Guasticchi "Si tagliano le Province per mantenere intatti i costi della politica" - Castiglione "Completare il disegno istituzionale previsto dalla riforma del Titolo V"
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 13 ottobre ’11 – “L’idea di sopprimere le Province, non solo non ha alcuna razionalità, ma non ha alcun nesso con la storia più profonda delle istituzioni italiane. E’ irrealistica, prima che sbagliata”. Lo ha dichiarato Valerio Onida, ex presidente della Corte costituzionale, intervenendo questa mattina al Consiglio provinciale aperto di Perugia su “Riassetto costituzionale ed enti locali”. A suo avviso negli ultimi mesi, con l’accentuarsi dei problemi della crisi economica, sono andati montando nuovi ed errati atteggiamenti polemici sui costi della politica. “Si fa una grande confusione – è il pensiero di Onida - tra razionalizzazione di assetti istituzionali e apparati da una parte e generica critica della politica che “costerebbe troppo” dall’altra. E questo come noto – ha proseguito - è sfociato in diversi slogan, fino alla proposta di legge costituzionale sulla soppressione e sostituzione delle Province”. Secondo Onida questa confusione produce dei forti rischi: svilimento del senso della rappresentanza elettiva, svuotamento delle assemblee. “Sarebbe grave – ha sostenuto - se si arrivasse a pensare che la rappresentanza elettiva non servisse. Si fa strada l’ideologia che ciò che conta è l’esecutivo e che la rappresentanza in fondo non serva. Non è detto che la rappresentanza funzioni sempre bene, ma svilirne il senso è grave perché si incide sull’anima stessa della democrazia rappresentativa”. Con ciò Onida non vuole eludere la questione della razionalizzazione degli assetti e degli apparati. Ma rispetto a questo mette in guardia appunto dal prendere provvedimenti legati alle esigenze di contenimento dei costi. “Quando si discute di assetti – ha dichiarato - il parametro deve essere l’aderenza alla realtà del territorio e del paese. La realtà italiana è fatta di un grande frazionamento (8.000 comuni, 20 regioni). La variabile della storia non può essere ignorata, tanto meno in un paese come il nostro. Il territorio e le comunità non sono entità matematiche”. Da qui la sua contrarietà all’ipotesi di soppressione delle Province. “Se venisse attuata – ha detto - il primo effetto sarebbe la produzione di nuovi fenomeni di accentramento, andando contro lo spirito costituzionali che promuove e riconosce le autonomie locali”. Il Consiglio provinciale odierno si è aperto con un intervento del presidente Giacomo Leonelli che ha sottolineato come “i costi della politica e i costi della democrazia non sono la stessa cosa”. “Affrontando in maniera superficiale questo argomento – ha sostenuto - si arriva a dei paradossi, avulsi da logiche di buon senso e serietà”. A suo giudizio “una classe politica seria avrebbe dovuto fare uno sforzo in più e affrontare il tema dei costi in altro modo, fissando per esempio un tetto di spesa e lasciando agli enti locali la possibilità di autodeterminarsi. In questi mesi invece – ha proseguito - la partecipazione democratica è diventata una sorta di zavorra da alleggerire. Noi vogliamo combattere questa impostazione”.
