Allevamenti di ovini
Capi presenti nel territorio provinciale con riferimento all’anno 2010-2011.
Si tratta di una presenza piuttosto diffusa sul territorio provinciale (58 comuni su 59) e con una popolazione ovina che risulta essere di 96.094 capi; gli allevamenti censiti sono 2402. Il presente studio anche in questo caso ha proceduto ad una selezione degli allevamenti individuando quale soglia minima quelli con numero di capi uguale o superiore a 10. Tale passaggio ha dimezzato il numero degli allevamenti da analizzare (1154) mantenendo nell’analisi circa il 90% dei capi presenti (86.461). La lettura per ambiti comunali fornisce il seguente quadro: densità media 0,14 e 19 comuni con valore superiore alla media provinciale. Ii valori massimi vengono segnalati a Castel Ritaldi (0,38) e a Monteleone di Spoleto (0,37), ma valori significativi ( superiori a 0,20) estendono ad aree più vaste il peso di tale presenza: alla Valnerina (Preci, Norcia, Sellano, Cascia), ai versanti collinari e montane della Valle Umbra meridionale (Campello sul Clitunno, Giano dell’Umbria, Trevi) a quelli della Valle del Tevere (Collazzone e Umbertide) ed a quelli più prossimi al Trasimeno (Passignano sul Trasimeno, Panicale e Magione).
La “concentrazione” definisce un quadro solo in parte omogeneo a quello descritto dalla densità territoriale: rispetto ad un valore medio provinciale di circa 75 capi/allev., i valori a tre cifre si riferiscono all’area del Trasimeno (Magione, Passignano, Castiglione del Lago) a quella della Valnerina e dintorni (Norcia, Cascia, Preci, Monteleone di Spoleto, Sellano), alla fascia trasversale che dagli Appennini (Scheggia e Pascelupo) arriva a Città della Pieve passando per Foligno, Perugia, Collazzone. Tra i Comuni ricorrenti, Castel Ritaldi, Monteleone di Spoleto, Preci, Trevi, Norcia, Sellano, Castiglione, Panicale sono quelli che presentano situazioni di prevalente concentrazione degli impianti in zone, in qualche modo, dedicate.
I comuni sopra richiamati (Castel Ritaldi, Monteleone di Spoleto, Preci, Norcia , Sellano, Cascia, Campello sul Clitunno, Giano dell’Umbria, Trevi, Collazzone, Umbertide, Passsignano sul Trasimeno, Panicale, Magione, Castiglione del Lago, Scheggia e Pascelupo) possono essere definiti quali comuni “ad elevato carico zootecnico”.
Analizzando la effettiva collocazione sul territorio e le dimensioni degli allevamenti presenti, trova immediata conferma la definizione di “presenza diffusa” che segna con uniformità regolare la distribuzione degli allevamenti sulla maggior parte del territorio provinciale ed emerge l’ampia articolazione delle dimensioni degli allevamenti, che vanno dai prevalenti piccoli (inferiori ai 100 capi) a quelli di dimensioni più significative (400-500 capi) fino a quelli più importanti che, comunque, solo in pochi casi superano i 1000 capi: in prossimità di Morra sul torrente Nestore, in comune di Città di Castello (1589 capi), vicino al nucleo abitato di Scheggia (1020 capi). Ma questa variazione nelle dimensioni degli impianti pesa sulla loro distribuzione diffusa e quasi regolare dando origine a situazioni di picco di densità assai evidenti. L’analisi ne ha individuate 26, che indicano la presenza di un numero di capi che va da 500 sino a qualche migliaia, riuniti in un unico allevamento o in più all’interno di un ambito territoriale ristretto (aree di indagine).
