(Cittadino e Provincia) – Perugia 16 novembre 2012 – “ Il dissesto idrogeologico– afferma in una interrogazione il capogruppo del Prc in Consiglio Provinciale Luca Baldelli . è un drammatico problema sotto gli occhi di tutti e a poco o niente servono, ormai, i pianti e le lamentele di rito che vengono riversati ogni volta che si verificano eventi gravi come smottamenti, alluvioni, frane sia in località di montagna e di collina che di pianura. La problematica in questione è diventata un costo enorme per la collettività ( 1 miliardo e 200 milioni di euro che ogni anno se ne vanno per tamponare gli effetti delle catastrofi o comunque degli eventi riconducibili alla voce “ dissesto idrogeologico “ ; 213 miliardi di euro, ai prezzi del 2009, la cifra spesa dallo Stato italiano per tali eventi dal 1945 ad oggi ). La prevenzione da catastrofi e fatti gravi dovuti al dissesto idrogeologico dovrebbe essere la principale strategia da perseguire, attraverso la più puntuale ed efficace cura del territorio, la scrupolosa pulizia dei fiumi e dei torrenti, nonchè la corretta regimazione delle loro acque, le opere di rimboschimento volte a limitare al massimo frane e smottamenti, il rispetto delle buone pratiche agricole in ordine all’esecuzioni di solchi e canali drenanti nei campi coltivati e in quelli lasciati a riposo ecc…. Se attuata concretamente, questa strategia potrebbe portare ad un notevole risparmio di denaro pubblico sul fronte delle calamità, con minori tasse per i cittadini, benefici per le collettività di montagna e di collina in particolar modo ( le quali presidiano territori a rischio di totale spopolamento , con trand demografici in declino da anni , e pertanto vanno trattate con un occhio di riguardo ) e creazione di posti di lavoro socialmente utili, in una fase assai critica per l’economia . In Italia, a causa della congiuntura, vi sono 500.000 cassintegrati per complessivi 700 milioni di ore di CIG. A causa dell’ esiguità degli assegni di CIG, molti cassintegrati sono facili prede della piaga del lavoro nero, al quale tanti sono costretti a ricorrere per poter sopravvivere. Il personale degli Enti pubblici non è ormai sufficiente ( se mai lo è stato in passato ) per poter far fronte alle necessità di gestione dei problemi derivanti dal dissesto idrogeologico e che quindi diventa una mera petizione di principio, quando non un’operazione ipocrita, chiedere solo e soltanto alle istituzioni pubbliche locali quello che esse stesse non sono capaci di offrire da sole coi loro fondi ridotti al lumicino e con organici impiegabili numericamente decrescenti. I cassintegrati, con la loro consistenza numerica, e con una piccola integrazione al loro reddito effettuata congiuntamente da Enti locali e Governo nazionale, potrebbero affiancarsi all’opera di tutela del territorio svolta all’interno di un grande Piano nazionale per il risanamento del dissesto idrogeologico, capace di per sé di creare posti di lavoro agendo nel contempo da volano per l’economia, e comunque già da soli basterebbero oggi ai bisogni collettivi di cura dell’ambiente e del territorio. Lo stesso Ministro Clini ha in questi giorni affermato che a breve sarà pronto un Piano nazionale siffatto, che rischia però di rimanere lettera morta, dal momento che lo stesso Ministro ha affermato che occorreranno 40 miliardi di euro per farlo entrare a pieno regime, risorse che un Governo con un ‘ottica marcatamente monetarista difficilmente potrà reperire in tempi ragionevoli. Come ho già scritto e rilevato in una precedente interpellanza, resta in gran parte inapplicato e inoperante il Regio Decreto n. 523 del 1904 sulla cura da parte dei privati delle opere di drenaggio su campi coltivati e non, opere che da sole basterebbero ad arginare almeno in parte i fenomeni di dissesto idrogeologico. Al contempo, gli Enti competenti elevano multe a privati che intendono procedere a opere di ripulitura e sistemazioni anche