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Riassetto Istituzionale, Consiglio Aperto – Guasticchi “Si vogliono tagliare le Province per mantenere intatti i veri costi della politica” Castiglione “Completare il disegno istituzionale previsto della riforma del Titolo V” (Cittadino e Provincia – Perugia 14 ottobre 2011) – “Chi conosce i territori e l’ente Provincia, sa benissimo che la sua abolizione non comporta un risparmio perché i costi del personale e i servizi saranno dirottati alla Regione, mentre i comuni si troveranno a spendere di più, affidandosi a studi privati, per aspetti tecnici, urbanistici e di tutela del territorio che fino ad oggi sono stati portati avanti dagli uffici provinciali”. Parte con questa premessa l’intervento del Presidente della Giunta provinciale, Marco Vinicio Guasticchi, nel corso del consiglio provinciale aperto sul “Riassetto Costituzionale ed enti locali”. “Si è pensato che tagliare le Province – che influiscono solo per l’1,5 per cento sul budget dello Stato – sarebbe stata una mossa per mantenere invece intatti quei costi della politica che sono i veri eccessi che i cittadini non vogliono più pagare. Dico questo a ragion veduta: nessuno, infatti, ha voluto affrontare la questione dei 30mila enti intermedi dove la politica nomina i Cda e nomina gli amministratori con costi di indennità che vanno anche al di là dei 100mila euro all’anno. Nominati e non eletti. Nessun riequilibrio dei territori, ma solo scelte politiche di comodo. Questi enti costano 4 volte tanto tutte le Province che, ribadisco, sono state il capro-espiatorio a cui tagliare la testa per salvare altre voci di bilancio ben più gravose”. Ha aggiunto il Presidente Guasticchi: “Noi non difendiamo la nostra poltrona, come Unione delle Province, visto che siamo stati i primi a sostenere una riforma degli enti locali più snelli, con meno burocrazia e con meno costi della politica come le pensioni e altri incentivi (tipici degli eletti in Regione). Vogliamo dare il nostro contributo per istituzioni che rispecchino il territorio e siano in linea con la filosofia federalista; ovviamente non quella attuale del Governo che va nell’esatta direzione contraria del decentramento amministrativo. Non bisogna cavalcare la demagogia, ma è necessaria una riforma che mantenga l’assetto del governo democratico del Paese”. Sulla stessa linea del Presidente Guasticchi, il presidente del Consiglio di Pesaro e Urbino, Luca Bartolucci: “Abolire le province, senza una riforma complessiva dello Stato, è una mossa demagogica che farà lievitare spese, creando delle diversità di governo dei territori del nostro Paese. Siamo tutti convinti di una riforma che riguardi anche il nostro ente, ma che sia incentrata su di un’analisi seria e motivata. Siamo consapevoli che per questa battaglia siamo soli: sinceramente né l’Anci e né l’associazione delle Regione difendano questa spoliazione dei rappresentanti democratici dei cittadini”. Più duro il Presidente della Giunta provinciale di Arezzo, Roberto Vasai: “Dobbiamo ammettere che alcuni nostri rappresentanti alla Camera e al Senato studiano poco le realtà locali. L’Italia è un paese di territori: si vive più nei paesi e nei borghi che nelle grandi realtà metropolitane. Togliere a questo Paese l’ente Provincia, senza una riforma seria e certa, vuol dire impoverire proprio quei territori che sono la spina dorsale del Paese. Siamo convinti che oltre 100 Province sono troppe, che anche 20 regioni forse lo sono, quindi si può aprire una discussione vera senza capri espiatori”. Il presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli: “Quando nella prima riforma che aboliva le Province sotto i 300mila abitanti – ha spiegato – abbiamo messo in atto una battaglia politica, è stato fatto per difendere quel decentramento amministrativo che consente alle imprese e ai cittadini una migliore gestione delle risorse, dei programmi e dei progetti di cui gran parte sono stati elaborati dalla Provincia di Terni. Nel dibattito sull’abolizione, poi totale, delle Province si è fatto volutamente confusione per non mettere mano ai veri costi della politica anche a costo di penalizzare i territori. La riforma degli enti locali