(Cittadino e Provincia) – Perugia 25 settembre 2012 – “La denominazione di origine controllata “ Spoleto” – afferma in una mozione il capogruppo socialista in Consiglio Provinciale Enrico Bastioli è riservata al vino bianco “Spoleto”, nella tipologia Bianco, Trebbiano spoletino, Trebbiano spoletino passito, Trebbiano spoletino superiore e Trebbiano spoletino spumante. Le uve destinate alla produzione del Vino DOC “ Spoleto” devono essere prodotte, come indicato dall’ art. 3 dell’attuale proposta di disciplinare che è in fase di partecipazione, all’interno di una zona che comprende una parte dei territori comunali di Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Foligno, Montefalco e Trevi. L’individuazione della zona non risulta assolutamente designata per essere individuata come “aree pianeggianti”. Si passa, infatti, dai terreni in pianura fino ad altitudini mediamente comprese tra i 350 e 400 msm , fino ad arrivare ai 557 mslm di Torre Grossa nella zona di Colle del Marchese. L’intera area a nord – ovest di Spoleto, inoltre, compresa tra Castel Ritaldi e Colle Fabbri è completamente collinare, in molti casi marginale alla viticoltura essendo l’orografia del terreno non sempre idonea alla coltivazione dei vigneti, soprattutto se a ritocchino, essendo le pendenze in alcuni casi marcate per origini calanchifere. L’intera area che da Castel Ritaldi passa attraverso La Bruna, S.Vito, Uncinano, fino a Spoleto non può in nessun caso definirsi di pianura. Non trova, quindi, nessun nesso logico l’esclusione di zone come Bivio Moscardini, Casale, Pietrauta, Montepennino nel comune di Montefalco e di Arquata, Campoletame, Colcimino, Madonna della Neve, Molino dell’Attone, Sant’Antonio, Montarone, Madonna della Pia nel Comune di Bevagna che hanno altimetrie assolutamente simili ( variabili tra i 300 e 400 m/slm). Inoltre in queste aree non possono essere rilevate delle differenze macro – climatiche, soprattutto perché hanno sicuramente condizioni più favorevoli alla produzione vitivinicola in quanto il territorio è stato modificato ed antropizzato proprio dall’attività degli ultimi secoli.Differenze di poche decine di metri non creano problemi di maturazione tecnologica per un vitigno come il trebbiano spoletino che non può essere giudicato tardivo. Per quanto riguarda la “ vocazionalità dell’area” , che deve essere un aspetto di estrema importanza, resta parte pianeggiante) e bosco ed oliveto sui crinali collinari ( fino a raggiungere Campello sul Clitunno a 582 mslm e Bazzano a 550 mslm. In quest’area sono rarissime le piante reliquia, tanto più di trebbiano. Inoltre, nelle colline di Montefalco, Giano dell’ Umbria, Castel Ritaldi e Bevagna si ritrova: una viticoltura arcaica presistente, anche con piante di trebbiano, definito spoletino, si ritrova una continuità orografica, climatica e di vocazione nella coltivazione dei vigneti anche a bacca bianca come appunto quelli che la DOC Spoleto vorrebbe ricomprendere, tutte le zone a sud-est della campagna bevanate come Arquata, Madonna della Neve e Sant’Antonio hanno certamente una viticoltura presistente ed una vocazione maggiore di aree pianeggianti a destra del Beverone”. Per questa serie di ragioni e Vista la sentenza del Tar del 19 giugno 2012 che ha accolto il ricorso presentato dal dubbia la scelta di segnare il confine a nord con la zona industriale – residenziale di Foligno ( Corvia, Borroni, Scafali ), dove sono ancora presenti delle piante reliquia, ma fin troppo evidente che il destino di quest’area sarà sicuramente diverso da quello agricolo, essendo sempre più forte la tendenza allo sviluppo urbanistico di quell’area a scopo residenziale, industriale, artigianale e aree di servizio. Il confine dell’area DOC, infine, passa nei pressi del centro abitato di Sterpete che come noto è a ridosso della aviosuperfice di Foligno. Fino a comprendere tutta l’area su cui sono ubicati gli impianti del depuratore di Foligno e della struttura di compostaggio dei rifiuti di tutti i Comuni dell’area, e l’area interessata alla costruzione della nuova Piastra logistica e dello scalo merci ( già finanziato ed in fase di costruzione). Sempre scendendo verso sud viene compresa tutta l’area adiacente alla strada Flaminia ed alla ferrovia che è ormai destinata ad insediamenti artigianali. In questo territorio, le destinazioni dei terreni sono poi a colture quali mais, ortaggi, tabacco ( nella Consorzio Vini Montefalco, dal Comune di Montefalco e da alcuni produttori top, contro l’esclusione dei territori di Montefalco e Bevagna dalla zona di produzione prevista dal disciplinare della “Doc Spoleto” firmato dal Ministero, che comprendeva i comuni di Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Foligno, Montefalco (solo in parte), Spoleto e Trevi, Bastiolii chiede di Convocare un tavolo istituzionale con tutti i soggetti interessati (Sindaci, Regione, Provincia, cantine, organizzazioni di categoria) per fare il punto della situazione a seguito della sentenza del Tar del Lazio epromuovere - anche in virtù della sentenza del Tar - presso tutti gli organismi istituzionali, Ministero dell’agricoltura, Regione Umbria, Comunità Montana, Comuni, organizzazioni ed associazioni di categoria la proposta di rivedere i confini della Zona DOC “Spoleto” ed in modo particolare all’inclusione di tutta l’area di Montefalco e dell’allargamento del Comune di Bevagna e dl Comune di Giano dell’Umbria che sono a tradizione e vocazione viticola”.
