Suggestive interviste ad alcuni over 80 tra ricordi personali e storia del paese
(Cittadino e Provincia) 1 marzo ‘23 - Al via il primo step della ricerca: “Abitare i margini, oggi. Etnografie di paesi in Italia”, nell’ambito del progetto PRIN (Progetto di Rilevante Interesse Nazionale 2020) dell’Università degli Studi di Perugia – Facoltà di Lettere e Dipartimento di Antropologiache ha selezionato anche Monte Castello di Vibio tra i borghi di interesse. La ricerca che durerà un anno riporterà alla luce storia e tradizioni locali e cambiamenti sociali, che i ricercatori raccoglieranno dalla voce dei diretti interessati. Così nei giorni scorsi la Sala
Consiliare ha ospitato i primi testimoni (Over 80 solo sulla carta e neanche tanto) che
hanno desiderato raccontare il loro vissuto, lasciandosi andare anche a ricordi personali
toccanti ed esilaranti.
Con registratore e taccuino in mano i ricercatori Massimiliano Minelli e Elisa Rondini,
hanno ascoltato volentieri i racconti da cui è uscito uno spaccato di vita sociale davvero
interessante. C’è chi ha dovuto lasciare il paese per cercare lavoro sentendo tutta la
nostalgia per le proprie radici lasciate, chi ha dovuto abbandonare sogni per mancanza di
possibilità o imposizioni familiari, chi ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale in paese e
chi nelle campagne con l’arrivo dei tedeschi e poi degli americani (presso il Teatro della
Concordia quasi ogni sera venivano organizzati dei piccoli spettacoli per rallegrare i
soldati), chi ha fatto un lunghissimo viaggio a Todi per fare il viaggio di nozze e chi si è
spinto a Firenze e perfino sulla Costiera Amalfitana, con pochi soldi in tasca e tanta voglia
di fare esperienze.
Non poteva mancare il ricordo alla nevicata del ‘56 quando da Doglio scendeva un solo
trattore per fare rifornimento di viveri e medicine per gli abitanti della frazione, erano in
pochi quelli che avevano i mezzi che si dovevano prenotare per tempo, ci si doveva
organizzare per fare più commissioni in una sola giornata in modo da non sostenere altri
costi.
C’era tanta povertà ma si era solidali gli uni con gli altri. Nelle famiglie, sempre molto
numerose, convivevano più o meno pacificamente due o tre generazioni e l’istruzione (non
tutti arrivavano alla quinta elementare, per lo più ci si fermava alla terza) offriva poche
possibilità poiché chi intendeva proseguire gli studi era costretto ad andare a piedi a Todi
che non era proprio dietro l’angolo, magari utilizzando qualche scorciatoia per le strade di
campagna).
Dalla campagna ci si spostava per andare in paese per assistere alle funzioni religiose, in
occasione delle feste paesane dove tutta la comunità si ritrovava o per fare qualche
servizio. Ci si divertiva con poco ma ogni occasione era buona: oltre che nei casolari di
campagna ed in paese, il luogo più vicino per ballare era a Montemolino (le scarpe buone
si portavano al collo per non consumarle).
I punti di riferimento erano il Parroco, il Sindaco, il Dottore, il Farmacista, il Maestro e i
tanti esercizi commerciali, alcuni ancora attivi.
Nel corso delle testimonianze ha tenuto banco il racconto della vita dei campi, dal sistema
della mezzadria al lavoro che non mancava mai (anzi era anche troppo) che cominciava
all’alba e finiva con l’accenno dell’Ave Maria del Campanile alle 18,00, le serate trascorse
a “Veglia” e gli appuntamenti canonici legati al raccolto. Si andava “a servizio” anche fuori
paese e si imparava sin da piccoli.
Da questa ricerca uscirà fuori la vita di
un paese che ripartendo dalle proprie radici sarà ancora in grado di adeguarsi ai tempi
moderni, per essere sempre più cittadini del mondo, pur sempre rimanendo: “il piccolo
mondo antico”.