e anche del nostro ente è fondamentale per alleggerire lo stato centrale e riavviare una nuova fase di sviluppo per la nostra regione. Ed è linea con la semplificazione di Ati, Consorzi, Bonifiche e con la sanità regionale”. Il professore Mario Volpi dell’Università degli Studi di Perugia: “E’ sbagliato continuare a parlare dei costi della politica anche in riferimento alla Provincia. E’ più opportuno parlare dei costi delle istituzioni democratiche; la democrazia ha un costo reale che non può essere non inserito nei conti dello Stato”. Volpi ha parlato anche di fallimento del federalismo del Governo: “il rischio del federalismo attuale è quello di essere una riforma all’arrovescia perché non ha individuato i compiti e i ruoli degli enti locali come primo passaggio”. Dopo le analisi degli ospiti e degli amministratori, il Presidente del Consiglio Provinciale Giacomo Leonelli ha aperto il dibattito ai gruppo consiliari. Il capogruppo del Pdl Piero Sorcini: “Ritengo che per affrontare il tema della riforma degli enti locali, è necessario per prima istanza fare un’autocritica sulle passate gestioni anche di questa Provincia di Perugia. E’ nostro compito anche cercare di capire le ragioni, non solo frutto della battaglia mediatica, dei cittadini che non vedono di buon occhio il permanere delle Province. E questo lo si deve a gestioni non chiare, a sprechi eccessivi e anche e soprattutto ai costi indiretti della politica che vanno messi sotto la parola clientele dei partiti che hanno provocato assunzioni doppione e non qualificate per i servizi tecnici che la Provincia deve sostenere per i comuni e per i cittadini. Detto questo è ovvio che è importante un ente intermedio di area vasta che operativamente aiuta i territori. Un ente che deve essere moderno e non più il sacco delle clientele”. Il capogruppo dell’Udc, Maurizio Ronconi: “In tutta sincerità ritengo questo incontro autorevole fuori tempo massimo, dato che nell’agenda politica del Paese non c’è all’ordine dei lavori una riforma costituzionale per abolire le Province, ma forse nuove elezioni per trovare un Governo che faccia superare al Paese questa gravissima crisi. L’opinione pubblica non capirà certo questo incontro essendo alle prese con altri problemi. Mentre il dato politico di oggi è l’assenza del Presidente della Regione Catiuscia Marini, il maggior interlocutore con il quale intraprendere quelle riforme più volte chieste da tutti. L’interrogativo che vi pongo e mi pongo, per riflettere, è il seguente: “non è meglio un ente intermedio non politico ma solo amministrativo?”. Per Enrico Bastioli (Socialisti Riformisti) “il grande errore del Governo è stato quello di voler affrontare con legge economico-finanziaria la problematica degli assetti istituzionali. Questo disegno di legge costituzionale – ha aggiunto - ci mortifica e mortifica la democrazia. Non si può immaginare di far a meno delle Province”. Secondo il capogruppo del Pd Giampiero Rasimelli “occorre rimettere al centro della discussione la difesa della funzioni delle Regioni che, come detto da Errani non devono diventare delle Asl a continuo rischio default. E di conseguenza bisogna approfondire la tematica delle funzioni di area vasta. Bisogna sciogliere nodi istituzionali, tra cui rientra anche la riduzione del numero delle Province e di alcune ipertrofie che si sono create in questi anni. E cercare di modellare un assetto sulla base della storia delle nostre comunità”. Il disegno di legge costituzionale per Giancarlo Carocci (Umbria tricolore) è improponibile. “La Finanziaria – ha detto - doveva essere impostata diversamente. Doveva rivedere l’autonomia regionale ridistribuendo competenze a Province e Comuni”. “Tutto l’assetto istituzionale fa bene ad insistere su questa linea – ha invece dichiarato l’assessore regionale al bilancio Gianluca Rossi - perché c’è da scardinare una visione molto grave e lesiva della tenuta del paese. La democrazia va salvaguardata”. Rossi ha quindi ricordato l’esistenza e la validità del protocollo d’intesa tra Regione Umbria e due Province per il trasferimento di una serie di funzioni che non sono state ancora trasferite a queste ultime. Per il presidente Upi nazionale Giuseppe