Alla presenza del Sindaco di Pietralunga Mirko Ceci, del Presidente Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi e del Presidente Anpi Umbria e primo Comandante Brigata San Faustino Mario Bonfigli ha avuto luogo stamani a Pietralunga la manifestazione in ricordo del 65° anniversario della Liberazione d'Italia
(Cittadino e Provincia – Pietralunga, 8 maggio ’10) – Alla presenza del Sindaco di Pietralunga Mirko Ceci, del Presidente Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi e del Presidente Anpi Umbria e primo Comandante Brigata San Faustino Mario Bonfigli ha avuto luogo a Pietralunga la manifestazione in ricordo del 65° anniversario della Liberazione d’Italia, iniziativa promossa e organizzata dal Comune di Pietralunga, in collaborazione con la Provincia di Perugia e l’Anpi regionale. “Il 65° anniversario della liberazione di Pietralunga – sono le parole del Presidente Guasticchi - è caduto un anno fa, quasi con un intero anno di anticipo sulla Liberazione nazionale, nell'ambito delle cui celebrazioni oggi siamo qui riuniti. Oggi, però, in particolare la ricorrenza concentra l'attenzione, il pensiero e il rispetto su una delle pagine più dolorose della comunità locale: il rastrellamento e la fucilazione dei sette ragazzi, avvenuto l'indomani di quella fiammata di libertà che era culminata nella celebrazione della festa del 1° maggio. Il drammatico evento, replicatosi un giorno dopo a Città di Castello con l'uccisione di Venanzio Gabriotti, avrebbe dato nuove energie alla comunità locale per liberarsi definitivamente della guerra nazi-fascista: in meno di tre mesi di scontri e azioni militari, con sacrificio anche di civili, l'obiettivo sarebbe stato raggiunto il 29 luglio. Protagonista assoluta delle vicende ricordate la Brigata Proletaria d'urto San Faustino che incarna davanti ai nostri occhi, dopo tanti anni, lo scenario umbro per eccellenza della libertà. Fatta di giovanissimi, coraggiosi ragazzi che avevano in Mario Bonfigli il loro primo comandante, la Brigata, che operò in condizioni precarie, difficili, con pochi mezzi e ancor meno risorse, riuscì a far valere al massimo i valori culturali profondi, radicati nell'animo popolare di questa terra: l'abnegazione, il senso del sacrificio, la forza dei legami familiari, l'appartenenza a una terra di confine, nella quale gli scambi con i confinanti stabiliscono rapporti duraturi nel tempo e nella mentalità. L'Appennino umbro-marchigiano, al cui centro sta Pietralunga, favorisce gli scambi non attraverso autostrade, ma per mezzo dei suoi valichi, dei suoi colli, del suo ricchissimo patrimonio naturale e ambientale che ha costituito il percorso nel quale s'è fatto strada, per opera dei ragazzi della San Faustino, il bene più grande: la libertà. Sembra impossibile che una conquista tanto incommensurabile sia potuta uscire dai contrafforti di una natura così appartata e impervia come quella del nostro Appennino. Il miracolo l'hanno fatto quei giovani di 65 o 66 anni fa, che pur nella quotidianità di una lotta sulle pendici dell'Appennino umbro-marchigiano, hanno sentito di dovere e potere dare un valore universale ai gesti, militari e organizzativi, che compivano a sacrificio della loro stessa vita. Tornando qui, oggi, sentiamo intatto il senso della liberazione. La maturazione di tanti giovani e meno giovani umbri è avvenuta proprio in questa terra di confine sopra Pietralunga, irradiandosi dalla località di San Faustino. Oggi, dunque, tutta la Provincia di Perugia e la Regione dell'Umbria si stringono intorno al quadrilatero compreso tra Città di Castello, Umbertide, Gubbio e Apecchio perché è in quest'area che la scintilla di San Faustino ha generato il fuoco più forte”.