urgenti di argini e letti di fiumi e torrenti, nonché ad altre azioni di cura del territorio, ma poi non eseguono al posto dei privati quelle stesse necessarie azioni , lamentando scarsità di risorse con immancabile litania”. Baldelli interroga quindi la Giunta Provinciale per sapere: “Se non sia il caso di spingere sul Governo affinchè in breve tempo definisca un Piano di lavori socialmente utili legati al risanamento del dissesto idrogeologico, dotandolo sin dall’inizio delle necessarie risorse, tali da attivare un potente volano economico e da impiegare disoccupati, specie quelli di lunga durata, con un’azione sinergica con le istituzioni locali; Se non sia il caso di trovare ogni via utile e legittima affinchè i cassintegrati possano essere adibiti ad urgenti e necessarie opere di cura del territorio, almeno fintantoché non partirà il Piano nazionale sopra richiamato , il tutto nella tutela dei diritti di ognuno , della sicurezza del lavoro, nonché con un’integrazione all’assegno di CIG in denaro o in natura; Se non sia il caso di abbandonare l’assunto per il quale la Polizia provinciale non è competente rispetto al Regio Decreto del 1904, dal momento che i reati ambientali sono di sua evidente competenza, e di adoperarsi affinchè si eseguano controlli a tappeto sul rispetto del dettato del Regio Decreto stesso, in sinergica collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato; Se non sia il caso di sburocratizzare , con un’opportuna azione legislativa e normativa, pratiche e passaggi che consentirebbero ai privati, in maniera agevole, di procedere a opere di taglio e ripulitura selettivi di arbusti e legna lungo i corsi d’acqua, senza alcun impegno economico, come ha sancito, ad esempio, la revisione della Legge regionale numero 7 del 2004 della Regione Trentino Alto Adige operata nel 2011, visti i vantaggi per la collettività, per la finanze degli Enti locali e per la buona manutenzione del territorio”.
Gc12469.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 16 novembre 2012 – “ Il dissesto idrogeologico– afferma in una interrogazione il capogruppo del Prc in Consiglio Provinciale Luca Baldelli . è un drammatico problema sotto gli occhi di tutti e a poco o niente servono, ormai, i pianti e le lamentele di rito che vengono riversati ogni volta che si verificano eventi gravi come smottamenti, alluvioni, frane sia in località di montagna e di collina che di pianura. La problematica in questione è diventata un costo enorme per la collettività ( 1 miliardo e 200 milioni di euro che ogni anno se ne vanno per tamponare gli effetti delle catastrofi o comunque degli eventi riconducibili alla voce “ dissesto idrogeologico “ ; 213 miliardi di euro, ai prezzi del 2009, la cifra spesa dallo Stato italiano per tali eventi dal 1945 ad oggi ). La prevenzione da catastrofi e fatti gravi dovuti al dissesto idrogeologico dovrebbe essere la principale strategia da perseguire, attraverso la più puntuale ed efficace cura del territorio, la scrupolosa pulizia dei fiumi e dei torrenti, nonchè la corretta regimazione delle loro acque, le opere di rimboschimento volte a limitare al massimo frane e smottamenti, il rispetto delle buone pratiche agricole in ordine all’esecuzioni di solchi e canali drenanti nei campi coltivati e in quelli lasciati a riposo ecc…. Se attuata concretamente, questa strategia potrebbe portare ad un notevole risparmio di denaro pubblico sul fronte delle calamità, con minori tasse per i cittadini, benefici per le collettività di montagna e di collina in particolar modo ( le quali presidiano territori a rischio di totale spopolamento , con trand demografici in declino da anni , e pertanto vanno trattate con un occhio di riguardo ) e creazione di posti di lavoro socialmente utili, in una fase assai critica per l’economia . In Italia, a causa della congiuntura, vi sono 500.000 cassintegrati per complessivi 700 milioni di ore di CIG. A causa dell’ esiguità