(Cittadino e Provincia) Perugia, 15 giugno ’13 - Il tentativo, per fortuna sventato, di far passare in Consiglio regionale, all’interno della votazione sui provvedimenti per la perequazione, un articolo che avrebbe consentito di sanare gli edifici conformi allo strumento urbanistico, costruiti prima della Legge sulla semplificazione varata nel 2011, ripropone, a mio giudizio, non solo una riflessione complessiva sul ruolo che si intende dare all’edilizia e al suo indotto nella nostra Regione, ma anche e soprattutto la necessità di avviare una ricognizione sulla Legge di semplificazione stessa, in virtù della quale vengono avviate a deposito sismico le pratiche inerenti la costruzione di edifici in classe d’uso II con cubatura inferiore a 500 mc e massimo 2 piani complessivi entro e fuori terra. Nel 2010 votammo tutti convintamente, in Consiglio provinciale, la proposta di semplificazione volta a sottrarre tale tipologia di edifici all’iter dell’autorizzazione, riportandolo viceversa sotto il regime del deposito sismico. Tuttavia, i cambiamenti nelle classificazioni delle zone sismiche, con il passaggio di alcuni Comuni nelle zone maggiormente sismiche (vedi Todi) impongono, a mio giudizio, un ripensamento, almeno per gli edifici più complessi e di grandi dimensioni. Noto con disappunto che la politica edilizia, anche nella nostra Regione, che pure ha evitato fino ad oggi gli scempi praticati in altri territori, viene vista più come un’occasione per la gestione del consenso, con annesse “marchette” a cementieri e palazzinari, invece che come grande occasione per la riqualificazione di edifici in abbandono, vecchi , da destinare ad edilizia abitativa, alleviando il disagio dovuto alla mancanza di alloggi , preservando al tempo stesso il territorio da ulteriori cementificazioni. Per quale motivo si continuano a concepire Piani regolatori e atti con indici di edificabilità esagerati, ingiustificati, invece di avviare una grande opera di recupero del patrimonio esistente? Per quale motivo si lavora per l’espansione di ulteriori centri commerciali quando l’andamento demografico è da tempo stagnante e la popolazione è sempre più povera per via delle dinamiche economiche presenti? Il voto in Regione sulla perequazione ha confermato l’esistenza di un approccio non certo corretto e progressista alla gestione delle tematiche urbanistiche e al bisogno di preservare il territorio da scempi. Uno strumento di per sé anche utile e virtuoso, quello perequativo, è stato incardinato in un testo finale confusionario, abborracciato, dispersivo, in cui c’è di tutto e di più. Se si risolvono alcune problematiche evidenziate anche dalla III Commissione da me presieduta , con tanto di documenti votati ( vedi il problema dei ricoveri per i cani, oltremodo sentito dal mondo venatorio, dagli amanti degli animali, dai tartufai, e già risolto dal punto di vista sanitario anche grazie all’impegno della Commissione da me presieduta ) si mescolano altre questioni che, per la loro delicatezza, avrebbero meritato provvedimenti ad hoc , specifici e discussi secondo il metodo della partecipazione . Esprimo a tal proposito preoccupazione per le future scelte che anche la Provincia dovrà prendere rispetto, per esempio, ai Piani regolatori di alcune importanti Città: si sarà in grado, dopo i mutamenti intervenuti nella legislazione regionale, di tenere la barra ferma contro progetti di espansione abnorme dell’edificato, di cementificazione (magari “ premiale “) del territorio? E’ presto per formulare giudizi definitivi: occorre studiare bene i testi freschi di approvazione, coglierne i risvolti complessi e magari pure variamente interpretabili (come sempre avviene in Italia), ma fin da ora si può dire che il Gruppo provinciale del PRC pone sul tavolo fin da ora due temi fondamentali per il governo della Provincia: attuare le strategie più efficaci e coerenti per salvaguardare il territorio e le politiche urbanistiche dalle pressioni speculative e distruttive delle lobbies; attuare una riflessione completa e approfondita sulla reale utilità di strumenti di semplificazione burocratica troppo estesi e controproducenti, che, non calibrati opportunamente rispetto al quadro delle zone sismiche della nostra Provincia, rischiano di premiare costruttori e cementieri e di penalizzare la sicurezza e l’incolumità dei cittadini.
