'La ricerca storica ha avuto il merito di non far scendere il silenzio su questa vicenda'
(Cittadino e Provincia – Perugia, 22 giugno ’11) – “L'Umbria non è rimasta indenne dalle atrocità di cui si sono macchiate le truppe naziste durante l'epilogo della Seconda Guerra Mondiale perché a Gubbio, il 22 giugno 1944, è stata compiuta una strage di violenza inaudita e ispirata dalla palese gratuità di una “vendetta” da consumare a tutti i costi”. E’ l’affermazione del Presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi. “Come negli eccidi che si sono verificati in altre regioni dell'Italia Centrale – prosegue il Presidente - la sola colpa della popolazione di Gubbio è stata quella di manifestare in faccia all'invasore tedesco la propria spontanea umanità, la resistenza della propria anima accogliente e pacifica, la perseveranza di un carattere mite ma indomabile, pacato ma austero. Quello stesso “carattere” che ha consentito il miracolo di festeggiare i Ceri anche in piena guerra, di non arrendersi all'ineluttabilità delle bombe sulla città e degli uomini andati a combattere. L'azione militare dei Gap, che necessariamente tendeva a proteggere con le armi la sicurezza della gente di Gubbio, a vigilare e a proteggere donne e bambini, è stata ferocemente contrastata dalla barbara reazione di un esercito che avvertiva la fine sfavorevole della Guerra. Così, a un'azione militare non si è risposto con una sia pur condannabile azione militare, ma con la ritorsione vasta e particolarmente crudele sulla popolazione, sulla pacifica popolazione di Gubbio. Non sapremo mai fino in fondo quanto la colpa del tremendo atto del 22 giugno 1944 sia da imputare a tutti i soldati tedeschi presenti in città o se ricada su alcuni capi, sui perfidi e fanatici aguzzini che, a guerra finita, diventeranno i “meri esecutori di ordini impartiti da altri” che ancora oggi sopravvivono in Germania. Certo è che nessuno dei presenti di quel giorno ha mai potuto assolvere se stesso, capo o gregario che sia stato, di fronte al tribunale morale degli eugubini e degli umbri, di quelli che scamparono alla mattanza e di quelli che hanno lasciato eredi attoniti e increduli di fronte a un orrore indicibile”. “La ricerca storica – conclude il Presidente Guasticchi - ha avuto il merito di non far scendere il silenzio politico e giudiziario, culturale e morale sulla vicenda dei “40 martiri”, su quella strage che, a livello locale, nessuno in realtà ha mai dimenticato nonostante certe reticenze a livello nazionale. C'è stata, questa sì, la necessità di dimostrare, oltre i confini di Gubbio, su quali fondamenti poggiasse la richiesta di giustizia avanzata da Gubbio e dall'Umbria. E la Provincia di Perugia, ancora oggi, è pronta in ogni momento a riaffermare, accanto alla comunità eugubina, la testimonianza del proprio affetto più vivo per quel territorio e l'impegno per qualunque azione di rivendicazione della giustizia la verità storica ancora dovesse richiedere.
Oi11415.GC/PORT.GG
(Cittadino e Provincia – Perugia, 22 giugno ’11) – “L'Umbria non è rimasta indenne dalle atrocità di cui si sono macchiate le truppe naziste durante l'epilogo della Seconda Guerra Mondiale perché a Gubbio, il 22 giugno 1944, è stata compiuta una strage di violenza inaudita e ispirata dalla palese gratuità di una “vendetta” da consumare a tutti i costi”. E’ l’affermazione del Presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi. “Come negli eccidi che si sono verificati in altre regioni dell'Italia Centrale – prosegue il Presidente - la sola colpa della popolazione di Gubbio è stata quella di manifestare in faccia all'invasore tedesco la propria spontanea umanità, la resistenza della propria anima accogliente e pacifica, la perseveranza di un carattere mite ma indomabile, pacato ma austero. Quello stesso “carattere” che ha consentito il miracolo di festeggiare i Ceri anche in piena guerra, di non arrendersi all'ineluttabilità delle bombe sulla città e degli uomini andati a combattere. L'azione militare dei Gap, che necessariamente tendeva a proteggere con le armi la sicurezza della gente di Gubbio, a vigilare e a proteggere donne e bambini, è stata ferocemente contrastata dalla barbara reazione di un esercito che avvertiva la fine sfavorevole della Guerra. Così, a un'azione militare non si è risposto con una sia pur condannabile azione militare, ma con la ritorsione vasta e particolarmente crudele sulla popolazione, sulla pacifica popolazione di Gubbio. Non sapremo mai fino in fondo quanto la colpa del tremendo atto del 22 giugno 1944 sia da imputare a tutti i soldati tedeschi presenti in città o se ricada su alcuni capi, sui perfidi e fanatici aguzzini che, a guerra finita, diventeranno i “meri esecutori di ordini impartiti da altri” che ancora oggi sopravvivono in Germania. Certo è che nessuno dei presenti di quel giorno ha mai potuto assolvere se stesso, capo o gregario che sia stato, di fronte al tribunale morale degli eugubini e degli umbri, di quelli che scamparono alla mattanza e di quelli che hanno lasciato eredi attoniti e increduli di fronte a un orrore indicibile”. “La ricerca storica – conclude il Presidente Guasticchi - ha avuto il merito di non far scendere il silenzio politico e giudiziario, culturale e morale sulla vicenda dei “40 martiri”, su quella strage che, a livello locale, nessuno in realtà ha mai dimenticato nonostante certe reticenze a livello nazionale. C'è stata, questa sì, la necessità di dimostrare, oltre i confini di Gubbio, su quali fondamenti poggiasse la richiesta di giustizia avanzata da Gubbio e dall'Umbria. E la Provincia di Perugia, ancora oggi, è pronta in ogni momento a riaffermare, accanto alla comunità eugubina, la testimonianza del proprio affetto più vivo per quel territorio e l'impegno per qualunque azione di rivendicazione della giustizia la verità storica ancora dovesse richiedere.
Oi11415.GC/PORT.GG