(Cittadino e Provincia – Perugia, 28 marzo 2025 – In una Sala dei Notari gremita di studenti ed insegnanti si è svolto giovedì pomeriggio l’incontro “Il valore della giustizia. L’impegno civile di Rosario Livatino” in occasione della presentazione del volume ”Un giusto chiamato Livatino”.
Un incontro a cui ha preso parte anche Don Luigi Ciotti, fondatore Gruppo Abele.
Presenti le massime autorità civili, religiose e militari della città, tra cui il vicepresidente Sandro Pasquali in rappresentanza della Provincia di Perugia.
L’autrice Barbara Baffetti ha presentato il romanzo spiegando come uno degli obiettivi principali è quello di restituire la vita di Livatino intrecciandola con le domande che arrivano dai ragazzi dalle quali emerge con forza “il silenzio di noi adulti che non sappiamo narrare la bellezza di un mondo sì complesso, ma che ha ancora tanto da dare, non sanno narrare la bellezza dei nostri giovani. E ancora il bisogno che c’è di narrare il limite nell’orizzonte della speranza come opportunità per i nostri ragazzi.”
Dell’attualità di Livatino ha parlato invece il giornalista Toni Mira mettendo in evidenza come abbia vissuto il suo territorio fino in fondo, scegliendo di non essere trasferito, avendone le possibilità essendo preparato e riconosciuto per la sua professionalità. Livatino ha anticipato il concetto di giustizia riparativa, occupandosi dei detenuti e delle loro famiglie senza che nessuno lo sapesse. La libertà era la cosa più importante e spesso si trovava a pregare sui cadaveri dei mafiosi che morivano in quegli anni. Aveva una forte componente umana che emerge anche dal libro.
Don Luigi Ciotti ha concluso il pomeriggio continuando a tratteggiare la figura di Rosario Livatino e con forza ha raccontato come l’incontro con i genitori dei Rosario ha cambiato la sua vita: come sicuramente è successo quando Papa Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi il 9 maggio 1993, aggrappato al Crocifisso, con commozione dopo l’incontro con il papà e la mamma del giudice disse con un grido: “Convertitevi!” rivolgendosi ai mafiosi. “Oggi è stato fatto molto contro la mafia grazie alle operazioni delle forze dell’ordine ma non dobbiamo dimenticare che l’ultima mafia è sempre la penultima perché nel codice genetico dei mafiosi è un imperativo, rigenerarsi. Qualche giorno fa a Palermo è stata fatta una grande operazione ma non si possono non notare due elementi: molti fra coloro che sono stati arrestati hanno fatto già vita in carcere e la cosa sconcertante è che tra essi ci fossero molti giovani che vengono reclutati.”
La figura del "giudice ragazzino", che aveva sul comodino Vangelo e Costituzione italiana, ormai beato, è emersa come un esempio di giustizia, di diritto, di misericordia e di verità. Un giudice che condannava senza scrupoli inutili i colpevoli ma che pagava di tasca propria il cibo alle famiglie dei carcerati che non avevano disponibilità economiche.
Don Ciotti ha ribadito la centralità della lotta a tutte le mafie, con la determinazione e la carità a tutta prova del Vangelo. Un momento di alta civiltà e alta spiritualità, il che non è una contraddizione.
L’evento è stato organizzato dalle Edizioni Frate Indovino, Libera, Caritas Diocesi di Perugia - Città della Pieve, Libreria delle Volte e con il patrocinio del Comune di Perugia.
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