Allevamenti ittici
La presenza e l’ubicazione degli impianti di acquacoltura
La presenza e l’ubicazione degli impianti di acquacoltura sono naturalmente connesse alla disponibilità di risorse idriche superficiali o sotterranee e spesso la scelta è ricaduta, in Italia come nella più parte dei paesi occidentali, su zone un tempo ritenute “marginali”, perché poco produttive da un punto di vista agricolo, ma di cui oggi è riconosciuta la grande importanza ecologica.
La consapevolezza di questo fatto ha prodotto il riconoscimento di situazioni di conflitto con altri usi del territorio e della risorsa idrica, anche perché la presenza di impianti di acquacoltura è comunemente messa in relazione con fenomeni di eutrofizzazione causati dallo scarico di effluenti ricchi di Fosforo ed Azoto e rilascio nell’ambiente di sostanze chimiche, quali medicinali e disinfettanti. L’effetto di un effluente sul corso d’acqua ricevente consiste essenzialmente in un incremento dei solidi sospesi (di natura organica) e dei nutrienti, con diminuzione dell’ossigeno disciolto: l’aumento della sostanza organica comporta un maggiore consumo di ossigeno e quando nei sedimenti il fabbisogno supera la disponibilità, si creano condizioni di anossia, con negative ripercussioni sugli organismi bentonici, alla base della catena alimentare in ambienti fluviali.
A conferma di quanto riportato, a valle di impianti di troticoltura, presenti in Umbria, sono state riscontrate sovente variazioni nel popolamento a macroinvertebrati (E.B.I.), con riduzione del numero delle specie e dominanza di quelle che prosperano in presenza di abbondante sostanza organica, anche in carenza di ossigeno (es. chironomidi).
Nel territorio della provincia di Perugia, seppure in modo molto localizzato e con un numero limitato di impianti, l’attività di acquacoltura ha un ruolo molto importante, fornendo un prodotto di elevata qualità ed in quantitativi significativi, prossimi alle 3.000 tonnellate annue.
Di tutto ciò la ragione sta sia nel rapporto che questo tipo di produzione zootecnica ha voluto innescare con una disponibilità di acque idonee e sufficienti, e sia nelle competenze che Regione e Province hanno in questi ambiti sotto il punto di vista della tutela ambientale. Proprio per non penalizzare una attività che risponde pienamente alle tendenze attuali, che cercano di privilegiare produzioni locali caratterizzate da elevati standard qualitativi, è stato affrontata, a livello normativo, la problematica della riduzione dell’impatto ambientale degli allevamenti ittici. L’approccio condotto è stato articolato su vari livelli: livello impiantistico, livello gestionale e livello nutrizionale.
Gli interventi a livello impiantistico prevedono l’adozione di sistemi che consentano la rimozione dei solidi sospesi con conseguente riduzione del B.O.D.. Ciò è possibile con sistemi di recupero della sostanza organica nell’effluente tramite filtrazione o decantazione dei sedimenti che in Umbria possono essere utilizzati ai fini agronomici in base alla direttiva regionale n.1492 del 6 settembre 2006.
A livello gestionale è stata incentivata l’adozione di tecniche di allevamento corrette (alti livelli di ossigeno, buone condizioni sanitarie, densità non eccessive ecc.) anche tramite la messa a punto di piani alimentari che tengano conto delle effettive esigenze dei pesci da un punto di vista quantitativo e qualitativo, per poter ottenere accrescimenti ottimali senza sprechi di mangime.
In ciò ha sicuramente contribuito l’acquisizione della certificazione EMAS, conseguita congiuntamente dagli impianti di troticoltura ubicati in Valnerina.
Infine l’intervento a livello nutrizionale ha comportato la messa a punto di “formule” mangimistiche ed adozione di tecniche produttive (estrusione), che oltre ad aver migliorato gli indici di conversione (anche con la riduzione dello spreco) ha massimizzato la ritenzione di Azoto e Fosforo.
Tali interventi sono stati adottati anche nel rispetto di quanto disposto dall’Autorità di Bacino del fiume Tevere nelle Norme Tecniche di Attuazione (art.14) del Piano stralcio per la salvaguardia delle acque e delle sponde del lago di Piediluco.
