di S.Martino, di cui uno sull’area dell’acquifero alluvionale del TeverMorto. La capacità di questi allevamenti posti lungo il percorso del Tevere nel breve tratto del Parco Fluviale che va dal colle di Todi al confine comunale con Baschi ed Orvieto, prima del Lago di Corbara, risulta pertanto di oltre 180.000 capi.
Anche il bacino del fiume Nestore è ben interessato dagli insediamenti avicoli. Sulla sua sinistra, quattro impianti sono collocati nella fascia tra Mugnano, Agello e S. Martino dei Colli: uno, di dimensioni più modeste (17.000 capi) insiste nella stretta Valle del Cestola in prossimità del primo centro; gli altri tre, che mostrano una capacità complessiva di 150.000 capi, sono collocati sotto Agello, sul versante che guarda il torrente Caina. Ambedue i torrenti risultano attualmente definiti “a probabile rischio di inquinamento”. Sulla sua destra due impianti in comune di Piegaro, per complessivi 100.000 capi, sovrastano i compluvi di formazione del sistema idrico superficiale a sud est del Peglia in parte drenato dal torrente Fersenone, anch’esso classificato “a probabile rischio”, per essere immesso nel Nestore all’altezza di Marsciano e quindi nel Tevere.
In Valnerina si evidenzia una situazione in Comune di Vallo di Nera, con un impianto avicolo (per 6.000 capi) sulle pendici orientali del crinale Monte Maggiore – Monte Grande, sopra l’acquifero carbonatico rappresentato dal versante che guarda il fiume Vigi.
In Valtiberina a Colle Plinio, nel comune di Città di Castello al confine con S.Giustino, risulta la presenza di un allevamento di dimensioni significative (100.000 capi) in prossimità del torrente Lama (classificato “a probabile rischio” e in corrispondenza dell’acquifero alluvionale. Ancora in comune di Città di Castello, lungo il torrente Vaschi (classificato “a probabile rischio”), ma in quota in prossimità di Riosecco, si segnala un più modesto allevamento di 13.000 capi.