Per tre anni si studieranno le pratiche abitative, la qualità della vita e i legami sociali
(Cittadino e Provincia) – Paciano, 17 febbraio ‘23 – Paciano “osservato speciale” da etnologi e antropologi.
Anche il piccolo borgo del Trasimeno è tra i paesi coinvolti nel Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) “Abitare i margini, oggi. Etnografie di paesi in Italia”, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e realizzato da cinque Università italiane, con l’Università degli Studi di Perugia come capofila.
Una ricerca etnografica della durata di tre anni, volta a comprendere e studiare da un lato la “qualità della vita” e del benessere degli abitanti e dall’altro capire nel dettaglio la vita sociale, culturale e la reale attitudine di “presa in cura” del territorio.
Alla comunità di Paciano il progetto è stato esposto mercoledì sera presso Palazzo Baldeschi. Un incontro che ha visto la partecipazione anche dell’Amministrazione comunale nelle persone del sindaco Riccardo Bardelli e dell’assessora Cinzia Marchesini.
Ad illustrare l’iniziativa sono stati Massimiliano Minelli, Raissa De Gruttola e Elisa Rondini dell’Università degli studi di Perugia e il coordinatore Daniele Parbuono (PI del PRIN, Università degli studi di Perugia).
La ricerca etnografica, coinvolgerà 16 paesi collocati in diverse aree d’Italia e durerà 36 mesi. Lo studio prevede che i ricercatori si trasferiscano fattivamente nei piccoli borghi, frequentando piazze e luoghi di aggregazione in modo da diventare veri e propri punti di riferimento per gli abitanti.
“La presenza dei ricercatori nei piccoli paesi – ha detto Daniele Parbuono - per i prossimi tre anni ci permetterà di tessere una rete di relazioni umane vere, che saranno il fulcro del nostro studio e attraverso una ricerca riusciremo a prendere in considerazione un arco temporale di 50/60 anni”.
“Sul piano scientifico – ha spiegato Minelli - la ricerca intende proporre un ripensamento dei concetti antropologici di margine e abitare, così come del rapporto fra città e campagna, fra nuove e vecchie generazioni. Quello che vogliamo capire, attraverso una serie di quesiti è quali sono i rapporti tra gli abitanti e il posto in cui vivono, come vivono la natura e il paesaggio. Grazie alla tecnologia ormai si esce e si rientra dai margini in continuazione, si può scegliere come posto di lavoro Paciano e poi comunicare con tutto il mondo”.
I risultati dello studio consisteranno in pubblicazioni accademiche, un sito internet che favorisca il collegamento e lo scambio di buone pratiche tra i 16 paesi partecipanti, creazione di un archivio audio-video digitale, produzione di materiale audiovisivo; organizzazione di seminari, convegni nazionali e internazionali.
Infine, sul piano socioculturale e operativo, attraverso la collaborazione costante con gli enti locali interessati, saranno realizzati: mostre e allestimenti, un catalogo fotografico, un documentario etnografico.
Il Progetto oltre all'ateneo perugino vede la presenza dell'Università “La Sapienza” di Roma, dell'Università di Torino, dell'Università di Siena e dell'Università degli Studi della Basilicata.
Paciano23002.red
(Cittadino e Provincia) – Paciano, 17 febbraio ‘23 – Paciano “osservato speciale” da etnologi e antropologi.
Anche il piccolo borgo del Trasimeno è tra i paesi coinvolti nel Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) “Abitare i margini, oggi. Etnografie di paesi in Italia”, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e realizzato da cinque Università italiane, con l’Università degli Studi di Perugia come capofila.
Una ricerca etnografica della durata di tre anni, volta a comprendere e studiare da un lato la “qualità della vita” e del benessere degli abitanti e dall’altro capire nel dettaglio la vita sociale, culturale e la reale attitudine di “presa in cura” del territorio.
Alla comunità di Paciano il progetto è stato esposto mercoledì sera presso Palazzo Baldeschi. Un incontro che ha visto la partecipazione anche dell’Amministrazione comunale nelle persone del sindaco Riccardo Bardelli e dell’assessora Cinzia Marchesini.
Ad illustrare l’iniziativa sono stati Massimiliano Minelli, Raissa De Gruttola e Elisa Rondini dell’Università degli studi di Perugia e il coordinatore Daniele Parbuono (PI del PRIN, Università degli studi di Perugia).
La ricerca etnografica, coinvolgerà 16 paesi collocati in diverse aree d’Italia e durerà 36 mesi. Lo studio prevede che i ricercatori si trasferiscano fattivamente nei piccoli borghi, frequentando piazze e luoghi di aggregazione in modo da diventare veri e propri punti di riferimento per gli abitanti.
“La presenza dei ricercatori nei piccoli paesi – ha detto Daniele Parbuono - per i prossimi tre anni ci permetterà di tessere una rete di relazioni umane vere, che saranno il fulcro del nostro studio e attraverso una ricerca riusciremo a prendere in considerazione un arco temporale di 50/60 anni”.
“Sul piano scientifico – ha spiegato Minelli - la ricerca intende proporre un ripensamento dei concetti antropologici di margine e abitare, così come del rapporto fra città e campagna, fra nuove e vecchie generazioni. Quello che vogliamo capire, attraverso una serie di quesiti è quali sono i rapporti tra gli abitanti e il posto in cui vivono, come vivono la natura e il paesaggio. Grazie alla tecnologia ormai si esce e si rientra dai margini in continuazione, si può scegliere come posto di lavoro Paciano e poi comunicare con tutto il mondo”.
I risultati dello studio consisteranno in pubblicazioni accademiche, un sito internet che favorisca il collegamento e lo scambio di buone pratiche tra i 16 paesi partecipanti, creazione di un archivio audio-video digitale, produzione di materiale audiovisivo; organizzazione di seminari, convegni nazionali e internazionali.
Infine, sul piano socioculturale e operativo, attraverso la collaborazione costante con gli enti locali interessati, saranno realizzati: mostre e allestimenti, un catalogo fotografico, un documentario etnografico.
Il Progetto oltre all'ateneo perugino vede la presenza dell'Università “La Sapienza” di Roma, dell'Università di Torino, dell'Università di Siena e dell'Università degli Studi della Basilicata.
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