Porzi, "Obiettivo, diffondere la cultura della legalità nelle scuole"
(Cittadino e Provincia – Perugia, 10 gennaio 2010) – Prosegue l’impegno della Provincia di Perugia per affermare nelle scuole la legalità insieme ad alcune Province siciliane come Catania, Palermo e Ragusa. In questi giorni l’assessore provinciale alle Attività Culturali di Perugia, Donatella Porzi si è recata nuovamente in Sicilia in quanto sta portando avanti un progetto denominato: “Lo Stato siamo noi - La legalità per il bene di tutti”. Si tratta di un’idea che, dopo la definizione teorica va definendo pragmaticamente i propri tasselli. Sotto quest’aspetto bisogna allora guardare alla prima fase dell’iniziativa che sta coinvolgendo ed ha coinvolto alcune province della regione Sicilia (Catania-Palermo), e in quest'occasione quella di Ragusa, con cui è stata già stipulata una convenzione. L'assessore Porzi è stata ricevuta dal presidente della Provincia di Ragusa Giovanni Francesco Antoci, ed ha partecipato, all’interno della manifestazione Chocobarocco 2010, al convegno nel Palazzo della Cultura, per condividere il progetto con i 14 istituti scolastici del territorio che hanno aderito al protocollo, promosso dall’associazione “Ingegni e Cultura Modica” nella persona del presidente Mario Incatasciato, patrocinato dai Comuni di Modica, dalle Province di Ragusa, Palermo e Perugia. L’Assessore Porzi ha illustrato le caratteristiche del progetto e le finalità pedagogiche di cui è portatore, mentre il vice presidente della Provincia regionale di Palermo Pietro Alongi, l’assessore alla legalità della Provincia di Ragusa, Giampiccolo e lo storico e giornalista Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato, hanno parlato dei problemi che la Sicilia porta con sé per il peso di un’illegalità diffusa a macchia d’olio sul territorio. Il convegno, che lascia in eredità una mostra di Gaetano Porcasi, non è che il primo passo di una iniziativa che vede impegnate più realtà regionali, che nel tempo potranno comunicare tra loro attraverso il web, soprattutto con i social network, per rispondere con la sfida di una modernità ben intesa alla funzione retriva e reazionaria della illegalità, non solo mafiosa.
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(Cittadino e Provincia – Perugia, 10 gennaio 2010) – Prosegue l’impegno della Provincia di Perugia per affermare nelle scuole la legalità insieme ad alcune Province siciliane come Catania, Palermo e Ragusa. In questi giorni l’assessore provinciale alle Attività Culturali di Perugia, Donatella Porzi si è recata nuovamente in Sicilia in quanto sta portando avanti un progetto denominato: “Lo Stato siamo noi - La legalità per il bene di tutti”. Si tratta di un’idea che, dopo la definizione teorica va definendo pragmaticamente i propri tasselli. Sotto quest’aspetto bisogna allora guardare alla prima fase dell’iniziativa che sta coinvolgendo ed ha coinvolto alcune province della regione Sicilia (Catania-Palermo), e in quest'occasione quella di Ragusa, con cui è stata già stipulata una convenzione. L'assessore Porzi è stata ricevuta dal presidente della Provincia di Ragusa Giovanni Francesco Antoci, ed ha partecipato, all’interno della manifestazione Chocobarocco 2010, al convegno nel Palazzo della Cultura, per condividere il progetto con i 14 istituti scolastici del territorio che hanno aderito al protocollo, promosso dall’associazione “Ingegni e Cultura Modica” nella persona del presidente Mario Incatasciato, patrocinato dai Comuni di Modica, dalle Province di Ragusa, Palermo e Perugia. L’Assessore Porzi ha illustrato le caratteristiche del progetto e le finalità pedagogiche di cui è portatore, mentre il vice presidente della Provincia regionale di Palermo Pietro Alongi, l’assessore alla legalità della Provincia di Ragusa, Giampiccolo e lo storico e giornalista Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato, hanno parlato dei problemi che la Sicilia porta con sé per il peso di un’illegalità diffusa a macchia d’olio sul territorio. Il convegno, che lascia in eredità una mostra di Gaetano Porcasi, non è che il primo passo di una iniziativa che vede impegnate più realtà regionali, che nel tempo potranno comunicare tra loro attraverso il web, soprattutto con i social network, per rispondere con la sfida di una modernità ben intesa alla funzione retriva e reazionaria della illegalità, non solo mafiosa.
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