Castiglione con il dibattito di oggi è stata scritta una bella pagina. “Tutela dei territori, rappresentatività, democrazia – ha detto - sono termini in via di estinzione che noi vorremmo recuperare, effettuando una grande operazione culturale. Insieme a Comuni e Regioni – ha quindi riferito – abbiamo avviato un dibattito serrato con il Governo. Dividerci sarebbe un grave errore. Il nostro intento è quello di proseguire sulla strada del completamento del disegno istituzionale previsto della riforma del Titolo V”. Per Castiglione è giunto il momento di parlare sempre meno di costi della politica e sempre più di efficacia delle nostre istituzioni. “Tanto più – ha sostenuto – che in quanto a riduzione dei costi le Province sono in prima fila. Vogliamo parlare di quelle funzioni in capo alle Province che non possono che appartenere ad un ente intermedio. Va ripresa una iniziativa molto forte – ha concluso - all’interno della Commissione paritetica per lasciarci alle spalle il momento politico che abbiamo vissuto e confrontaci seriamente sui veri dati”. Oi11682.NB/ET
Dibattito
Le conclusioni del presidente dell’Upi nazionale Giuseppe Castiglione
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 13 ottobre ’11 – “L’idea di sopprimere le Province, non solo non ha alcuna razionalità, ma non ha alcun nesso con la storia più profonda delle istituzioni italiane. E’ irrealistica, prima che sbagliata”. Lo ha dichiarato Valerio Onida, ex presidente della Corte costituzionale, intervenendo questa mattina al Consiglio provinciale aperto di Perugia su “Riassetto costituzionale ed enti locali”. A suo avviso negli ultimi mesi, con l’accentuarsi dei problemi della crisi economica, sono andati montando nuovi ed errati atteggiamenti polemici sui costi della politica. “Si fa una grande confusione – è il pensiero di Onida - tra razionalizzazione di assetti istituzionali e apparati da una parte e generica critica della politica che “costerebbe troppo” dall’altra. E questo come noto – ha proseguito - è sfociato in diversi slogan, fino alla proposta di legge costituzionale sulla soppressione e sostituzione delle Province”. Secondo Onida questa confusione produce dei forti rischi: svilimento del senso della rappresentanza elettiva, svuotamento delle assemblee. “Sarebbe grave – ha sostenuto - se si arrivasse a pensare che la rappresentanza elettiva non servisse. Si fa strada l’ideologia che ciò che conta è l’esecutivo e che la rappresentanza in fondo non serva. Non è detto che la rappresentanza funzioni sempre bene, ma svilirne il senso è grave perché si incide sull’anima stessa della democrazia rappresentativa”. Con ciò Onida non vuole eludere la questione della razionalizzazione degli assetti e degli apparati. Ma rispetto a questo mette in guardia appunto dal prendere provvedimenti legati alle esigenze di contenimento dei costi. “Quando si discute di assetti – ha dichiarato - il parametro deve essere l’aderenza alla realtà del territorio e del paese. La realtà italiana è fatta di un grande frazionamento (8.000 comuni, 20 regioni). La variabile della storia non può essere ignorata, tanto meno in un paese come il nostro. Il territorio e le comunità non sono entità matematiche”. Da qui la sua contrarietà all’ipotesi di soppressione delle Province. “Se venisse attuata – ha detto - il primo effetto sarebbe la produzione di nuovi fenomeni di accentramento, andando contro lo spirito costituzionali che promuove e riconosce le autonomie locali”. Il Consiglio provinciale odierno si è aperto con un intervento del presidente Giacomo Leonelli che ha sottolineato come “i costi della politica e i costi della democrazia non sono la stessa cosa”. “Affrontando in maniera superficiale questo argomento – ha sostenuto - si arriva a dei paradossi, avulsi da logiche di buon senso e serietà”. A suo giudizio “una classe politica seria avrebbe dovuto fare uno sforzo in più e affrontare il tema dei costi in altro modo, fissando per esempio un tetto di spesa e lasciando agli enti locali la possibilità di autodeterminarsi. In questi mesi invece – ha proseguito - la partecipazione democratica è diventata una sorta di zavorra da alleggerire. Noi vogliamo combattere questa impostazione”.