Montecastellodivibio23001.red
(Cittadino e Provincia) 1 marzo ‘23 - Al via il primo step della ricerca: “Abitare i margini, oggi. Etnografie di paesi in Italia”, nell’ambito del progetto PRIN (Progetto di Rilevante Interesse Nazionale 2020) dell’Università degli Studi di Perugia – Facoltà di Lettere e Dipartimento di Antropologiache ha selezionato anche Monte Castello di Vibio tra i borghi di interesse. La ricerca che durerà un anno riporterà alla luce storia e tradizioni locali e cambiamenti sociali, che i ricercatori raccoglieranno dalla voce dei diretti interessati. Così nei giorni scorsi la Sala
Consiliare ha ospitato i primi testimoni (Over 80 solo sulla carta e neanche tanto) che
hanno desiderato raccontare il loro vissuto, lasciandosi andare anche a ricordi personali
toccanti ed esilaranti.
Con registratore e taccuino in mano i ricercatori Massimiliano Minelli e Elisa Rondini,
hanno ascoltato volentieri i racconti da cui è uscito uno spaccato di vita sociale davvero
interessante. C’è chi ha dovuto lasciare il paese per cercare lavoro sentendo tutta la
nostalgia per le proprie radici lasciate, chi ha dovuto abbandonare sogni per mancanza di
possibilità o imposizioni familiari, chi ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale in paese e
chi nelle campagne con l’arrivo dei tedeschi e poi degli americani (presso il Teatro della
Concordia quasi ogni sera venivano organizzati dei piccoli spettacoli per rallegrare i
soldati), chi ha fatto un lunghissimo viaggio a Todi per fare il viaggio di nozze e chi si è
spinto a Firenze e perfino sulla Costiera Amalfitana, con pochi soldi in tasca e tanta voglia
di fare esperienze.
Non poteva mancare il ricordo alla nevicata del ‘56 quando da Doglio scendeva un solo
trattore per fare rifornimento di viveri e medicine per gli abitanti della frazione, erano in
pochi quelli che avevano i mezzi che si dovevano prenotare per tempo, ci si doveva
organizzare per fare più commissioni in una sola giornata in modo da non sostenere altri
costi.
C’era tanta povertà ma si era solidali gli uni con gli altri. Nelle famiglie, sempre molto
numerose, convivevano più o meno pacificamente due o tre generazioni e l’istruzione (non
tutti arrivavano alla quinta elementare, per lo più ci si fermava alla terza) offriva poche
possibilità poiché chi intendeva proseguire gli studi era costretto ad andare a piedi a Todi
che non era proprio dietro l’angolo, magari utilizzando qualche scorciatoia per le strade di
campagna).
Dalla campagna ci si spostava per andare in paese per assistere alle funzioni religiose, in
occasione delle feste paesane dove tutta la comunità si ritrovava o per fare qualche
servizio. Ci si divertiva con poco ma ogni occasione era buona: oltre che nei casolari di
campagna ed in paese, il luogo più vicino per ballare era a Montemolino (le scarpe buone
si portavano al collo per non consumarle).
I punti di riferimento erano il Parroco, il Sindaco, il Dottore, il Farmacista, il Maestro e i
tanti esercizi commerciali, alcuni ancora attivi.
Nel corso delle testimonianze ha tenuto banco il racconto della vita dei campi, dal sistema
della mezzadria al lavoro che non mancava mai (anzi era anche troppo) che cominciava
all’alba e finiva con l’accenno dell’Ave Maria del Campanile alle 18,00, le serate trascorse
a “Veglia” e gli appuntamenti canonici legati al raccolto. Si andava “a servizio” anche fuori
paese e si imparava sin da piccoli.
Da questa ricerca uscirà fuori la vita di
un paese che ripartendo dalle proprie radici sarà ancora in grado di adeguarsi ai tempi
moderni, per essere sempre più cittadini del mondo, pur sempre rimanendo: “il piccolo
mondo antico”.
Montecastellodivibio23001.red