Descrivendole in ordine decrescente per l’importanza dei numeri raccolti, occorre cominciare dalla Valnerina ove ricadono le aree 20, 24, 25 e 26 e che contengono, complessivamente ma solo nelle aree di picco, 15.853 capi (32,14% del totale provinciale):
La prima riguarda le falde del colle di Castelluccio di Norcia, sull’omonimo altipiano. Qui risulta presente una concentrazione di1301 capi distribuiti sui 7 impianti . La loro collocazione sul confine regionale suggerisce la possibilità di una lettura in difetto della reale consistenza di capi nell’area, di cui in effetti costituiscono peraltro un essenziale elemento del paesaggio agrario riconosciuto di grande valore. La seconda interessa la vasta area montuosa che fiancheggia, in sinistra del Fiume Nera, le valli del Fiume Corno e del Fiume Sordo e in destra, la Valle del Vigi, risalendo verso Sellano. E’ caratterizzata da un diffuso assai ricco di impianti soprattutto piccoli e medi, e dove i picchi della concentrazione, determinati spesso dalla compresenza di grossi impianti, sono a Norcia (2788 capi), o più a nord sulla linea Abeto, Todiano, Campi (complessivamente 1830 capi) o più a sud, verso Cascia : tra Ocricchio, Piediripa e Valcaldara (946 capi), tra Colforcella, Puro, Fogliano (1040 capi), o a ovest, verso Sellano, tra Agliano, Pupaggi, Apagni, Villamagina (1800 capi). Sempre a nord si segnala la presenza di un allevamento di 506 capi a Nortosce e di uno di 600 capi a Preci. Lungo la valle del Vigi, area densa di pozzi e sorgenti, alcuni allevamenti insieme accumulano 500 capi ed altrettanto avviene tra Montebufo e Collazzoni. Tutta l’area appartiene all’acquifero carbonatico del monti Sibillini ed è attraversata da una rete fluviale importante formata dai quattro fiumi sopra citati, di essa l’unico tratto classificato “a rischio di inquinamento” è quello del F.Corno da Serravalle a Triponzo; lo stesso fiume è classificato “a probabile rischio” nel tratto da Cascia a Serravalle.
La prima interessa la zona montana a sud di Cascia ove si riscontrano due punti di concentrazione: uno tra Chiavano e Villa S.Silvestro , con 5 impianti, di cui uno a Villa S.Silvestro, di 564 capi per un totale di circa 1000 ovini; l’altro a Civita con 663 capi in totale, su tre impianti, di cui uno di 420 capi. L’intera area insiste sull’acquifero carbonatico. La seconda è l’area di Monteleone di Spoleto ove insistono 20 impianti, di cui solo 5 superano i 20 capi e 3 i 200, per un totale di 1700 capi insediati tra Ruscio e Monteleone di Spoleto sul versante montano che guarda il F. Corno. Un po’ più in quota, a sud del monte Cornuovolo, due allevamenti per complessivi 580 capi. L’intera area insiste sull’acquifero carbonatico.
Segue la fascia collinare che da nord di Perugia (Monte Acuto) si estende ad est attraversando la Valle del Tevere e raggiunge a sud est Assisi le falde del Subasio fino a scendere sulla Valle Umbra. Aree 6, 7, 8. 11, con una presenza complessiva, nelle situazioni di picco, di 13.547 capi, (27,46% del totale provinciale):
Delimitata a nord ovest dal crinale che lo separa dal torrente Niccone fino al monte Castiglione, a sud ovest da quello che funge da spartiacque con il Trasimeno, a sud est dalla linea Trecine, Castel Rigone, Pantano e Antognolla dove incontra lo spartiacque M.Acuto - Monte Tezio, la vasta ed articolata area formata dai sottobacini dei torrenti Nese, Sambro-Formanuova-Caina (Tevere) e Vallaccia (T. Niccone) risulta contenere circa 6 mila capi con impianti di dimensioni considerevoli(300-600 capi) nell’area del Monte Acuto per complessivi 2850 capi circa e di dimensioni minori (120-500) tra Castel Rigone eAntria, per complessivi 1500 capi nella parte afferente al Tevere e 700 capi circa, nell’area sottostante allo sprone di Preggio, lungo il Vallaccia. Tutto il sistema dei torrenti citati risultano classificati dal P.R.T.A come “a probabile rischio”. I picchi di concentrazione emergenti si notano in località Racchiusole (1916 capi), Borgogiglione (945 capi), Colle di Maggio – Colle di censo – Colle Ranco – Antria (1981 capi).