OI11681.ET
Riassetto Istituzionale, Consiglio Aperto – Guasticchi “Si vogliono tagliare le Province per mantenere intatti i veri costi della politica” Castiglione “Completare il disegno istituzionale previsto della riforma del Titolo V” (Cittadino e Provincia – Perugia 14 ottobre 2011) – “Chi conosce i territori e l’ente Provincia, sa benissimo che la sua abolizione non comporta un risparmio perché i costi del personale e i servizi saranno dirottati alla Regione, mentre i comuni si troveranno a spendere di più, affidandosi a studi privati, per aspetti tecnici, urbanistici e di tutela del territorio che fino ad oggi sono stati portati avanti dagli uffici provinciali”. Parte con questa premessa l’intervento del Presidente della Giunta provinciale, Marco Vinicio Guasticchi, nel corso del consiglio provinciale aperto sul “Riassetto Costituzionale ed enti locali”. “Si è pensato che tagliare le Province – che influiscono solo per l’1,5 per cento sul budget dello Stato – sarebbe stata una mossa per mantenere invece intatti quei costi della politica che sono i veri eccessi che i cittadini non vogliono più pagare. Dico questo a ragion veduta: nessuno, infatti, ha voluto affrontare la questione dei 30mila enti intermedi dove la politica nomina i Cda e nomina gli amministratori con costi di indennità che vanno anche al di là dei 100mila euro all’anno. Nominati e non eletti. Nessun riequilibrio dei territori, ma solo scelte politiche di comodo. Questi enti costano 4 volte tanto tutte le Province che, ribadisco, sono state il capro-espiatorio a cui tagliare la testa per salvare altre voci di bilancio ben più gravose”. Ha aggiunto il Presidente Guasticchi: “Noi non difendiamo la nostra poltrona, come Unione delle Province, visto che siamo stati i primi a sostenere una riforma degli enti locali più snelli, con meno burocrazia e con meno costi della politica come le pensioni e altri incentivi (tipici degli eletti in Regione). Vogliamo dare il nostro contributo per istituzioni che rispecchino il territorio e siano in linea con la filosofia federalista; ovviamente non quella attuale del Governo che va nell’esatta direzione contraria del decentramento amministrativo. Non bisogna cavalcare la demagogia, ma è necessaria una riforma che mantenga l’assetto del governo democratico del Paese”. Sulla stessa linea del Presidente Guasticchi, il presidente del Consiglio di Pesaro e Urbino, Luca Bartolucci: “Abolire le province, senza una riforma complessiva dello Stato, è una mossa demagogica che farà lievitare spese, creando delle diversità di governo dei territori del nostro Paese. Siamo tutti convinti di una riforma che riguardi anche il nostro ente, ma che sia incentrata su di un’analisi seria e motivata. Siamo consapevoli che per questa battaglia siamo soli: sinceramente né l’Anci e né l’associazione delle Regione difendano questa spoliazione dei rappresentanti democratici dei cittadini”. Più duro il Presidente della Giunta provinciale di Arezzo, Roberto Vasai: “Dobbiamo ammettere che alcuni nostri rappresentanti alla Camera e al Senato studiano poco le realtà locali. L’Italia è un paese di territori: si vive più nei paesi e nei borghi che nelle grandi realtà metropolitane. Togliere a questo Paese l’ente Provincia, senza una riforma seria e certa, vuol dire impoverire proprio quei territori che sono la spina dorsale del Paese. Siamo convinti che oltre 100 Province sono troppe, che anche 20 regioni forse lo sono, quindi si può aprire una discussione vera senza capri espiatori”. Il presidente della Provincia di Terni, Feliciano Polli: “Quando nella prima riforma che aboliva le Province sotto i 300mila abitanti – ha spiegato – abbiamo messo in atto una battaglia politica, è stato fatto per difendere quel decentramento amministrativo che consente alle imprese e ai cittadini una migliore gestione delle risorse, dei programmi e dei progetti di cui gran parte sono stati elaborati dalla Provincia di Terni. Nel dibattito sull’abolizione, poi totale, delle Province si è fatto volutamente confusione per non mettere mano ai veri costi della politica anche a costo di penalizzare i territori. La riforma degli enti locali e anche del nostro ente è fondamentale per alleggerire lo stato centrale e riavviare una nuova fase di sviluppo per la nostra regione. Ed è linea con la semplificazione di Ati, Consorzi, Bonifiche e con la sanità regionale”. Il professore Mario Volpi dell’Università degli Studi di Perugia: “E’ sbagliato continuare a parlare dei costi della politica anche in riferimento alla Provincia. E’ più opportuno parlare dei costi delle istituzioni democratiche; la democrazia ha un costo reale che non può essere non inserito nei conti dello Stato”. Volpi ha parlato anche di fallimento del federalismo del