"2 giugno spartiacque del processo di crescita non solo della Nazione ma anche della sua societÃÂ italiana"
“Con la nascita della Repubblica, l'Italia ha compiuto un passo fondamentale nella sua storia perché ha trovato finalmente la forma dello Stato congeniale al suo sviluppo come Nazione in grado di lanciarsi e imporsi, in Europa e nel mondo. La scelta della Repubblica, sappiamo, è avvenuta su una base elettorale compiutamente democratica eppure ha registrato una notevole spaccatura nel corpo dei votanti. Ancora di più, dunque, partendo da questa constatazione, il 2 giugno rappresenta lo spartiacque del processo di crescita non solo della Nazione ma anche della sua società italiana. La società che usciva dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale era ancora, in gran parte, legata a una concezione dello Stato antiquata e, in ogni, caso, ampi strati della comunità nazionale faticavano a tirarsi fuori dal senso della barbarie che aveva insanguinato l'Italia per oltre vent'anni. Così, chi ha scelto subito la forma repubblicana ha potuto, lentamente, fare da elemento propulsore anche per quella gran parte di società italiana che riteneva, nel voto, di dare ancora credito alla monarchia che aveva realizzato l'Unità. Il risultato del referendum va, dunque, letto in forma dinamica. Al grande tributo che ancora oggi dobbiamo riservare all'atto fondatore della nostra forma di Stato dobbiamo effettivamente associare il riconoscimento di quell'avvio di tanti processi di crescita della società che hanno caratterizzato, pur nei momenti di crisi, i decenni successivi al 2 giugno 1946. Questo processo è ancora dinamico ai giorni nostri, anzi è proprio in questo momento della nostra storia che la lezione del referendum sta acquistando una spinta in più, si sta legando a un motivo in più di validazione nei sentimenti nazionali di ognuno di noi. Oggi, come il 2 giugno di sessantotto anni fa, l'azione politica e quella amministrativa hanno bisogno di credere in obiettivi molto netti e definiti, nella scelta secca fra la speranza in un ordine istituzionale riformato e proiettato in Europa e l'abbandono alla deriva della sfibrante negatività del populismo. La Repubblica italiana è, ogni giorno, da costruire sempre un po' di più, rimane un obiettivo da tornare a scegliere come se ancora non fosse stato scelto. In ciò risiedono, per ognuno di noi, la garanzia di stare dalla parte del progresso verso la democrazia compiuta e, insieme, il compito di orientare gli scettici e i delusi verso nuovi traguardi di maturità repubblicana”.
“Con la nascita della Repubblica, l'Italia ha compiuto un passo fondamentale nella sua storia perché ha trovato finalmente la forma dello Stato congeniale al suo sviluppo come Nazione in grado di lanciarsi e imporsi, in Europa e nel mondo. La scelta della Repubblica, sappiamo, è avvenuta su una base elettorale compiutamente democratica eppure ha registrato una notevole spaccatura nel corpo dei votanti. Ancora di più, dunque, partendo da questa constatazione, il 2 giugno rappresenta lo spartiacque del processo di crescita non solo della Nazione ma anche della sua società italiana. La società che usciva dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale era ancora, in gran parte, legata a una concezione dello Stato antiquata e, in ogni, caso, ampi strati della comunità nazionale faticavano a tirarsi fuori dal senso della barbarie che aveva insanguinato l'Italia per oltre vent'anni. Così, chi ha scelto subito la forma repubblicana ha potuto, lentamente, fare da elemento propulsore anche per quella gran parte di società italiana che riteneva, nel voto, di dare ancora credito alla monarchia che aveva realizzato l'Unità. Il risultato del referendum va, dunque, letto in forma dinamica. Al grande tributo che ancora oggi dobbiamo riservare all'atto fondatore della nostra forma di Stato dobbiamo effettivamente associare il riconoscimento di quell'avvio di tanti processi di crescita della società che hanno caratterizzato, pur nei momenti di crisi, i decenni successivi al 2 giugno 1946. Questo processo è ancora dinamico ai giorni nostri, anzi è proprio in questo momento della nostra storia che la lezione del referendum sta acquistando una spinta in più, si sta legando a un motivo in più di validazione nei sentimenti nazionali di ognuno di noi. Oggi, come il 2 giugno di sessantotto anni fa, l'azione politica e quella amministrativa hanno bisogno di credere in obiettivi molto netti e definiti, nella scelta secca fra la speranza in un ordine istituzionale riformato e proiettato in Europa e l'abbandono alla deriva della sfibrante negatività del populismo. La Repubblica italiana è, ogni giorno, da costruire sempre un po' di più, rimane un obiettivo da tornare a scegliere come se ancora non fosse stato scelto. In ciò risiedono, per ognuno di noi, la garanzia di stare dalla parte del progresso verso la democrazia compiuta e, insieme, il compito di orientare gli scettici e i delusi verso nuovi traguardi di maturità repubblicana”.