E’ costituita dalla fascia pedecollinare in sinistra idrografica del Tevere da Solfagnano a Montelabate e Piccione e dal suo proseguimento, in destra idrografica del Chiascio, verso Valfabbrica, superando Pianello.Questa fascia all’altezza di Solfagnano, dove la valle del Tevere si restringe, raggiunge le falde del Monte Tezio includendo il Castello di Prozonchio presso il quale si verifica una delle situazioni di maggior picco con un insediamento di 864 capi. Gli altri punti di maggior concentrazione sono costituiti comunque da insediamenti di grandi dimensioni, come nella zona di Castel d’Arno – Pianello (ove in 3 insediamenti sono presenti oltre 1100 capi, insieme ad altri più modesti ( a Monteverde 4 insediamenti raccolgono complessivamente 154 capi; sempre a Castel d’Arno, tre allevamenti 88 capi). L’allevamento di Prozionchio si trova al limite dell’acquifero alluvionale del Tevere, in questa tratto considerato dal PRTA, a rischio) Nel caso di Castel d’Arno, Pianello, Monteverde gli insediamenti sono collocati all’interno del minuto reticolo di fossi che alimenta il F. Chiascio (anch’esso in questo tratto classificato “a rischio di inquinamento”. Attorno a questi punti di massima concentrazione esiste una diffusa presenza di impianti di dimensioni varie che vanno dalle poche unità (10 - 15 capi) a 600 unità (Fosso di Rancolfo – Parlesca, e Bacino del Rio Grande a Valfabbrica, per un totale di circa 6000 capi.
Si tratta di una zona collocata a nord est del monte Subasio, su un sistema alto collinare facente parte del sistema di rilievi che separano Gualdo Tadino da Assisi, ma legata a quest’ultima da una sistema viario che ha per centro la città di Assisi. E’ proprio su questo sistema viario, la SR.444 di Grello, di importanza soprattutto storica, che si riscontra l’addensarsi di allevamenti, di piccole dimensioni: intorno ad Osteria di Morano 150 capi distribuiti su 7 impianti; attorno al valico 5 impianti per complessivi 303 capi; 5 impianti ancora attorno a Montecchio, sul versante che guarda il T. Caldognola (affluente del F.Topino). Più a nord, in prossimità di Frecco e su un crinale che guarda Casacastalda un altro impianto con 281 capi.
Un’altra zona di evidente concentrazione di allevamenti e capi è quella che costituisce la spina centrale alto collinare e montana posta tra la Valle Umbra e la Media Valle del Tevere e formata dal sistema dei Martani da Spoleto a Giano dell’Umbria e dall’altopiano che verso nord scende da Gualdo Cattaneo a Bettona. Le situazioni di maggiore densità-concentrazione sono qui evidenziate nelle aree 16, 19, 21, 22, 23/parte, dove risultano presenti complessivamente 8.096 capi (16,41% del totale provinciale).
La prima è un’ampia zona che si estende dalle pendici sud orientali dei Martani, e da Terzo S. Severo – Montemartano – Castelritaldi – Montefalco , attraversa la Valle Umbra e risale le prime pendici orientali verso Campello sul Clitunno, Pissignano- Trevi. All’interno di un diffuso denso, emergono 4 situazioni di picco: la maggiore è quella tra S.Martino in Trignano e S.Angelo in Mercole, sul lato sinistro del Maroggia e prossima al corso d’acqua classificato “a probabile rischio”.Qui sono presenti due impianti di grandi dimensioni a Colle Fabbri (in totale 1700 capi) ed uno di 620 capi a S.Angelo in Mercole; da qui verso Ponte Bari (Spoleto) piccoli impianti per un totale di 400 capi. Ancora sulla parte occidentale della valle, in comune di Castelritaldi, loc. Castel S.Giovanni, in prossimità del fosso Tattarena (classificato “a probabile rischio”) numerosi impianti medio piccoli per un totale di 730 capi all’interno dell’acquifero alluvionale; poco più a monte, presso Fabbri (comune di Montefalco) un allevamento di 560 capi. L’area 21 interessa invece il versante nord occidentale dei Monti Martani nella fascia alta che gira da Giano dell’Umbria a Montemartano, ove sono presenti le concentrazioni di Giano (500 capi) e appunto di Montemartano (200) su acquifero carbonatico e sul bacino imbrifero del Fosso Rinucciano e del T. Attone. Più in basso fuori dell’acquifero carbonatico e sullo stesso bacino imbrifero, allevamenti per 770 capi.
