Consiglio Aperto - Guasticchi:"La Provincia di Perugia non ha mai mancato di ricordare i martiri delle foibe"
Il Presidente Guasticchi, nel corso del Consiglio provinciale aperto in ricordo delle vittime delle foibe, ha dichiarato: “L’esodo istriano, fiumano e dalmata seguito alla politica razziale della Jugoslavia alla fine del secondo conflitto mondiale continua a inquietare la coscienza nazionale per la tragicità degli eventi, per il silenzio dal quale è stato ricoperto per lunghi decenni, per il senso di sconfinato dolore che segna senza apparente remissione il ricordo di quella storia. La Provincia di Perugia, nella fase più recente della sua vita amministrativa, non ha mai mancato di soffermarsi intorno a quel ricordo in occasione della “Giornata” che la legge italiana ha voluto dedicare ai martiri delle foibe”. “Già due anni fa, nella Sala del Consiglio Provinciale, è stato proiettato il film “La città dolente”, documento eminente del 1949 nel quale il regista Mario Bonnard ha acceso una luce di enorme intensità sul buio che – come in una foiba perenne – rischiava proprio da allora, nel vivo della tragedia, di occultare non solo le testimonianze dirette, ma anche la stessa memoria del genocidio. Oggi va salutato con grande deferenza l’atto con cui, nella stessa Sala consiliare, si torna ad alimentare il ricordo e se ne traccia la dimensione storica affinché la coscienza dei giovani se ne possa riempire e la visione del mondo degli adulti non perda dal suo orizzonte pagine tanto violente della storia recente. L’Europa, che sembrava essersi lasciata alle spalle la guerra più distruttiva mai conosciuta, doveva ancora passare attraverso la vergogna e l’abominio delle foibe. L’Italia, che tanto aveva sofferto per l’unità nazionale e per la difficoltà di far valere confini certi, doveva ancora conoscere l’onta di tanti suoi figli vilipesi e dispersi, trucidati e fatti sparire con odio tuttora indescrivibile”. “Il futuro che il Paeseha saputo ricostruire davanti a sé nei decenni seguenti si deve anche, in parte certo non trascurabile, a quei martiri insepolti, a quelle famiglie tiranneggiate e violentate, a quell’esodo che, anziché disperdere un popolo, ha dato alla memoria delle sue radici una consistenza più forte che mai, un’evidenza più palpabile. Quella, appunto, che oggi mettiamo al centro delle nostre riflessioni e che viene narrata, resa epica quanto merita, eroica quanto autenticamente è stata. Un sacrificio senza clamori, come un pianto che si smorza dentro una cavità ma si trasforma in canto nella luce superiore del ricordo che oggi ci riscalda e ci orienta. Di fronte alla tragedia delle foibe non si può non trasformare in giuramento solenne l’impegno, che abbiamo tutti verso la storia, di impedire, per noi e per i nostri figli, il ripetersi di una barbarie tanto efferata e contraria a ogni principio di umana convivenza”.
Il Presidente Guasticchi, nel corso del Consiglio provinciale aperto in ricordo delle vittime delle foibe, ha dichiarato: “L’esodo istriano, fiumano e dalmata seguito alla politica razziale della Jugoslavia alla fine del secondo conflitto mondiale continua a inquietare la coscienza nazionale per la tragicità degli eventi, per il silenzio dal quale è stato ricoperto per lunghi decenni, per il senso di sconfinato dolore che segna senza apparente remissione il ricordo di quella storia. La Provincia di Perugia, nella fase più recente della sua vita amministrativa, non ha mai mancato di soffermarsi intorno a quel ricordo in occasione della “Giornata” che la legge italiana ha voluto dedicare ai martiri delle foibe”. “Già due anni fa, nella Sala del Consiglio Provinciale, è stato proiettato il film “La città dolente”, documento eminente del 1949 nel quale il regista Mario Bonnard ha acceso una luce di enorme intensità sul buio che – come in una foiba perenne – rischiava proprio da allora, nel vivo della tragedia, di occultare non solo le testimonianze dirette, ma anche la stessa memoria del genocidio. Oggi va salutato con grande deferenza l’atto con cui, nella stessa Sala consiliare, si torna ad alimentare il ricordo e se ne traccia la dimensione storica affinché la coscienza dei giovani se ne possa riempire e la visione del mondo degli adulti non perda dal suo orizzonte pagine tanto violente della storia recente. L’Europa, che sembrava essersi lasciata alle spalle la guerra più distruttiva mai conosciuta, doveva ancora passare attraverso la vergogna e l’abominio delle foibe. L’Italia, che tanto aveva sofferto per l’unità nazionale e per la difficoltà di far valere confini certi, doveva ancora conoscere l’onta di tanti suoi figli vilipesi e dispersi, trucidati e fatti sparire con odio tuttora indescrivibile”. “Il futuro che il Paeseha saputo ricostruire davanti a sé nei decenni seguenti si deve anche, in parte certo non trascurabile, a quei martiri insepolti, a quelle famiglie tiranneggiate e violentate, a quell’esodo che, anziché disperdere un popolo, ha dato alla memoria delle sue radici una consistenza più forte che mai, un’evidenza più palpabile. Quella, appunto, che oggi mettiamo al centro delle nostre riflessioni e che viene narrata, resa epica quanto merita, eroica quanto autenticamente è stata. Un sacrificio senza clamori, come un pianto che si smorza dentro una cavità ma si trasforma in canto nella luce superiore del ricordo che oggi ci riscalda e ci orienta. Di fronte alla tragedia delle foibe non si può non trasformare in giuramento solenne l’impegno, che abbiamo tutti verso la storia, di impedire, per noi e per i nostri figli, il ripetersi di una barbarie tanto efferata e contraria a ogni principio di umana convivenza”.