In Umbria, il settore presenta, come già accennato, delle particolarità evidenti rispetto agli altri: un numero assai limitato di aziende ed impianti, una localizzazione concentrata ed infine, una uniformità gestionale.
La produzione attuale prevalente (trota iridea) è concentrata sostanzialmente sul bacino del Fiume Nera coinvolgendo, oltre a questo fiume, anche il torrente Vigi, il torrente Campiano, il Fiume Corno e il Fiume Sordo. Sono presenti inoltre produzioni limitate sul Fiume Clitunno, a Campello e altre, strategicamente importanti, a S.Arcangelo di Magione, sul Trasimeno. L’ attività è storica in Valnerina, ma la sua espansione avviene tra l’inizio degli anni ’60 e la fine degli anni ’90 del secolo scorso raggiungendo il numero di 15 impianti (di cui 11 in Valnerina) e la capacità produttiva sopra indicata. Attualmente sono attivi 11 impianti con una produttività complessiva di oltre 22000 qli/anno, di cui 21750 da attribuire a 2 aziende con complessivi 6 impianti tutti collocati lungo il F.Nera e corsi d’acqua del suo bacino, e impiantati tra la fine degli anni ’70 e quella degli anni ’90; il rimanente va attribuito alla Provincia di Perugia che, in prima persona, gestisce due centri ittiogenici per garantire il ripopolamento sia del fiume Nera che del Lago Trasimeno, e ad una piccola Azienda di troticoltura di Preci nonchè ad un’altra sita a Campello sul Clitunno.
La normativa Regionale (Lr.15/2008) ha, da una parte, sostanzialmente congelato questo assetto, non prevedendo la possibilità di nuovi impianti di produzione, dall’altra ha curato strategie gestionali che garantissero alla produzione uno standard qualitativo elevato. La competenza specifica in materia ha consentito poi alla Provincia di Perugia di sviluppare un’azione di coordinamento dell’attività delle singole ditte portandole alla certificazione EMAS di tutti gli impianti della Valnerina, oltre che di praticare un assiduo monitoraggio della situazione del settore. La legge regionale infatti indica l’iter per le autorizzazioni necessarie, gli obblighi che devono essere rispettati nella realizzazione degli impianti, anche ai fini della riduzione dell’impatto ambientale, nonché le limitazioni di tipo territoriale soprattutto per quanto riguarda la realizzazione di nuovi impianti (di fatto preclusa in Valnerina).; infine indica anche le specie ittiche allevabili, al fine di contenere l’ingresso di specie ittiche alloctone nelle acque pubbliche regionali affidandone l’azione di controllo, appunto, alle Province.
N° | Azienda | Produttività q,li/anno | Comune | Attingimento/ ricettore | classificazione |
1 | AZIENDA DI TROTICOLTURA 1 | 130 | Preci | Canale Mulinaccio / Fiume Nera | Non a rischio |
2 | ITTICA 1 | 1500 | Norcia | Torrente Campiano | A probabile rischio |
3 | ITTICA 2 | 1000 | Preci | Torrente Campiano | A probabile rischio |
4 | ITTICA 3 | 2000 | Preci | Torrente Campiano | A probabile rischio |
5 | AZIENDA DI TROTICOLTURA 2 | 50 | Norcia | Fiume Sordo | Non a rischio |
6 | AZIENDA DI TROTICOLTURA 3 | 12000 | Norcia (Serravalle) | Fiume Corno | A probabile rischio |
7 | AZIENDA DI TROTICOLTURA 4 | 500 | Cerreto di Spoleto | Torrente Vigi | Non a rischio |
8 | STABILIMENTO ITTIOGENICO PROVINCIA DI PERUGIA | 170 | Cerreto di Spoleto | Fiume Nera | Non a rischio |
9 | ITTICA 4 | 4500 | Vallo di Nera | Fiume Nera | Non a rischio |
10 | ITTICA 5 | Campello sul Clitunno | Fiume Clitunno | A rischio | |
11 | CENTRO ITTIOGENICO DEL TRASIMENO | 40 | S.Arcangelo di Magione | Lago Trasimeno | A rischio |
Il quadro degli impianti di acquacoltura nella provincia di Perugia (dati 2006. Provincia di Perugia)