Lungo il terrazzamento che segna il passaggio dai Martani, dal sistema collinare a pettine che degrada sulla Media Valle del Tevere ed oltre il quale la presenza di impianti di allevamento di ovini si dirada, si evidenziano alcune significative situazioni di addensamento. Una è quella a cavallo del T. Puglia (classificato dal PRTA come “a probabile rischio”) tra Canalicchio (Deruta) e Gaglietole (Collazzone), dove inizia il terrazzamento, con circa 600 capi distribuiti su nove impianti di cui i due maggiori in destra idrografica al torrente. Un altro è il tratto del terrazzamento calcareo tra S. Terenziano, Grutti e Castelvecchio (Gualdo Cattaneo) e il soggiacente declivio da cui prendono forma i fossi di Toscella e di Ceccano, il Rio Bagno, i fossi di Petroro e S. Damiano, dove sono presenti numerosi allevamenti di piccole e medie dimensioni per un totale di 1137 capi, di cui il nucleo più consistente è concentrato tra Lorgnano e S.Andrea (470 capi), in comune di Todi. Il terrazzamento fa parte dell’acquifero carbonatico dei Martani ed è interessato da un visibile processo di urbanizzazione e infrastrutturazione tecnologica con una tendenza alla continuità tra i tre nuclei (punti di captazione idrica e depuratori civili). La terza area, a confine tra Todi e Massa Martana, attraversata dal T.Tribio e dalla strada Consolare Flaminia é compresa tra le località di Collevalenza, Montignano, Colpetrazzo, Massa Martana. Qui sono presenti numerosi impianti quasi esclusivamente di piccole dimensioni (solo 4 raggiungono i 100 capi), ma in quantità da raggiungere complessivamente i 1546 capi.
Nell’alto Tevere la presenza degli allevamenti di ovini si concentra sulla fascia collinare trasversale che dalla vallicola del T.Nestore, passa per Trestina, Montecastelli, Montone e raggiunge l’altopiano di Pieve de Saddi a nord di Pietralunga, prevalentemente in comune di Città di Castello. Si tratta per lo più di grossi allevamenti con unità che a volte superano i 1000 capi e che formano una popolazione complessiva di ovini di 5259 capi..
La prima è quella collocata più ad est, in prossimità del confine con Pietralunga. In località Candeggio sull’altipiano soprastante il torrente Soara (classificato “non a rischio”) e da cui nasce il T. Lana (a probabile rischio), tre allevamenti concentrano 1170 capi. La seconda area, posta lungo il T. Nestore in destra idrografica, tra Morra e il confine regionale ad ovest, contiene un allevamento di 1589 capi. La terza area, centrale, posta a cavallo del F.Tevere (già in questo tratto classificato “a rischio” dal PRTA), sulla linea Calzolaro – Montecastelli – Montone dove la struttura collinare chiude la valle del fiume, contiene due picchi di densità: uno in sinistra idrografica formato da 3 insediamenti, tra Promano e Montone, posti sul confine comunale con Montone qui segnato dal T.Lana, di cui due con 570 capi in totale a 200 metri dal torrente, ed uno con 698 capi, in territorio di Montone, a 400 metri dallo stesso torrente. In destra orografica, sulle colline al limite sud della piana di Trestina, in loc. Calzolaro, insieme ad altri di piccole dimensioni, sono presenti due insediamenti per complessivi 888 capi ed un terzo, di 344 capi, è collocato più a sud est sul versante che guarda la valle del T. Niccone (classificato “a probabile rischio”).
L’importanza del F.Nestore nella struttura paesaggistico ambientale del territorio della provincia di Perugia non è solamente data dall’essere il più importante affluente di destra del Tevere in questa parte del suo percorso, ma anche e soprattutto dallo svolgere il particolare ruolo di segnare con il suo corso, fisicamente, il confine tra il sistema carbonatico del massiccio del Peglia ed i sistemi collinari di origine alluvionale del Trasimeno, del marscianese, della media valle del Tevere. In tal modo questo corso d’acqua convoglia insieme verso il Tevere le acque che provengono da terre ancora a forte naturalità sia storica che riacquisita a seguito dell’abbandono di terreni scomodi per l’agricoltura moderna (territori alto collinari o montani del Peglia), e quelle che provengono da terre in cui, accanto ad una urbanizzazione che si è moltiplicata, questa attività produttiva è ancora preminente e si è specializzata innovandosi con la tecnologia. Sulla parte ricadente nella provincia di Perugia del bacino imbrifero di questo fiume sono state evidenziate 5 aree: 10, 13, 15, 17, 18. Solamente sull’area 13 si evidenziano picchi di concentrazione, mentre nelle restanti si notano solo addensamenti rispetto all’uniformità di fondo. Complessivamente, nei punti evidenziati delle aree indagate risulta una presenza di 4338 ovini.