degli assegni di CIG, molti cassintegrati sono facili prede della piaga del lavoro nero, al quale tanti sono costretti a ricorrere per poter sopravvivere. Il personale degli Enti pubblici non è ormai sufficiente ( se mai lo è stato in passato ) per poter far fronte alle necessità di gestione dei problemi derivanti dal dissesto idrogeologico e che quindi diventa una mera petizione di principio, quando non un’operazione ipocrita, chiedere solo e soltanto alle istituzioni pubbliche locali quello che esse stesse non sono capaci di offrire da sole coi loro fondi ridotti al lumicino e con organici impiegabili numericamente decrescenti. I cassintegrati, con la loro consistenza numerica, e con una piccola integrazione al loro reddito effettuata congiuntamente da Enti locali e Governo nazionale, potrebbero affiancarsi all’opera di tutela del territorio svolta all’interno di un grande Piano nazionale per il risanamento del dissesto idrogeologico, capace di per sé di creare posti di lavoro agendo nel contempo da volano per l’economia, e comunque già da soli basterebbero oggi ai bisogni collettivi di cura dell’ambiente e del territorio. Lo stesso Ministro Clini ha in questi giorni affermato che a breve sarà pronto un Piano nazionale siffatto, che rischia però di rimanere lettera morta, dal momento che lo stesso Ministro ha affermato che occorreranno 40 miliardi di euro per farlo entrare a pieno regime, risorse che un Governo con un ‘ottica marcatamente monetarista difficilmente potrà reperire in tempi ragionevoli. Come ho già scritto e rilevato in una precedente interpellanza, resta in gran parte inapplicato e inoperante il Regio Decreto n. 523 del 1904 sulla cura da parte dei privati delle opere di drenaggio su campi coltivati e non, opere che da sole basterebbero ad arginare almeno in parte i fenomeni di dissesto idrogeologico. Al contempo, gli Enti competenti elevano multe a privati che intendono procedere a opere di ripulitura e sistemazioni anche urgenti di argini e letti di fiumi e torrenti, nonché ad altre azioni di cura del territorio, ma poi non eseguono al posto dei privati quelle stesse necessarie azioni , lamentando scarsità di risorse con immancabile litania”. Baldelli interroga quindi la Giunta Provinciale per sapere: “Se non sia il caso di spingere sul Governo affinchè in breve tempo definisca un Piano di lavori socialmente utili legati al risanamento del dissesto idrogeologico, dotandolo sin dall’inizio delle necessarie risorse, tali da attivare un potente volano economico e da impiegare disoccupati, specie quelli di lunga durata, con un’azione sinergica con le istituzioni locali; Se non sia il caso di trovare ogni via utile e legittima affinchè i cassintegrati possano essere adibiti ad urgenti e necessarie opere di cura del territorio, almeno fintantoché non partirà il Piano nazionale sopra richiamato , il tutto nella tutela dei diritti di ognuno , della sicurezza del lavoro, nonché con un’integrazione all’assegno di CIG in denaro o in natura; Se non sia il caso di abbandonare l’assunto per il quale la Polizia provinciale non è competente rispetto al Regio Decreto del 1904, dal momento che i reati ambientali sono di sua evidente competenza, e di adoperarsi affinchè si eseguano controlli a tappeto sul rispetto del dettato del Regio Decreto stesso, in sinergica collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato; Se non sia il caso di sburocratizzare , con un’opportuna azione legislativa e normativa, pratiche e passaggi che consentirebbero ai privati, in maniera agevole, di procedere a opere di taglio e ripulitura selettivi di arbusti e legna lungo i corsi d’acqua, senza alcun impegno economico, come ha sancito, ad esempio, la revisione della Legge regionale numero 7 del 2004 della Regione Trentino Alto Adige operata nel 2011, visti i vantaggi per la collettività, per la finanze degli Enti locali e per la buona manutenzione del territorio”.
Gc12469.red