GC13276.red
(Cittadino e Provincia) Perugia, 15 giugno ’13 - Il tentativo, per fortuna sventato, di far passare in Consiglio regionale, all’interno della votazione sui provvedimenti per la perequazione, un articolo che avrebbe consentito di sanare gli edifici conformi allo strumento urbanistico, costruiti prima della Legge sulla semplificazione varata nel 2011, ripropone, a mio giudizio, non solo una riflessione complessiva sul ruolo che si intende dare all’edilizia e al suo indotto nella nostra Regione, ma anche e soprattutto la necessità di avviare una ricognizione sulla Legge di semplificazione stessa, in virtù della quale vengono avviate a deposito sismico le pratiche inerenti la costruzione di edifici in classe d’uso II con cubatura inferiore a 500 mc e massimo 2 piani complessivi entro e fuori terra. Nel 2010 votammo tutti convintamente, in Consiglio provinciale, la proposta di semplificazione volta a sottrarre tale tipologia di edifici all’iter dell’autorizzazione, riportandolo viceversa sotto il regime del deposito sismico. Tuttavia, i cambiamenti nelle classificazioni delle zone sismiche, con il passaggio di alcuni Comuni nelle zone maggiormente sismiche (vedi Todi) impongono, a mio giudizio, un ripensamento, almeno per gli edifici più complessi e di grandi dimensioni. Noto con disappunto che la politica edilizia, anche nella nostra Regione, che pure ha evitato fino ad oggi gli scempi praticati in altri territori, viene vista più come un’occasione per la gestione del consenso, con annesse “marchette” a cementieri e palazzinari, invece che come grande occasione per la riqualificazione di edifici in abbandono, vecchi , da destinare ad edilizia abitativa, alleviando il disagio dovuto alla mancanza di alloggi , preservando al tempo stesso il territorio da ulteriori cementificazioni. Per quale motivo si continuano a concepire Piani regolatori e atti con indici di edificabilità esagerati, ingiustificati, invece di avviare una grande opera di recupero del patrimonio esistente? Per quale motivo si lavora per l’espansione di ulteriori centri commerciali quando l’andamento demografico è da tempo stagnante e la popolazione è sempre più povera per via delle dinamiche economiche presenti? Il voto in Regione sulla perequazione ha confermato l’esistenza di un approccio non certo corretto e progressista alla gestione delle tematiche urbanistiche e al bisogno di preservare il territorio da scempi. Uno strumento di per sé anche utile e virtuoso, quello perequativo, è stato incardinato in un testo finale confusionario, abborracciato, dispersivo, in cui c’è di tutto e di più. Se si risolvono alcune problematiche evidenziate anche dalla III Commissione da me presieduta , con tanto di documenti votati ( vedi il problema dei ricoveri per i cani, oltremodo sentito dal mondo venatorio, dagli amanti degli animali, dai tartufai, e già risolto dal punto di vista sanitario anche grazie all’impegno della Commissione da me presieduta ) si mescolano altre questioni che, per la loro delicatezza, avrebbero meritato provvedimenti ad hoc , specifici e discussi secondo il metodo della partecipazione . Esprimo a tal proposito preoccupazione per le future scelte che anche la Provincia dovrà prendere rispetto, per esempio, ai Piani regolatori di alcune importanti Città: si sarà in grado, dopo i mutamenti intervenuti nella legislazione regionale, di tenere la barra ferma contro progetti di espansione abnorme dell’edificato, di cementificazione (magari “ premiale “) del territorio? E’ presto per formulare giudizi definitivi: occorre studiare bene i testi freschi di approvazione, coglierne i risvolti complessi e magari pure variamente interpretabili (come sempre avviene in Italia), ma fin da ora si può dire che il Gruppo provinciale del PRC pone sul tavolo fin da ora due temi fondamentali per il governo della Provincia: attuare le strategie più efficaci e coerenti per salvaguardare il territorio e le politiche urbanistiche dalle pressioni speculative e distruttive delle lobbies; attuare una riflessione completa e approfondita sulla reale utilità di strumenti di semplificazione burocratica troppo estesi e controproducenti, che, non calibrati opportunamente rispetto al quadro delle zone sismiche della nostra Provincia, rischiano di premiare costruttori e cementieri e di penalizzare la sicurezza e l’incolumità dei cittadini.
GC13276.red