L’area 10 interessa il versante del colle di Agello che guarda sulla Valle del T.Cestola dove sono presenti due allevamenti: uno con 325 capi, in direzione di Montebuono, sopra il fosso Lombardone, che si immette sul T.Cestola presso Mugnano, e confluisce nel T.Caina; l’altro di 472 capi, più ad est sopra il fosso Laggio che si immette direttamente nel Caina a Pilonico Materno. L’area 13 è la più significativa: interessa i comuni di Panicale e di Piegaro essendo posta a cavallo del Nestore (qui classificato “a probabile rischio”) e in un’area ricca di pozzi e sorgenti idropotabili. Sono presenti numerosi impianti di varie dimensioni con più punti di concentrazione: in sinistra idrografica, sette impianti all’altezza di Colle S.Paolo, tra Tavernelle e il castello di Montali, concentrano1071 capi, mentre uno, poco più ad ovest all’altezza di Colle Calzolaro contiene 297 capi; ancora più ad ovest, presso Missiano, un impianto di 450 capi. Sul lato opposto della Valle, in destra idrografica, sopra il sistema di fossi che da origine al T.Ierna, in località Greppolischieto, insistono tre impianti che complessivamente superano i 500 capi. L’area 15 interessa il territorio a sud di Città della Pieve ed in particolare il versante che guarda la piana di Chiusi ed il bacino del Chiani. Qui sono presenti 3 impianti con circa 500 capi. Di questi uno, il maggiore, in loc. Vaiano, ne contiene 400.
Queste due aree interessano la parte terminale del corso del F. Nestore e il F. Tevere all’altezza della confluenza del primo. L’area 17 segnala la presenza di un allevamento di oltre 400 capi presso la sponda sinistra del Fersenone, affluente del Nestore, a sud ovest di Marsciano. L’area 18 evidenzia la presenza di un impianto di 620 capi in località Piedicolle, tra Collepepe e Pantalla appena a monte dell’acquifero alluvionale della Media Valle del Tevere.
Anche nella Valle Umbra si riscontra la presenza di significative concentrazioni di allevamenti ovini e soprattutto di capi: i sistemi montuosi o alto collinari che la fiancheggiano per tutta la sua lunghezza, garantiscono la varietà e la continuità nell’alimentazione e il sistema infrastrutturale della pianura ha favorito lo sviluppo degli insediamenti produttivi. Se ciò è evidente per il versante occidentale dove si è visto che gli insediamenti scendono dalle quote superiori ai terrazzamenti di Montefalco e Castelritaldi, fino quasi alla pianura, è ancora più evidente sull’altro versante , da Assisi a Foligno, essendo rapido il passaggio dalla pianura alle quote alte del Subasio e soprattutto dei monti posti alle sue spalle e anche facilitato da una rete stradale storica che ha da sempre tenuta unita la fascia appenninica a queste città ed a questi luoghi. Le aree individuate qui sono 3 e in esse risultano concentrati complessivamente 2605 capi.
Il principale punto di picco dell’area 11 è collocato in posizione collinare poco al di sopra della linea di contatto tra le pendici del Subasio e la piana di Assisi, appena a monte dell’acquifero alluvionale di Cannara, presso S.Damiano. Si tratta un insediamento di 789 capi su un’area densa di sorgenti e punti di captazione idrica. L’intero sistema delle acque superficiali della Valle umbra viene considerato dal PRTA “a rischio”. Un’altra situazione di picco, ma ben più modesta, si trova sulle pendici nord del Subasio con un piccolo insediamento ( circa 200capi) presso Ponte Grande sul F.Tescio (classificato nel tratto “a probabile rischio”), dove la SR.444 di Grello raggiunge Assisi. L’ area 14 contiene un grosso insediamento costituito da 4 impianti – di cui uno di 750 capi- in Comune di Foligno, loc. Bùdino, con un totale di circa 1000 capi, in prossimità del Topino ( in questo tratto classificato “a rischio”), all’interno dell’acquifero alluvionale della Valle Umbra e entro il confine dell’acquifero di Cannara. L’area 23/p contiene due situazioni di picco: a Campello sul Clitunno con un impianto di 576 capi dislocato in prossimità del Maroggia (qui classificato “a rischio”) e sopra l’acquifero alluvionale e 2 impianti poco più a monte, a Campello Alto, con 460 capi e in una zona ricca di pozzi. A questi picchi segnalati si aggiunge la concentrazione della fascia pedemontana da Manciano, Matigge, Trevi, Campello, dove insieme ai due impianti di dimensioni rilevanti (Manciano 520 capi e Bovara 296 capi) vi è una diffusa presenza di allevamenti su l’acquifero carbonatico e a stretto contatto con una pronunciata urbanizzazione.
