(Cittadino e Provincia, Olsztyn, 6 ottobre 2012) – “La nostra Provincia sia dal punto di vista economico che sociale, non sarebbe la stessa se non avesse investito nella cooperazione e poiché oggi il futuro dei nostri Paesi può avvenire solo attraverso l’Europa, la regione della Varmia-Masuria, nell’avviare con noi progetti di cooperazione e collaborazione internazionale, ha sicuramente individuato il modo migliore per realizzare insieme la nostra Europa”. Queste le parole pronunciate dal vice presidente della Provincia di Perugia Aviano Rossi a conclusione del suo intervento alla conferenza regionale dal titolo “La cooperazione tra enti locali e settore dell’economia sociale è un ponte allo sviluppo locale della qualità della vita” svoltasi nei giorni scorsi ad Elblag e organizzata dal Centro Regionale di Politiche sociali della regione polacca della Varmia-Masuria. Il meeting ha rappresentato uno degli appuntamenti della visita nella regione, da parte della delegazione italiana composta oltre dal vice presidente Rossi, anche dal direttore provinciale dell’Area Lavoro Scuola Formazione Scuola e Politiche Comunitarie e Culturali Adriano Bei e dal presidente di Federsolidairetà e vice presidente di Confcooperative Umbria Carlo Di Somma. Alla presenza dei massimi rappresentati della Regione polacca in ambito sociale, l’intervento del vice presidente Rossi, è stata l’occasione per spiegare, nel dettaglio, il funzionamento ed i settori d’intervento delle società cooperative italiane, le caratteristiche delle banche di credito cooperativo, delle cooperative di pescatori, edilizie e di consumatori. Una particolare attenzione è stata riservata a quelle sociali operanti nella Provincia di Perugia, nonché del ruolo ed il supporto fornito dagli enti locali. “Nel nostro territorio una parte della cooperazione è impegnata nell’erogazione di servizi in ambito socio-sanitario e in quello dell’educazione che costituiscono la parte più importante per le politiche di inclusione sociale – ha spiegato Rossi – lo sviluppo del modello di impresa cooperativa, in cui si coniugano le esigenze del bisogno di lavorare con quello di assistenza, ci permette di affrontare con ottimi risultati alcuni problemi emergenti della nostra società come ad esempio quello di una popolazione sempre più anziana, ma anche della disabilità. Le opportunità di lavoro offerte dal mondo della cooperazione ai soggetti svantaggiati, insieme agli altri interventi di inclusione sociale, ci hanno infatti permesso di ottenere uno dei migliori risultati a livello nazionale nel rapporto tra disabili occupati e popolazione, diventando nell’ultima rilevazione la terza provincia in Italia dopo Trento e Bolzano”. La relazione del vice presidente è stata affiancata da quella del presidente di Federsolidarietà Di Somma che ha fornito un quadro completo del ruolo della cooperazione sociale nel nostro Paese: in Italia ci sono 9mila imprese cooperative di cui il l’80% sono costituite da donne e 35mila da soggetti che non avrebbero avuto un’altra possibilità d’impiego; in totale, assistono 5 milioni di italiani generando un fatturato globale di 9 miliardi di euro.
Oi12599.MD
(Cittadino e Provincia, Olsztyn, 6 ottobre 2012) – “La nostra Provincia sia dal punto di vista economico che sociale, non sarebbe la stessa se non avesse investito nella cooperazione e poiché oggi il futuro dei nostri Paesi può avvenire solo attraverso l’Europa, la regione della Varmia-Masuria, nell’avviare con noi progetti di cooperazione e collaborazione internazionale, ha sicuramente individuato il modo migliore per realizzare insieme la nostra Europa”. Queste le parole pronunciate dal vice presidente della Provincia di Perugia Aviano Rossi a conclusione del suo intervento alla conferenza regionale dal titolo “La cooperazione tra enti locali e settore dell’economia sociale è un ponte allo sviluppo locale della qualità della vita” svoltasi nei giorni scorsi ad Elblag e organizzata dal Centro Regionale di Politiche sociali della regione polacca della Varmia-Masuria. Il meeting ha rappresentato uno degli appuntamenti della visita nella regione, da parte della delegazione italiana composta oltre dal vice presidente Rossi, anche dal direttore provinciale dell’Area Lavoro Scuola Formazione Scuola e Politiche Comunitarie e Culturali Adriano Bei e dal presidente di Federsolidairetà e vice presidente di Confcooperative Umbria Carlo Di Somma. Alla presenza dei massimi rappresentati della Regione polacca in ambito sociale, l’intervento del vice presidente Rossi, è stata l’occasione per spiegare, nel dettaglio, il funzionamento ed i settori d’intervento delle società cooperative italiane, le caratteristiche delle banche di credito cooperativo, delle cooperative di pescatori, edilizie e di consumatori. Una particolare attenzione è stata riservata a quelle sociali operanti nella Provincia di Perugia, nonché del ruolo ed il supporto fornito dagli enti locali. “Nel nostro territorio una parte della cooperazione è impegnata nell’erogazione di servizi in ambito socio-sanitario e in quello dell’educazione che costituiscono la parte più importante per le politiche di inclusione sociale – ha spiegato Rossi – lo sviluppo del modello di impresa cooperativa, in cui si coniugano le esigenze del bisogno di lavorare con quello di assistenza, ci permette di affrontare con ottimi risultati alcuni problemi emergenti della nostra società come ad esempio quello di una popolazione sempre più anziana, ma anche della disabilità. Le opportunità di lavoro offerte dal mondo della cooperazione ai soggetti svantaggiati, insieme agli altri interventi di inclusione sociale, ci hanno infatti permesso di ottenere uno dei migliori risultati a livello nazionale nel rapporto tra disabili occupati e popolazione, diventando nell’ultima rilevazione la terza provincia in Italia dopo Trento e Bolzano”. La relazione del vice presidente è stata affiancata da quella del presidente di Federsolidarietà Di Somma che ha fornito un quadro completo del ruolo della cooperazione sociale nel nostro Paese: in Italia ci sono 9mila imprese cooperative di cui il l’80% sono costituite da donne e 35mila da soggetti che non avrebbero avuto un’altra possibilità d’impiego; in totale, assistono 5 milioni di italiani generando un fatturato globale di 9 miliardi di euro.
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