“Noi – ha affermato il Sindaco di Pietralunga Mirko Ceci - vogliamo ricordare per sempre ciò che è avvenuto sessantacinque anni fa, il 25 aprile 1945, e non incorrere piu’ negli errori del passato. In questi ultimi anni abbiamo assistito a tentativi di mascherare e confondere il valore della resistenza. Noi diciamo apertamente, e lo faremo fino in fondo, che non possono essere accettati compromessi su una questione così fondamentale per la storia italiana e per la sua repubblica. Non è possibile confondere ed equiparare chi è caduto per la libertà, chi si è armato a costo della propria vita contro le truppe di occupazione naziste tedesche e contro i fiancheggiatori fascisti della repubblica sociale italiana, con coloro che hanno rappresentato ed appoggiato la tirannia, la dittatura, l’oppressione dei diritti. E’ stata la Resistenza, la grande base della Repubblica Italiana. E’ stata la Resistenza il Valore della Democrazia e della Libertà di cui noi oggi godiamo. E’ stata la Resistenza partigiana antifascista, a riscattare l’onore e le dignità del nostro Paese aprendo una nuova e più proficua era di Pace e di Sviluppo. Dalla resistenza nacque la nostra Costituzione, la carta dei diritti e dei doveri dell’Italia Repubblicana, condivisa da tutte le forze politiche del tempo, essa rappresenta l’eredità più grande lasciata dalla resistenza all’Italia democratica. La resistenza è pietra miliare della nostra costituzione. Pietralunga come tanti Paesi e città d’Italia ha pagato il suo prezzo di sangue, devastazioni, orrore. La storia di Pietralunga va ricordata perché ci è stato chiesto dai Partigiani e abbiamo l’obbligo di consegnarla alle future generazioni. Il Comune di Pietralunga, unico Comune dell’Umbria decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, per unanime volontà di partigiani e istituzioni è stato ritenuto simbolo regionale della Resistenza. La Regione dell’Umbria e tutte le altre istituzioni hanno sostenuto la realizzazione del Monumento. Non ci sono parole per descrivere il valore della libertà. Sta a noi conservarlo, ripudiare ogni forma di violenza, di guerra, di odio. Oggi noi ricordiamo la Liberazione d’Italia, ma dobbiamo considerare questo giorno come la sintesi della pace, contro ogni forma di violenza, di guerra e di terrorismo. Ricordiamo quando Radio America diede la notizia la mondo intero che questo piccolo paese, Pietralunga, era stato per lunghi mesi la capitale di una zona Libera, affrancata ad opera dei Partigiani, dall’oppressione nemica. Da lì ebbe il suo glorioso epilogo la libertà, conquistata con la cosciente e serena lotta dai Pietralunghesi e dal popolo italiano. Lo ricordiamo insieme ai ragazzi della scuola di Pietralunga, che sono la nostra speranza futura. I giovani sono i garanti della nostra democrazia. Loro, tramite la conoscenza della storia, devono impedire che quello che si è verificato nel ventennio fascista si ripeta in futuro. Lo ricordiamo insieme alle autorità, che sono la nostra sicurezza ed il nostro governo. Lo ricordiamo insieme ai partigiani che ci hanno garantito i valori della democrazia e della libertà, insieme a coloro che non possono purtroppo essere qui con noi, ma è come se lo fossero: chi è morto combattendo per la resistenza, chi è morto da civile per le rappresaglie e la guerra, chi nel corso di questi sessanta anni ci ha lasciato. Li ricordiamo insieme a tutte le donne e bambini del 1943-1945 che pur non combattendo direttamente, hanno dato un contributo fondamentale per la vittoria della resistenza. Vorrei ricordare le donne e gli uomini della resistenza che non sono più tra noi ma che sono stati simbolo della resistenza a Pietralunga: la Sergia e la Mirka di valdescura, Livio Dalla Ragione e Don Marino Ceccarelli. Noi oggi, dopo 65 anni, siamo qui a ricordare, affinché il futuro sia ancora libertà e democrazia”.
