Le parole di Guasticchi: "Il contributo che come Province vogliamo portare al dibattito parte dalla considerazione che con la CGIL FP abbiamo costruito in questi anni un percorso di collaborazione sia sul terreno delle riforme istituzionali sia sulla questione della riforma del lavoro pubblico..."
Le parole di Guasticchi: "Il contributo che come Province vogliamo portare al dibattito parte dalla considerazione che con la CGIL FP abbiamo costruito in questi anni un percorso di collaborazione sia sul terreno delle riforme istituzionali sia sulla questione della riforma del lavoro pubblico". "Siamo tutti consapevoli che, se l'Italia vuole fare riforme vere e sostenibili nel campo istituzionale e sociale, deve avviare un percorso condiviso con le istituzioni territoriali e con le parti sociali. Non si può procedere a strappi disconoscendo il legame stretto che c'è tra la questione democratica e la questione sociale. Le istituzioni della repubblica, i lavoratori pubblici in esse impiegati, non sono un peso da eliminare, ma una risorsa da valorizzare per rilanciare il Paese. Il sistema disegnato dall'articolo 16 del decreto 138/2011 sui piccoli Comuni e dall'articolo 23 del decreto Salva-Italia sulle Province è totalmente irrazionale, stravolge istituzioni essenziali per lo sviluppo del Paese e la forma di stato prevista dalla Costituzione, non rende efficace ed efficiente il sistema amministrativo nazionale". "Non è un caso che contro queste norme ci sono stati diversi ricorsi alla Corte costituzionale che dovranno essere discussi nel prossimo mese di novembre. Invece di semplificare l'amministrazione si soni creati conflitti istituzionali dai quali non sarà facile uscire. Con il trasferimento delle funzioni di area vasta ad altri livelli istituzionali, si rischia di provocare un macro-accentramento e un appesantimento organizzativo. Svuotando i piccoli comuni e eliminando una responsabilità democratica negli organi di governo della Provincia, si eliminano presidi essenziali per il territorio. Il Parlamento e il Governo devono ora superare l'impasse in cui si sono cacciati e dare una risposta chiara alle esigenze di riforma delle istituzioni territoriali che parta dalla chiara individuazione delle loro funzioni, avvii l'istituzione delle Città metropolitane, affronti la questione delle dimensioni adeguate delle Province per lo svolgimento delle funzioni di area vasta, riordini complessivamente l'amministrazione statale periferica e tutti quegli enti e organismi che svolgono impropriamente funzioni che la Costituzione assegna agli enti locali". "Occorre restituire "senso" al sistema istituzionale, modernizzando l'amministrazione pubblica e ridando forza alle autonomie locali, per liberare risorse che possano essere destinate al rilancio degli investimenti necessari allo sviluppo delle economie locali. Con il sindacato possiamo costruire un percorso unitario e condiviso nella consapevolezza che l'Italia è una repubblica democratica e pluralista (autonomista) e che essa è fondata sul lavoro"
Le parole di Guasticchi: "Il contributo che come Province vogliamo portare al dibattito parte dalla considerazione che con la CGIL FP abbiamo costruito in questi anni un percorso di collaborazione sia sul terreno delle riforme istituzionali sia sulla questione della riforma del lavoro pubblico". "Siamo tutti consapevoli che, se l'Italia vuole fare riforme vere e sostenibili nel campo istituzionale e sociale, deve avviare un percorso condiviso con le istituzioni territoriali e con le parti sociali. Non si può procedere a strappi disconoscendo il legame stretto che c'è tra la questione democratica e la questione sociale. Le istituzioni della repubblica, i lavoratori pubblici in esse impiegati, non sono un peso da eliminare, ma una risorsa da valorizzare per rilanciare il Paese. Il sistema disegnato dall'articolo 16 del decreto 138/2011 sui piccoli Comuni e dall'articolo 23 del decreto Salva-Italia sulle Province è totalmente irrazionale, stravolge istituzioni essenziali per lo sviluppo del Paese e la forma di stato prevista dalla Costituzione, non rende efficace ed efficiente il sistema amministrativo nazionale". "Non è un caso che contro queste norme ci sono stati diversi ricorsi alla Corte costituzionale che dovranno essere discussi nel prossimo mese di novembre. Invece di semplificare l'amministrazione si soni creati conflitti istituzionali dai quali non sarà facile uscire. Con il trasferimento delle funzioni di area vasta ad altri livelli istituzionali, si rischia di provocare un macro-accentramento e un appesantimento organizzativo. Svuotando i piccoli comuni e eliminando una responsabilità democratica negli organi di governo della Provincia, si eliminano presidi essenziali per il territorio. Il Parlamento e il Governo devono ora superare l'impasse in cui si sono cacciati e dare una risposta chiara alle esigenze di riforma delle istituzioni territoriali che parta dalla chiara individuazione delle loro funzioni, avvii l'istituzione delle Città metropolitane, affronti la questione delle dimensioni adeguate delle Province per lo svolgimento delle funzioni di area vasta, riordini complessivamente l'amministrazione statale periferica e tutti quegli enti e organismi che svolgono impropriamente funzioni che la Costituzione assegna agli enti locali". "Occorre restituire "senso" al sistema istituzionale, modernizzando l'amministrazione pubblica e ridando forza alle autonomie locali, per liberare risorse che possano essere destinate al rilancio degli investimenti necessari allo sviluppo delle economie locali. Con il sindacato possiamo costruire un percorso unitario e condiviso nella consapevolezza che l'Italia è una repubblica democratica e pluralista (autonomista) e che essa è fondata sul lavoro"