Governo: “il rischio del federalismo attuale è quello di essere una riforma all’arrovescia perché non ha individuato i compiti e i ruoli degli enti locali come primo passaggio”. Dopo le analisi degli ospiti e degli amministratori, il Presidente del Consiglio Provinciale Giacomo Leonelli ha aperto il dibattito ai gruppo consiliari. Il capogruppo del Pdl Piero Sorcini: “Ritengo che per affrontare il tema della riforma degli enti locali, è necessario per prima istanza fare un’autocritica sulle passate gestioni anche di questa Provincia di Perugia. E’ nostro compito anche cercare di capire le ragioni, non solo frutto della battaglia mediatica, dei cittadini che non vedono di buon occhio il permanere delle Province. E questo lo si deve a gestioni non chiare, a sprechi eccessivi e anche e soprattutto ai costi indiretti della politica che vanno messi sotto la parola clientele dei partiti che hanno provocato assunzioni doppione e non qualificate per i servizi tecnici che la Provincia deve sostenere per i comuni e per i cittadini. Detto questo è ovvio che è importante un ente intermedio di area vasta che operativamente aiuta i territori. Un ente che deve essere moderno e non più il sacco delle clientele”. Il capogruppo dell’Udc, Maurizio Ronconi: “In tutta sincerità ritengo questo incontro autorevole fuori tempo massimo, dato che nell’agenda politica del Paese non c’è all’ordine dei lavori una riforma costituzionale per abolire le Province, ma forse nuove elezioni per trovare un Governo che faccia superare al Paese questa gravissima crisi. L’opinione pubblica non capirà certo questo incontro essendo alle prese con altri problemi. Mentre il dato politico di oggi è l’assenza del Presidente della Regione Catiuscia Marini, il maggior interlocutore con il quale intraprendere quelle riforme più volte chieste da tutti. L’interrogativo che vi pongo e mi pongo, per riflettere, è il seguente: “non è meglio un ente intermedio non politico ma solo amministrativo?”. Per Enrico Bastioli (Socialisti Riformisti) “il grande errore del Governo è stato quello di voler affrontare con legge economico-finanziaria la problematica degli assetti istituzionali. Questo disegno di legge costituzionale – ha aggiunto - ci mortifica e mortifica la democrazia. Non si può immaginare di far a meno delle Province”. Secondo il capogruppo del Pd Giampiero Rasimelli “occorre rimettere al centro della discussione la difesa della funzioni delle Regioni che, come detto da Errani non devono diventare delle Asl a continuo rischio default. E di conseguenza bisogna approfondire la tematica delle funzioni di area vasta. Bisogna sciogliere nodi istituzionali, tra cui rientra anche la riduzione del numero delle Province e di alcune ipertrofie che si sono create in questi anni. E cercare di modellare un assetto sulla base della storia delle nostre comunità”. Il disegno di legge costituzionale per Giancarlo Carocci (Umbria tricolore) è improponibile. “La Finanziaria – ha detto - doveva essere impostata diversamente. Doveva rivedere l’autonomia regionale ridistribuendo competenze a Province e Comuni”. “Tutto l’assetto istituzionale fa bene ad insistere su questa linea – ha invece dichiarato l’assessore regionale al bilancio Gianluca Rossi - perché c’è da scardinare una visione molto grave e lesiva della tenuta del paese. La democrazia va salvaguardata”. Rossi ha quindi ricordato l’esistenza e la validità del protocollo d’intesa tra Regione Umbria e due Province per il trasferimento di una serie di funzioni che non sono state ancora trasferite a queste ultime. Per il presidente Upi nazionale Giuseppe Castiglione con il dibattito di oggi è stata scritta una bella pagina. “Tutela dei territori, rappresentatività, democrazia – ha detto - sono termini in via di estinzione che noi vorremmo recuperare, effettuando una grande operazione culturale. Insieme a Comuni e Regioni – ha quindi riferito – abbiamo avviato un dibattito serrato con il Governo. Dividerci sarebbe un grave errore. Il nostro intento è quello di proseguire sulla strada del completamento del disegno istituzionale previsto della riforma del Titolo V”. Per Castiglione è giunto il momento di parlare sempre meno di costi della politica e sempre più di efficacia delle nostre istituzioni. “Tanto più – ha sostenuto – che in quanto a riduzione dei costi le Province sono in prima fila. Vogliamo parlare di quelle funzioni in capo alle Province che non possono che appartenere ad un ente intermedio. Va ripresa una iniziativa molto forte – ha concluso - all’interno della Commissione paritetica per lasciarci alle spalle il momento politico che abbiamo vissuto e confrontaci seriamente sui veri dati”. Oi11682.NB/ET
Dibattito
Le conclusioni del presidente dell’Upi nazionale Giuseppe Castiglione