Oi10196.GC/PORT.GG
(Cittadino e Provincia – Pietralunga, 8 maggio ’10) – Alla presenza del Sindaco di Pietralunga Mirko Ceci, del Presidente Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi e del Presidente Anpi Umbria e primo Comandante Brigata San Faustino Mario Bonfigli ha avuto luogo a Pietralunga la manifestazione in ricordo del 65° anniversario della Liberazione d’Italia, iniziativa promossa e organizzata dal Comune di Pietralunga, in collaborazione con la Provincia di Perugia e l’Anpi regionale. “Il 65° anniversario della liberazione di Pietralunga – sono le parole del Presidente Guasticchi - è caduto un anno fa, quasi con un intero anno di anticipo sulla Liberazione nazionale, nell'ambito delle cui celebrazioni oggi siamo qui riuniti. Oggi, però, in particolare la ricorrenza concentra l'attenzione, il pensiero e il rispetto su una delle pagine più dolorose della comunità locale: il rastrellamento e la fucilazione dei sette ragazzi, avvenuto l'indomani di quella fiammata di libertà che era culminata nella celebrazione della festa del 1° maggio. Il drammatico evento, replicatosi un giorno dopo a Città di Castello con l'uccisione di Venanzio Gabriotti, avrebbe dato nuove energie alla comunità locale per liberarsi definitivamente della guerra nazi-fascista: in meno di tre mesi di scontri e azioni militari, con sacrificio anche di civili, l'obiettivo sarebbe stato raggiunto il 29 luglio. Protagonista assoluta delle vicende ricordate la Brigata Proletaria d'urto San Faustino che incarna davanti ai nostri occhi, dopo tanti anni, lo scenario umbro per eccellenza della libertà. Fatta di giovanissimi, coraggiosi ragazzi che avevano in Mario Bonfigli il loro primo comandante, la Brigata, che operò in condizioni precarie, difficili, con pochi mezzi e ancor meno risorse, riuscì a far valere al massimo i valori culturali profondi, radicati nell'animo popolare di questa terra: l'abnegazione, il senso del sacrificio, la forza dei legami familiari, l'appartenenza a una terra di confine, nella quale gli scambi con i confinanti stabiliscono rapporti duraturi nel tempo e nella mentalità. L'Appennino umbro-marchigiano, al cui centro sta Pietralunga, favorisce gli scambi non attraverso autostrade, ma per mezzo dei suoi valichi, dei suoi colli, del suo ricchissimo patrimonio naturale e ambientale che ha costituito il percorso nel quale s'è fatto strada, per opera dei ragazzi della San Faustino, il bene più grande: la libertà. Sembra impossibile che una conquista tanto incommensurabile sia potuta uscire dai contrafforti di una natura così appartata e impervia come quella del nostro Appennino. Il miracolo l'hanno fatto quei giovani di 65 o 66 anni fa, che pur nella quotidianità di una lotta sulle pendici dell'Appennino umbro-marchigiano, hanno sentito di dovere e potere dare un valore universale ai gesti, militari e organizzativi, che compivano a sacrificio della loro stessa vita. Tornando qui, oggi, sentiamo intatto il senso della liberazione. La maturazione di tanti giovani e meno giovani umbri è avvenuta proprio in questa terra di confine sopra Pietralunga, irradiandosi dalla località di San Faustino. Oggi, dunque, tutta la Provincia di Perugia e la Regione dell'Umbria si stringono intorno al quadrilatero compreso tra Città di Castello, Umbertide, Gubbio e Apecchio perché è in quest'area che la scintilla di San Faustino ha generato il fuoco più forte”.