Trasimeno occidentale. L’area collinare ad ovest di Castiglione del Lago, in prossimità del confine regionale, ospita una serie di allevamenti di dimensioni medio grandi che danno luogo a situazioni emergenti rispetto al pur consistente diffuso. In queste situazioni emergenti la quantità di capi presente ammonta a 2228.
Qui risultano 3 punti di concentrazione di cui due lungo lo spartiacque tra il Trasimeno ed i laghi di Montepulciano e Chiusi: il primo a Pozzuolo con 715 capi e, ancora più ad ovest, a S.Agnese, con 597 capi; il secondo a Porto con 399 capi. Il terzo in località la Piana (517 capi) verso il Lago Trasimeno. Nell’area di Pozzuolo sono presenti due depuratori civili.
Dorsale Appenninica centrale. La presenza di allevamenti ovini sulla parte umbra di questo tratto di Appennino è soprattutto distribuita lungo il percorso della SS.3 Flaminia tra Scheggia, dove si realizza una grossa concentrazione di capi, e Nocera Umbra e più a sud, sale più in quota, attorno alle origini del F.Topino, verso Colle Croce ed Annifo per distendersi poi sull’altipiano di Colfiorito dove si collocano gli altri due punti di addensamento Complessivamente in questi punti si contano 1870 capi.
La prima riguarda il centro abitato di Scheggia ed i suoi immediati dintorni: dove un grosso allevamento di 1020 capi insiste al limite dell’acquifero carbonatico e in prossimità (100 metri) del Torrente Sentino (classificato “non a rischio” dal PRTA). Vicino a questo in direzione di Pascelupo e lungo la Flaminia verso Villa Col dei Canali, insistono numerosi allevamenti di piccole dimensioni (max. 60 capi) sull’acquifero carbonatico ed in prossimità di sorgenti idriche che sommano complessivamente circa 200 capi. L’area 12 interessa l’altipiano di Colfiorito e presenta due punti di concentrazione, a cavallo della SR.77 del Chienti: uno più modesto, è costituito da una serie di piccoli e medi impianti (complessivamente circa 350capi) che dal Monte di Annifo scende lungo il crinale, sul valico di Colfiorito e l’altro, di oltre 500 capi, concentrati sulle falde del Monte Macchie che delimita, da sud, il passo. L’intera area è posta sopra l’acquifero carbonatico.
Colline tra Gubbio ed il Tevere. Si tratta del vasto sistema collinare compreso tra la SR. 219 di Pian d’Assino a nord ovest e la SS. 298 Eugubina a sud est, con la linea di crinale che, collegando Mengara, Monte Urbino, Castiglione e Montelovescio, Brunetta, fa da spartiacque fra il Tevere e la Piana di Gubbio e rappresenta un luogo di presenza diffusa della produzione ovina. E’ stata qui individuata un’area con alcune situazioni di picco. Ove risulta una popolazione di ovini complessiva di 1735 capi.
L’area interessa la zona più in quota di questo territorio, quella compresa tra gli 800 e i 700 metri. Numerosi impianti di piccole e soprattutto medie dimensioni si allineano lungo il crinale Tra Carestello e Castiglione, per lo più sul versante nord, che alimenta il T. Saonda; in totale 1235 capi. A nord, ai piedi del sistema collinare ed in prossimità del T. Saonda, insistono due insediamenti: il maggiore (circa 300 capi è collocato tra Ponte ‘Assi e Podere Fornace, sul bordo del torrente (in questo tratto classificato “a rischio”); il secondo (circa 200 capi) si trova presso S.Martino in Colle in prossimità della confluenza di due adduttore (il Fosso di S.Martino e il T. S.Donato) nel Saonda; questo allevamento ricade in prossimità dell’acquifero alluvionale (Piana di Gubbio) denso di pozzi.