Gc12387.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 25 settembre 2012 – “La denominazione di origine controllata “ Spoleto” – afferma in una mozione il capogruppo socialista in Consiglio Provinciale Enrico Bastioli è riservata al vino bianco “Spoleto”, nella tipologia Bianco, Trebbiano spoletino, Trebbiano spoletino passito, Trebbiano spoletino superiore e Trebbiano spoletino spumante. Le uve destinate alla produzione del Vino DOC “ Spoleto” devono essere prodotte, come indicato dall’ art. 3 dell’attuale proposta di disciplinare che è in fase di partecipazione, all’interno di una zona che comprende una parte dei territori comunali di Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Foligno, Montefalco e Trevi. L’individuazione della zona non risulta assolutamente designata per essere individuata come “aree pianeggianti”. Si passa, infatti, dai terreni in pianura fino ad altitudini mediamente comprese tra i 350 e 400 msm , fino ad arrivare ai 557 mslm di Torre Grossa nella zona di Colle del Marchese. L’intera area a nord – ovest di Spoleto, inoltre, compresa tra Castel Ritaldi e Colle Fabbri è completamente collinare, in molti casi marginale alla viticoltura essendo l’orografia del terreno non sempre idonea alla coltivazione dei vigneti, soprattutto se a ritocchino, essendo le pendenze in alcuni casi marcate per origini calanchifere. L’intera area che da Castel Ritaldi passa attraverso La Bruna, S.Vito, Uncinano, fino a Spoleto non può in nessun caso definirsi di pianura. Non trova, quindi, nessun nesso logico l’esclusione di zone come Bivio Moscardini, Casale, Pietrauta, Montepennino nel comune di Montefalco e di Arquata, Campoletame, Colcimino, Madonna della Neve, Molino dell’Attone, Sant’Antonio, Montarone, Madonna della Pia nel Comune di Bevagna che hanno altimetrie assolutamente simili ( variabili tra i 300 e 400 m/slm). Inoltre in queste aree non possono essere rilevate delle differenze macro – climatiche, soprattutto perché hanno sicuramente condizioni più favorevoli alla produzione vitivinicola in quanto il territorio è stato modificato ed antropizzato proprio dall’attività degli ultimi secoli.Differenze di poche decine di metri non creano problemi di maturazione tecnologica per un vitigno come il trebbiano spoletino che non può essere giudicato tardivo. Per quanto riguarda la “ vocazionalità dell’area” , che deve essere un aspetto di estrema importanza, resta parte pianeggiante) e bosco ed oliveto sui crinali collinari ( fino a raggiungere Campello sul Clitunno a 582 mslm e Bazzano a 550 mslm. In quest’area sono rarissime le piante reliquia, tanto più di trebbiano. Inoltre, nelle colline di Montefalco, Giano dell’ Umbria, Castel Ritaldi e Bevagna si ritrova: una viticoltura arcaica presistente, anche con piante di trebbiano, definito spoletino, si ritrova una continuità orografica, climatica e di vocazione nella coltivazione dei vigneti anche a bacca bianca come appunto quelli che la DOC Spoleto vorrebbe ricomprendere, tutte le zone a sud-est della campagna bevanate come Arquata, Madonna della Neve e Sant’Antonio hanno certamente una viticoltura presistente ed una vocazione maggiore di aree pianeggianti a destra del Beverone”. Per questa serie di ragioni e Vista la sentenza del Tar del 19 giugno 2012 che ha accolto il ricorso presentato dal dubbia la scelta di segnare il confine a nord con la zona industriale – residenziale di Foligno ( Corvia, Borroni, Scafali ), dove sono ancora presenti delle piante reliquia, ma fin troppo evidente che il destino di quest’area sarà sicuramente diverso da quello agricolo, essendo sempre più forte la tendenza allo sviluppo urbanistico di quell’area a scopo residenziale, industriale, artigianale e aree di servizio. Il confine dell’area DOC, infine, passa nei pressi del centro abitato di Sterpete che come noto è a ridosso della aviosuperfice di Foligno. Fino a comprendere tutta l’area su cui sono ubicati gli impianti del depuratore di Foligno e della struttura di compostaggio dei rifiuti di tutti i Comuni dell’area, e l’area interessata alla costruzione della nuova Piastra logistica e dello scalo merci ( già finanziato ed in fase di costruzione). Sempre scendendo verso sud viene compresa tutta l’area adiacente alla strada Flaminia ed alla ferrovia che è ormai destinata ad insediamenti artigianali. In questo territorio, le destinazioni dei terreni sono poi a colture quali mais, ortaggi, tabacco ( nella Consorzio Vini Montefalco, dal Comune di Montefalco e da alcuni produttori top, contro l’esclusione dei territori di Montefalco e Bevagna dalla zona di produzione prevista dal disciplinare della “Doc Spoleto” firmato dal Ministero, che comprendeva i comuni di Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Foligno, Montefalco (solo in parte), Spoleto e Trevi, Bastiolii chiede di Convocare un tavolo istituzionale con tutti i soggetti interessati (Sindaci, Regione, Provincia, cantine, organizzazioni di categoria) per fare il punto della situazione a seguito della sentenza del Tar del Lazio epromuovere - anche in virtù della sentenza del Tar - presso tutti gli organismi istituzionali, Ministero dell’agricoltura, Regione Umbria, Comunità Montana, Comuni, organizzazioni ed associazioni di categoria la proposta di rivedere i confini della Zona DOC “Spoleto” ed in modo particolare all’inclusione di tutta l’area di Montefalco e dell’allargamento del Comune di Bevagna e dl Comune di Giano dell’Umbria che sono a tradizione e vocazione viticola”.
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