“Noi – ha affermato il Sindaco di Pietralunga Mirko Ceci - vogliamo ricordare per sempre ciò che è avvenuto sessantacinque anni fa, il 25 aprile 1945, e non incorrere piu’ negli errori del passato. In questi ultimi anni abbiamo assistito a tentativi di mascherare e confondere il valore della resistenza. Noi diciamo apertamente, e lo faremo fino in fondo, che non possono essere accettati compromessi su una questione così fondamentale per la storia italiana e per la sua repubblica. Non è possibile confondere ed equiparare chi è caduto per la libertà, chi si è armato a costo della propria vita contro le truppe di occupazione naziste tedesche e contro i fiancheggiatori fascisti della repubblica sociale italiana, con coloro che hanno rappresentato ed appoggiato la tirannia, la dittatura, l’oppressione dei diritti. E’ stata la Resistenza, la grande base della Repubblica Italiana. E’ stata la Resistenza il Valore della Democrazia e della Libertà di cui noi oggi godiamo. E’ stata la Resistenza partigiana antifascista, a riscattare l’onore e le dignità del nostro Paese aprendo una nuova e più proficua era di Pace e di Sviluppo. Dalla resistenza nacque la nostra Costituzione, la carta dei diritti e dei doveri dell’Italia Repubblicana, condivisa da tutte le forze politiche del tempo, essa rappresenta l’eredità più grande lasciata dalla resistenza all’Italia democratica. La resistenza è pietra miliare della nostra costituzione. Pietralunga come tanti Paesi e città d’Italia ha pagato il suo prezzo di sangue, devastazioni, orrore. La storia di Pietralunga va ricordata perché ci è stato chiesto dai Partigiani e abbiamo l’obbligo di consegnarla alle future generazioni. Il Comune di Pietralunga, unico Comune dell’Umbria decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, per unanime volontà di partigiani e istituzioni è stato ritenuto simbolo regionale della Resistenza. La Regione dell’Umbria e tutte le altre istituzioni hanno sostenuto la realizzazione del Monumento. Non ci sono parole per descrivere il valore della libertà. Sta a noi conservarlo, ripudiare ogni forma di violenza, di guerra, di odio. Oggi noi ricordiamo la Liberazione d’Italia, ma dobbiamo considerare questo giorno come la sintesi della pace, contro ogni forma di violenza, di guerra e di terrorismo. Ricordiamo quando Radio America diede la notizia la mondo intero che questo piccolo paese, Pietralunga, era stato per lunghi mesi la capitale di una zona Libera, affrancata ad opera dei Partigiani, dall’oppressione nemica. Da lì ebbe il suo glorioso epilogo la libertà, conquistata con la cosciente e serena lotta dai Pietralunghesi e dal popolo italiano. Lo ricordiamo insieme ai ragazzi della scuola di Pietralunga, che sono la nostra speranza futura. I giovani sono i garanti della nostra democrazia. Loro, tramite la conoscenza della storia, devono impedire che quello che si è verificato nel ventennio fascista si ripeta in futuro. Lo ricordiamo insieme alle autorità, che sono la nostra sicurezza ed il nostro governo. Lo ricordiamo insieme ai partigiani che ci hanno garantito i valori della democrazia e della libertà, insieme a coloro che non possono purtroppo essere qui con noi, ma è come se lo fossero: chi è morto combattendo per la resistenza, chi è morto da civile per le rappresaglie e la guerra, chi nel corso di questi sessanta anni ci ha lasciato. Li ricordiamo insieme a tutte le donne e bambini del 1943-1945 che pur non combattendo direttamente, hanno dato un contributo fondamentale per la vittoria della resistenza. Vorrei ricordare le donne e gli uomini della resistenza che non sono più tra noi ma che sono stati simbolo della resistenza a Pietralunga: la Sergia e la Mirka di valdescura, Livio Dalla Ragione e Don Marino Ceccarelli. Noi oggi, dopo 65 anni, siamo qui a ricordare, affinché il futuro sia ancora libertà e democrazia”.
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